北京人 Běijīng rén

Racconti di viaggi in giro per la Cina (e il mondo) di uno che è rimasto a Pechino troppo tempo…

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Viaggio Cina-Italia via terra, IRAN: Yazd














troppe foto? …..per Yazd ne valeva la pena 🙂
Sette gennaio duemilatredici: duemilatredici….mi verrebbe da dire “si è fatto tardi….” (tipo questo: azz, s'e fatt' tard'… , nice video): quando arriva un nuovo anno (e ultimamente più del solito) ho sempre l’impressione che “s’è fatto tardi”. Non pensavo che un giorno sarei veramente arrivato alla veneranda età di biiip e 4 mesi…invece, non so come, ma è accaduto: azz!! s’è fatto tardi!
In tutti i modi, oggi è il 7 gennaio del porco dio 2013 e anche se so che è stupido scandire il tempo con delle scadenze convenzionali (perchè il nuovo debba arrivare il 1 gennaio e non il 24 agosto me lo sono sempre chiesto), a ogni scoccare di un nuovo anno non posso fare a meno di pensare che il tempo a volte possa essere davvero vertiginoso.
Sono in ufficio, a Pechino, circodato da idioti la cui unica aspirazione sembra essere comprarsi qualcosa su Taobao(l’Ebay cinese) o qualche nuovo modello di telefonino: vabbè, in effetti 9/10 della popolazione mondiale è così (tralasciamo disamine sociologiche-di reddito). Il mio lavoro è una noia mortale e per di più oggi non c’è niente da fare.
In tutti i modi, a fine ottobre del 2011 passavo per Yazd…dove mi ospita il mitico Balal (il suo nome su Couchsurfing è proprio “mitico Balal” o qualcosa del genere)…il mitico e buon Balallo lavora in un ostello nella parte antica della cittadina di Yazd(nella parte nuova non c’è un cazzo da vedere e giustamente non ci sono ostelli).
Appena arrivo, nel tardo pomeriggio, seguo le sue indicazioni per arrivare al posto dove lavora: è un bell’ostello, con un grande cortile coperto tutto circondato da baldacchini ricoperti di tappeti e cuscini dove la gente si può sedere a parlare, fumare il narghilè, stare su internet col portatile, leggere un libro, etcetera etcetera…Balal è una sorta di leggenda di Couchsurfing (ha ospitato 300 persone, poco più di me, ma anche io sono una leggenda ahah), un tipo davvero pariante (“pariante”? sì) col quale la sera, finito di lavorare, ci ritiriamo a casa sua arrivandoci, miracolosamente, incolumi: ‘sto tipo ha uno stile di guida diciamo esuberante e ogni accellerata, sorpasso a destra e frenata è un mezzo infarto. Casa sua è nella parte moderna di Yazd e in pratica abita in una specie di “caverna”: cioè una stanza che ha la forma di una caverna, un seminterrato che sta sotto alla casa dove abita la madre. Il mitico fuma il narghilè senza soluzione di continuità, ha una ragazza bionda occidentale(che al momento non c’era) e ospita centinaia di persone nella caverna (:D). La prima foto in questo post raffigura una parete della sua caverna (eeeeeh….).
La mattina dopo, esco quando esce lui e vado in giro per Yazd: solito bazar, moschea(comunuque molto bella) ma…ma Yazd è una città unica e ciò che la rende unica è il centro antico con la sua architettura fatta di vicoletti, a volte strettissimi, archi, torri del vento, qanat: le torri del vento sono in pratica gli antenati dell’aria condizionata (si possono vedere nella seconda, nella quinta e nella sesta foto di questo post) e il loro funzionamento in pratica si basa su una scambio d’aria fra l’estiva aria torrida dell’esterno e l’aria all’interno delle abitazioni alla quale è frapposta una canalizzazione di acqua fredda che raffredda l’aria esterna prima che giunga nella casa(per capirne meglio il funzionamento cercatevele su Google); i qanat già li avevo visti in Cina, nella provincia del Xinjiang, a Turpan (qui: https://www.beijingren.biz/?p=191 ).
Yazd è anche il principale centro iraniano dello religione zoroastriana: visito il tempio zoroastriano col suo fuoco sacro perennemente acceso…e le “torri del silenzio”, due torri che si ergono su una pianura spoglia e desertica e che costituivano un tempo la naturale destinazione dei morti: secondo lo zoroastrismo i cadaveri contaminano la terra e quindi venivano esposti sulla torre del silenzio dove venivano divorati dagli avvoltoi…le torri al tramonto avevano un aspetto spettacolare e inquietante al tempo stesso. Ora pare che la situazione sia stata trovata seppellendo i cadaveri in bare di acciaio inossidabile (così la terra non viene più contaminata).
Poi ritorno all’ostello del mitico balallo e dopo vado con lui e un altro tipo olandese a casa del mitico a bere(ordinando alcohol di contrabbando ovviamente visto che è vietato) e fumare un mega narghilè.
salute.
next stop: Isfahan.


Altre mie foto di Yazd a questo link:

https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/FewOfYazdIRANQualcunaDiYAZD

Viaggio Cina-Italia via terra, IRAN: Shiraz (e Persepoli)

tappe del viaggio:
https://www.beijingren.biz/?p=240








Oggi è lunedì. 10 dicembre 2012. Intorno a fine ottobre dell’anno scorso (2011), passavo per Shiraz:
http://goo.gl/maps/L8X6y
Ci arrivo da Kerman, come al solito tramite uno dei soliti autobus economici e incredibilmente “lussuosi” se paragonati a quello che costano: mi pare l’equivalente di 5 euro per più di 500 kilometri(ma essendo passato più di un anno, potrei sbagliarmi).
Per andare dalla stazione degli autobus a casa del mio host(tramite couchsurfing) prendo un taxi che mi costa quanto l’autobus da Kerman. Il tipo abita in una zona residenziale non lontana dal centro di Shiraz. Quando arrivo si sta esercitando a suonare col resto della sua band (hanno chitarre, batteria, amplificatori e altri strumenti in una stanza vicino al soggiorno). A me tocca il divano in un angolo del soggiorno, abbastanza comodo del resto. Il giorno dopo un amico del tipo che mi ospita mi porta un po’ in giro per Shiraz: andiamo a visitare la Arg-E Karim Khan (la cittadella di Karim Khan): grandi torrette (una “pendente”) e alte mura di cinta a delimitarne i confini con l’esterno, enorme fontana, enorme specchio d’acqua che ne copre tutta la lunghezza, e in fondo un colonnato di legno e vetrate colorate. Poi andiamo a visitare un bazaar, il Shamshirgarha bazaar: alte volte di pietra, atmosfera più o meno interessante e un cazzo da comprare (per me almeno :D). Poi andiamo a mangiare il solito kebab (che in Iran è una specie di salsiccia) con riso e due pomodori interi. Sembra che in Iran i ristoranti non vendano altro: kebab, kebab e ancora kebab; oltre ovviamente alle innumerevoli “pizzerie”-“hamburgherie” che vendono disgustosi derivati di pizze e altri prodotti definibili da fast food: la maggior parte di questi posti sono dei negozietti(e ce ne sono ovunque, in ogni angolo nelle città iraniane) ma alcune di queste pizzerie hanno anche un aria più “chic” e la pretesa di servire “vera pizza” che in realtà di vero ha solo la forma rotonda che fa da complemento a un sapore terribile che la gente contribuisce a peggiorare innaffiando la pizza di ketchup (!!) e mayonnaise(!!); andiamo anche in una di queste pizzerie di Shiraz più “di classe” (con il mio ospitante couchsurfer e suoi amici): io prendo un hamburgher gigante che in effetti non è male(ed e’ davvero ENORME!), e come contorno il solito dur (mi pare si scriva così): una yogurt salato che a me piace alquanto. In Iran la stretta di mano in pubblico tra persone di sesso diverso non sarebbe permessa, ma le amiche del mio host non si fanno problemi. Poi andiamo a mangiare una specie di gelato in una coppa/piattino tipico di Shiraz, solo che ora il nome mi sfugge….e poi il tipo ospitante mi porta in un posto dove c’è una vista pazzesca della città (p.s. Lui è il mio ospitante: http://www.couchsurfing.org/people/lim_p/ )
Il giorno dopo vado a Persepoli con il tour organizzato da un agenzia di viaggi: pago 20-25 dollari(mi pare…non so perchè ma si paga in dollari americani) e un sarchiapone iraniano(che sarebbe la guida) ci accompagna insieme all’autista sotto il sole a picco delle rovine della città di Persepoli: non mi pare sia rimasto molto dell’antica e gloriosa Persepoli, anche se gli archeologi proseguono imperterriti l’opera di ricostruzione e restauro; all’ingresso delle rovine della città ci sono i due celeberrimi leoni a cui durante qualche invasione straniera sono stati cancellati gli occhi; lungo le mura sono raffigurati popoli in visita al sovrano ognuno coi propri doni; andiamo anche a visitare la tomba di qualche imperatore persiano, come una specie di armadio incassato nella roccia. Su alcune mura di Persepoli, città la cui costruzione risale a 2400 anni fa, ci sono alcuni “graffiti”, le firme di alcuni visitatori che se lasciate oggigiorno sarebbero definibili “vandalismo” ma essendo di 100 o anche 200 anni fa sono divenute parte del monumento.
Shiraz è il centro della cultura iraniana e c’è tanto da visitare: Aramgah-E Shah-E Cheragh (il Mausoleo del re della luce) per esempio o uno dei tanti bellissimi giardini (ad esempio gli “Eram garden“).
La sera andiamo a un meeting di Couchsurfing presso la tomba del poeta Hafez: il monumento comprendente la tomba del poeta e’ una sorta di giardino; la gente usa far visita ad Hafez e porta con se un piccolo libretto con le poesie del poeta: ne apre una pagina a caso e dopo aver letto i versi di quella pagina ne deduce “consigli” o una previsione per il futuro. Ci sono 20-30 persone al meeting, tutti Iraniani il cui scopo principale sembra sia quello di voler ottenere un visto Schengen per viaggiare in Europa, nessuno straniero o viaggiatore oltre me, molto divertOnte , ma per lo meno c’e’ una bella atmosfera nei giardini del poeta.

P.S.
(si vede che non ho voglia di scrivere di cose avvenute 12-14 mesi fa?)

My Pictures (110 pictures) of Shiraz and Persepolis, here:
https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/IRANShirazPersepolis
mie foto di Shiraz e persepoli qui porco diiioooooooo……

Viaggio Cina – Italia via terra: Kerman, Iran

NAPULITAN'





Oggi è il 4 novembre 2012, è passato circa un anno da quando sono passato da Kerman (Iran).
Sono a Pechino, fuori dalla finestra nevica, la temperatura è intorno agli zero gradi (tra i 17 e i 20 in casa).

L’inverno sta veramente arrivando, ma la temperatura esterna scenderà di altri 10 gradi entro un mese e allora sì che la stagione morta potrà dirsi tra noi. Affrontare un altro inverno a Pechino, con temperature perennemente sotto lo zero anche di parecchi gradi, non mi entusiasma molto in effetti ma al momento non vedo altre soluzioni e l’ignavia (condita da un po’ di accidia) fa si che resti (probabilmente) per un altro inverno a Pechino (alleluja).

Un anno fa (intorno al 20 ottobre 2011) ero a Kerman (IRAN). Ero arrivato a Kerman di sera tardi. Il pullman sul quale ho viaggiato, un pullman turistico nuovissimo, coi sedili ancora incellophanati e con le solite hostess che portano snack e bevande gratuite durante il tragitto, ha attraversato il deserto tra Zahedan e Kerman, chilometri e chilometri di sabbia…e finamente, verso le 10-11 di sera è giunto a destinazione. L’autista e l’assistente insistono per farmi scendere dal pullman vicino ad un hotel che conoscono loro, ma dopo miei reiterati rifiuti, capiscono che si devono squagliare dai coglioni.
Allora scendo da qualche parte e prendo un taxi per un hotel economico preso dalla mia Lonely Planet(che si chiama Omid Inn) in una zona centrale della città, ma una volta arrivato vedo che l’hotel ha insegne solo in farsi (niente inglese o caratteri latini) ed è in una zona diversa da dove dovrei andare. Allora esco dalla stradina dove sono e nella piazza principale prendo un taxi che mi chiede 30000 rial (3000 toman* ) per portarmi nella stessa stradina dove ero arrivato prima (30 metri più in là!!), ma che figlio di puttana. Ovviamente lo rido in faccia e mi rifiuto di pagarlo. Gli faccio vedere che sulla Lonely Planet che ho io (del 2009 mi pare) l’hotel dovrebbe essere da un altra parte e di portarmi a quell’indirizzo: il soggetto in questione continua a dirmi cose a me incomprensibili in una lingua e me ignota. Mi porta all’indirizzo della lonely planet e continua a dire (o ad urlare): “Karàb! ….Karàb…. Karàb!!” …quello che io vedo fuori dal finestrino è un muro con una specie di cancello sbarrato (dietro al quale forse c’è un cantiere). Comunque a quanto pare lì l’hotel non ci sta e io dico “compa’ vafancul’, scendo qua…” (e faccio per scendere) ma quello insiste per riportarmi dove ero prima (all’hotel dove ero arrivato in precedenza, con l’insegna senza caratteri in inglese): arrivato qua prendo lo zaino e non gli do’ un cazzo di soldi (o forse solo 10000 rial, 60 centesimi di euro) ma quello mi segue fino alla reception dell’hotel e continua a farmi capire che vuole 30000 rial (o forse addirittura 50000, non ricordo). Io faccio finta di niente, prendo le chiavi della mia camera e lascio il tassinaro imbroglione là. si fottesse huahahahah….poi ho scoperto che karàb significa “distrutto”, ehmmmm fascinating… 😀
L’hotel costa 150000 rial(circa 9-10 euro) per una stanza doppia (stanza a due letti).
Per maggiori informazioni sugli Hotel (economici) o ostelli in Iran, vedere questo mio post qui:
http://www.lonelyplanet.com/thorntree/thread.jspa?threadID=2127520
Il giorno dopo vado in giro per Kerman…c’era un bel bazàr, coperto, con arcate in pietra: in parte chiuso da ambo i lati, in parte con un colonnato aperto su un grande cortile: c’era un parte del bazàr in cui vendevano un po’ di tutto e un altra parte dove gli oggetti in vendita erano divisi per genere: c’era ad esempio la parte del rame dove tra le altre cose c’erano enormi pentoloni di questo materiale….e attraversando il cortile che si apriva in un punto del bazar c’era un bel Hammàm (un bagno turco, l’Hammam e Ganjali khan) del 1600 che ora è solo un monumento: tante vasche di varie dimensioni, arcate, archi, gradini,tappeti posti dove sedersi a chiacchierare…doveva essere stato un posto al quanto piacevole e rilassante. Nell’hammam c’è anche quella che nella traduzione inglese è chiamata timestone (“pietra del tempo”) ed è una porta che invece dello spazio dove entrare ha una grande pietra dalla quale filtra il sole e grazie alla quale è possibile sapere grosso modo che ora della giornata è: oggigiorno è piuttosto opaca, non è più come un tempo. In un altra parte del cortile dove sta l’Hammam(il bagno turco) c’è un piccola moschea, carina, dall’aria accogliente. Nel pomeriggio vado a vedere una grande moschea, la più grande della città: la moschea Jame con le sue bellissime pareti decorate a tonalità di blù e bianco e quella particolare conformazione degli archi delle porte che mi ricordano un nido d’ape (e di cui però mi sfugge il nome tecnico). Sarei voluto andare al Sanati Museum Of Contemporary Art e al museo della guerra tra Iran e Iraq ma sono entrambi chiusi. Peccato….un museo di arte moderna in Iran sarebbe stato alquanto interessante.
Il giorno dopo prendo un pullman direzione Shiraz 570km attraverso un deserto di sabbia e sterpaglia.

*toman , piccola nota: la valuta ufficiale dell’Iran è il rial ma la gente quando parla dei prezzi si esprime sempre in tomàn che è 10 volte in meno del rial : per esempio diecimila rial , sono mille tomàn . Ma le banconote sono esattamente le stesse (e il valore sulle banconote ovviamente è in rial), però la gente le chiama tomàn e ci toglie uno zero. Perchè ? bho.

Mie foto di Kerman, qui:
https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/IRANZahedanKerman

Ecchice di nuovo qui. Sospendo per un attimo la narrazione del viaggio Pechino-Sud Italia via terra (avvenuto ormai un anno fa).
E’ il 28 settembre e sono a Kunming, nello Yunnan: La provincia più a sud della Cina insieme al Guangdong e al Guangxi. Sono a casa di N. , mio amico ameriGano-Běijīng-rénnnese (pechinese) che a febbraio del 2011 si è trasferito nel freddo della capitale cinese dalla fascinating Las Vegas, Nevada, United States. Ora da un annetto vive a Kunming,Yunnan,China (http://goo.gl/maps/JSfrL) con la ragazza e i due gatti: Catbus(:D) e Charlie.
Durante la (ormai) passata estate ho pensato spesso di lasciare pechino e trasferirmi qui, nel relax ozioso dello Yunnan, lontano dallo stress, dal caos e dell’inquinamento di Pechino. E….I’ll do it….appena magari la vita pechinese di lavoro-casa-stress mi diventerà ancora un po’ più insopportabile.
Comunque, in attesa di fare ciò mi sono preso due settimane di vacanze, di tregua dal lavoro-da-scimmia-in-ufficio, che sommate alla settimana di vacanze per la festa nazionale cinese(1-7 ottobre) fanno 3 belle settimane lontane dal grigiore e dallo scoglionamento di un lavoro avanti a un monitor.
Settimane che fino all’ultimo non so come spendere. Quello che so di certo, è che non starò in ufficio. Fino a prima dell’inizio delle mie settimane di vacanza sto ospitando a casa S. , un Couchsurfer tedesco.
Lui sta viaggiando dall’Europa via terra ed è arrivato a Pechino attraverso le ex repubbliche sovietiche. La sua prossima tappa è Xi’An: decido di partire con lui.
Mi faccio le mie eccitantissime 12 ore Pechino-Xi’An su un bellissimo sedile duro (equivalente della seconda classe) e alla 4 e mezza di mattina arrivo a Xi’An.
Che del resto è la solita informe, triste, caotica, metropoli cinese senz’anima. La cosa triste(e risaputa) è che Xi’An (come il resto della Cina) ha una storia di migliaia di anni: una storia distrutta per far posto a palazzoni moderni orrendi e a quartieri commerciali disumani. La cosa ancora più incomprensibile (e disgustosa) è che in questa città come in altre città cinesi l’antico viene distrutto e ricostruito in stile Disney, finto e senza significato. Xi’An però ha una bella e vivace parte musulmana con tantissimi ristorantini, luci, genti e colori che sembrano avere un autenticità che nel resto della città è ormai definitivamente scomparso. La moschea è anche piacevole col suo stile totalmente cinese (a parte i tappeti da preghiera nella sala in fondo al complesso). La torre del tamburo e la terra dell’orologio(in mezzo a un super-caotico incrocio nel mezzo della città) invece non hanno più alcun senso.
Ovviamente rivisito (dopo la prima volta del 2004) i guerrieri di terracotta e la sensazione che mi lasciano è la stessa di allora: “150 yuan(20 euro) per vedere qualche decina di mamuozzi di terra” ; in pratica, scusate l’ignoranza archeologica, ma a me di sti cosi di terracotta famosi in tutto il mondo non mi frega assolutamente niente, non esercitano alcun fascino su di me. Per non parlare poi della speculazione di far pagare l’ingresso 20 euro e dell’enorme business che ‘sti cosi di terracotta generano.
Una delle sere passate a Xi’An io e S.,il couchsurfer che ospitavo a casa a Pechino, siamo andati a un meeting couchsurfing: cena in un ristorantino nel quartiere musulmano e poi alla ricerca di un bar il cui è accesso alla strada dove si trova è sbarrato da un ENORME cantiere per la costruzione di qualche enorme complesso Disney-style finto-cinese. Giriamo per qualche decina di minuti e poi alla fine finiamo per avere un party in una fontana circolare(vuota) e comprare birre a 3 yuan (mezzo euro) nel chiosco affianco alla fontana: 20 persone che bevono, parlano e fanno bagordi fino a tarda ora in una fontana, scena interessante. Poi torniamo in ostello.
Dopo 2-3 giorni a Xi’An ci dirigiamo a Chengdu, capitale della provincia del Sichuan, famosa per il cibo piccantissimo, la riserva naturale dei panda(che in realtà vivono per la maggior parte in gabbie) e la vicina cittadina di Leshan dove c’è il Buddha più grande del mondo (alto 72 metri). Io ci sono già stato nel 2009, quindi Buddha e panda me li evito. A Chengdu ci ospita M., una tipa cinese(contattata tramite couchsurfing), con la quale avevo già scambiato qualche messaggio l’anno scorso perchè stavamo viaggiando nelle stesse zone(Pakistan, Iran…). La tipa è una freak coi fiocchi: “scrittrice”, dall’umore che passa dal depresso(quando non è ubriaca) all’euforico(quando è ubriaca) e inizia a cantare roba punk o musica tradizionale cinese(a seconda della situazione). Una tipa sicuramente interessante, di cui approfondire la conoscenza. Anche se al momento dell’incontro, dopo 1 o 2 giorni che sto a casa sua, il suo comportamento mi scazza al quanto. Andiamo insieme in un bar reggae, a una festa sul terrazzo di una sua amica, e a mangiare schifezze arrostite (spiedini) per strada. Passiamo delle ore (a tratti) molto piacevoli, a tratti molto deprimenti(per me). Con un’altra tipa conosciuta su Couchsurfing andiamo anche in giro per Chengdu: per esempio al Parco Renmin (Renmin Gongyuan in cinese) dove ci sono centinaia di persone (gente comune, gente del popolo), che balla, traccia caratteri cinesi in stile “calligrafico” sul pavimento con enormi pennelli intinti nell’acqua, attraversa il lago del parco in barca, gioca a carte, porta a spasso il cane o semplicemente passeggia: è molto animato e piacevole. Dopo andiamo nella solita parte finto-antica della città in stile Disney: disgustorama.
La prossima destinazione è Chongqing che raggiungo grazie al nuovo treno super-veloce che parte dalla nuova stazione super-moderna-efficiente-che-sembra-un-aereoporto di Chengdu: sole 2 ore di viaggio invece delle 5-6 ore che ci mette il treno “normale”. A Chongqing mi ospita N., una tipa che lavora in un azienda che si occupa di operazioni finanziarie: la tipa abita da sola in un appartamento in un condominio dall’aria costosa nel centro di Chongqing, dietro uno stadio. Ha un enorme cane bianco super-affettuoso e appena arrivo offre a me e a un altro couchsurfer che sta ospitando il celebberrimo hot pot di Chongqing: questo piatto pare sia stato inventato proprio qui. Chonqqing è, diciamo, una sorta di San Francisco in salsa cinese, con tutte le sue salite e discese attraverso le colline sulle quali è adagiata la città: le somiglianze con San Francisco però purtroppo si fermano qui. Il fratello della mia ospitante è super gentile e il giorno dopo mi porta a comprare il biglietto per Kunming, mia prossima tappa, e poi a fare colazione con dei super-gustosi noodles molto spessi e larghi che non ho mai visto prima: il tempo però è inclemente piove quasi tutto il tempo. Andiamo a Chaotianmen: il punto in cui il fiume Jialing e il fiume Yangtze si incontrano. C’è una nebbia pazzesca e pioviggina, quindi non si vede un granchè, ma POTREBBE essere spettacolare 🙂
Poi andiamo a mangiare a Gongyadong(洪崖洞): una serie di ristoranti scavati su una parete di roccia; fino a non molti anni fa su questa parete di roccia ci abitava gente, ora è la solita Disneyland ricostruita a scopo commerciale: nonostante ciò è una struttura senz’altro originale.
Poi andiamo a Ciqikou (磁器口), la parte antica, ricostruita, della città: tanti caffè, negozietti vari…tutti a uso turistico: tranne nella parte superiore della città dove ci vive ancora gente per cazzi suoi in case non ricostruite. Facciamo qualche foto sulle rive dello Yangtze.
Il giorno dopo visita a un complesso sulle montagne, in messo alla natura: è un complesso commemorativo delle vittime (comuniste) del kuomingtang(partito nazionalista) durante gli anni ’30-’40 del 1900: a parte la propaganda che trabocca da ogni didascalia è una visita piacevole e respirare un po’ di aria pura in mezzo alla natura è un ottima cosa 🙂
Poi,dopo un paio di giorni a Chonqing, prendo il treno per Kunming (25 ore e 42 minuti + 1 ora di ritardo): alleluja (almeno ho la cuccetta).
E ora sono qui a Kunming, città dove ho studiato cinese per un paio di mesi nell’estate 2006. il mio amico Las Veghiano (se po di’ “lasveghiano”?) mi ospita: it’s a very niiiice tiiiime nella rilassata Kunming che seppure 10-15 anni fa era tutta un altra storia, nonostante il massiccio, remodeling è ancora un posto molto piacevole.
next stop: Shangrila (香格里拉)
Poi ritorno a Kunming e treno di 48 ore (48 ore in treno porco dio!!) fino a Pechino.

Mie foto di Xi’An, Chengdu, Chongqing:
https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/XiAnChengduChongqingSeptember2012

Mie foto di Kunming e Shangrila:
https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/KunmingShangrila

Viaggio Cina – Italia via terra: passare il confine tra PAKISTAN e IRAN

il cambiamonete a Quetta,Pakistan. La foto non e’ molto chiara ma quelli sono fasci di banconote messi “a spirarale” sul bancone in mezzo alla strada(!).

confine tra Pakistan e Iran


l’hotel presso il Bazar Rasooli a Zahedan,Iran :un hotel chiamato Harmond o qualcosa del genere, con l’insegna esterna solo in Farsi.

Questo e’ un post che avevo originariamente messo sul forum della Lonely Planet. Lo traduco e lo ripropongo qui:
Passare il confine tra Pakistan e Iran via terra e’ un vero incubo…o comunque un viaggio davvero tremendo….tremendo per la presenza della polizia lungo tutto il tragitto dal confine iraniano fino a Zahedan(in Iran).
La durata totale del viaggio(dalla stazione degli autobus di Multan, Pakistan all’hotel a Zahedan,Iran) e’ stata di 41 ore(quindi quasi due giorni interi).
L’autobus per Quetta ha lasciato l’autostazione di Multan alle 23.30 del 18 Ottobre(2011). Sarebbe dovuto partire alle 22.30 ma ha ritardato di un’ora. Io ero alla stazione degli autobus gia’ dalle 21.30. E’ arrivato a Quetta nel pomeriggio del giorno dopo intorno alle 14.00 (quindi 14,5 ore + 1 ora di ritardo = 15,5 ore).

Era un normale bus locale, decisamente affollato. Appena arrivato a Quetta, sono andato alla biglietteria per comprare un biglietto per Taftan, la cittadina al confine Pakistano(in realta’ mi sarei voluto fermare a Quetta per un paio di giorni ma parecchia gente mi ha consigliato di non farlo per questioni di “sicurezza”): comunque il tipo allo sportello della biglietteria mi ha detto che c’era un bus per Taftan(da Quetta) alla stazione degli autobus dove ero arrivato e che partiva ogni giorno alle 16.00 (prezzo: 1000 rupie pakistane) ma che non lo avrei potuto prendere perche’, mi ha detto, non e’ un bus per stranieri e che sarei dovuto andare in un altra autostazione in “double road” (qualcosa del genere) e prendere l’autobus della compagnia “New Khan” da Quetta a Taftan.

Quindi ho cambiato le rupie pakistane in rial iraniani a Quetta e sono andato presso quest’altra stazione dei pullman. Il pullman per Taftan di questa compagnia chiamata “New Khan”(prezzo: 1200 rupie), e’ partito alle 17.00 da Quetta ed e’ arrivato a Taftan alle 4.15 (si, le 4.15 di mattina!)….circa 11 ore…Quindi ho aspettato in un ristorante a Taftan dalle 4.15 alle 7.30 gia’ stanco da morire dopo (in totale) 35 ore di viaggio da Multan(Pakistan).
Alle 7.30 sono andato al confine Pakistano che ha aperto alle 8.00, mi hanno timbrato il passaporto e sono andato ad aspettare presso la parte iraniana del confine che ha aperto alle 9.00(fuso orario pakistano). Hanno semplicemente aperto alle 9.00, ma hanno iniziato a controllare i passaporti alle 9.50(!!), lentissimi e pigri. Quando e’ arrivato il mio turno, mi hanno controllato il passaporto, e poi mi hanno detto che ho bisogno di una scorta (“an escort”) altrimenti non avrei potuto lasciare la dogana iraniana a Mirjaveh (Taftan dalla parte iraniana si chiama Mirjaveh); quindi mi hanno fatto sedere e ho aspettato 1 ora(!!) per questa “scorta”….anyway dopo circa 1 ora un soldato(!!) (o un poliziotto, non lo so) e’ arrivato. Sono andato fuori con questo tipo (che era “for my safety”) per prendere un qualche mezzo di trasporto per andare a Zahedan (circa 80km da Mirjaveh, dove si trova il confine iraniano) dove avevo deciso di riposarmi per 1 giorno dopo piu’ di 40 ore di viaggio senza praticamente dormire (a parte poche pessime ore di sonno nel pullman). Ma quando sono uscito dalla dogana iraniana ho realizzato che non avrei potuto prendere un mezzo di trasporto pubblico(perche’ ero con la guardia…!) ma avrei dovuto prendere un taxi(che in ogni caso era condiviso con altre 2 persone!!) e nonostante il prezzo fosse 60.000 rial, ho dovuto pagare 200.000 rial (duecentomila rial, piu’ di 3 volte piu’ del normale!!) perche’ “you are with a guard and plus we have to stop 4 times and lose a lot of time” ….ho provato a contrattare per diversi minuti (forse 10?) ma il tassinaro di merda non ha voluto farmi pagare meno di quello. Ero veramente incazzato(e molto molto stanco) ma in ogni modo ho pagato. La prima di queste 4 volte che mi sono dovuto fermare lungo la strada dal confine a Zahedan e’ stato solo per mostrare il mio passaporto a un poliziotto a un posto di blocco, 10 secondi, e sono partito di nuovo….la seconda volta che mi sono fermato ho dovuto cambiare il poliziotto di scorta con un altro poliziotto “escort” (non so perche’!!) e ho dovuto aspettare 20 minuti…la terza volta che mi sono fermato era presso una specie di “chiosco della polizia” sul bordo della strada: qui ho aspettato 1 ora e l’autista del taxi se n’e’ andato (il figlio di puttana che si era preso 200.000 rial per un taxi condiviso!!). Dopo un ora di attesa, fuori da questa sora di kiosko della polizia, tre poliziotti (uno di loro con un fucile) sono arrivati in una macchina della polizia e mi hanno portato presso una stazione di polizia a Zahedan dove ho ancora aspettato un ulteriore ora e mezza(!!): ho provato a chiedere quale fosse il problema, cosa ci facessi li’ e perche’ stessi aspettando cosi’ a lungo ma nessuno dei poliziotti sembrava potesse parlare una singola parola di inglese.
Ho provato a chiedere se potessi andare a cercarmi un hotel per fatti miei e PERCHE’ dovevo andare all’hotel con loro ma nessuna risposta mi e’ stata data (ma so che e’ perche’ “la zona e’ pericolosa, turisti sono stati rapiti da trafficanti di droga…” e bla bla…)
Comunque dopo quasi 2 ore di attesa nella stazione della polizia (e 1 ora per la scorta al confine, e venti minuti la prima volta che mi hanno fatto fermare, e 1 ora al “chiosco della polizia” sul bordo della strada) finalmente mi hanno portato in un hotel ma era troppo caro(223000 rial) e quindi ho chiesto di nadare presso un hotel indicato nella Lonely Planet: Hotel Momtzahirmand. Dopo un po’ che ero nell’hotel troppo caro una donna e’ venuta e ha tradotto in inglese quello che volevo dire agli sbirri.
Quindi finalmente, dopo 4 ore di attesa in posti diversi (piu’ il tempo del viaggio dal confine a Zahedan) mi hanno portato all’hotel che volevo io: in realta’ come ho realizzato dopo non mi hanno portato presso l’hotel che avevo scelto(quello nella lonely planet: hotel Momtzahirmand) ma mi hanno portato in un hotel presso il Bazar Rasooli(un hotel chiamato Harmond o qualcosa del genere, con l’insegna esterna solo in Farsi), comunque il prezzo di questo hotel(una stanza con due letti) era di 85000 rial (8500 toman), quindi il prezzo era ok e sono stato in questo hotel: erano le 14.30 del venti ottobre(2011).
La disposizione della polizia all’albergatore (un albergo estremamente spartano) era che non potevo uscire dall’hotel(perche’ ero senza scorta) ma io sono uscito lo stesso per andare in un internet point in macchina(con un tipo del bazar che si e’ offerto di farmi da taxi) e per andare a mangiare in un posto a pochi metri dall’hotel.
Il giorno dopo ho dovuto aspettare ancora 2 ORE presso l’hotel in Zahedan perche’ la polizia venisse e mi portasse presso la stazione di polizia di Zahedan.
Ma comunque durante questo tempo sono uscito per un po’ e la gente nel bazar era estremamente amichevole: un ragazzino beluchi(i beluchi sono un popolo che vive tra Pakistan e Iran) mi ha addirittura accompagnato a comprare una sim iraniana e visto che non avevo il passaporto con me(perche’ su disposizione della polizia l’albergatore se lo teneva in custodia) alla fine e’ andato a prendere la sua carta di identita’ e ha registrato la scheda del telefono col suo documento.
Nella stazione di polizia ho aspetttato 20-30 minuti perche’ qualche sbirro venisse e mi portasse alla stazione degli autobus, dove ancora ho dovuto aspettare 1 ora perche’ qualche poliziotto venisse e mi portasse a comprare il biglietto per Kerman dove ero diretto dopo Zahadan(non mi hanno fatto neanche comprare il biglietto da solo).
Quando ero sul pullman la polizia ancora si e’ messa in una macchina al seguito del pullman per gran parte del tragitto e ha fermato il pullman piu’ di una volta.

P.S.: Non e’ vero (come la Lonely Planet Iran del 2009 dice) che non e’ possibile stare in hotel economici a Zahedan: io sono stato presso l’hotel “Harmond” o qualcosa del genere con l’insegna solo in Farsi nel bazar Rasooli e il prezzo era 85.000 rial (8500 toman) al giorno e non e’ caro: sono circa 8 dollari americani al giorno per una stanza a due letti(due persone spenderebbero 4 dollari a testa).

P.S.2: i poliziotti hanno agito da idioti tutto il tempo, ridendo e prendendomi in giro perche’ non parlavo farsi o semplicemente perche’ non avevano niente di meglio da fare.

altre (mie) foto relative a questo post possono essere trovate qui:
https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/PakistanLahoreMultanAndBahawalpur

e qui:
https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/IRANZahedanKerman









E cosi’ siamo giunti al 27 Luglio 2012 e sono ancora a Pechino a perdere tempo sui telefonini di una nota ditta finlandese; ma purtroppo fin’ora non ho trovato un modo che possa darmi soldi allo stesso modo dio porco. Ma rimembro ancora quel giorno di Ottobre 2011(9 mesi fa) quando da Islamabad giunsi a Peshawar…Peshawar….questa citta’ stava emergendo nel mio immaginario come un posto affascinante, “pericoloso” e attraente allo stesso tempo. Arrivo a Peshawar nel tardo pomeriggio tramite un bus proveniente da Islamabad e col solito triciclo trasformato in tuk tuk (non voli low cost LOL ) o riscio’ che dir si voglia arrivo in ostello, proprio accanto a una apparentemente nota Bakery(panificio): Jan’s Bakery. L’ostello, al quale si accede tramite un portone di ferro, quando entro e’ DESERTO…non c’e’ nessuno. A prima vista sembra come se non ci sia stato nessuno da tempo: il banco della reception e’ pieno di riviste ingiallite o di avvisi su cui sono stampate vecchie date…la vernice sul muro e’ scrostata e le travi sul soffitto accanto al cortile(al quale si accede dal suddetto portone di ferro che da’ sulla strada) sono cadenti e in pessimo stato. Dopo un paio di minuti vedo apparire da una stanza che affaccia sul cortile un tipo che si decide a darmi una stanza. Nell’ostello sono l’unico cliente…. (!). A parte me nelle poche stanze di questo posto che ha visto decisamente tempi migliori non c’e’ nessuno e dal registro vedo che ci sono state al massimo 5 – 6 persone al mese quando e’ andata bene (ospito molta piu’ gente io tramite CouchSurfing ). La gente, dopo l’undici settembre e il casino scatenato dal delirio imperialista americano, ha semplicemente paura di venire da queste parti, anche se di fatto il Pakistan (che pure di problemi di stabilita’ interna ne ha parecchi) non e’ stato mai convolto nel conflitto. Ma, si sa, la paura e’ il grande motore che muove il mondo e qui non ci viene piu’ nessuno. Il sole e’ gia’ tramontato ormai e come si puo’ immaginare non c’e’ vita notturna a Peshawar (non so se si percepisce l’ironia). Comunque prendo il mio laptop e vado alla ricerca di un internet point, visto che e’ qualche giorno che non mi collego. Appena comincio a camminare per strada mi sento un po’ paranoico come in genere mi capita quando sto in un posto nuovo, in un paese distante dal tipo di cultura esperito fino ad allora(Italia,Cina,Giappone,Sud-Est asiatico…): dopo un po’ pero’ la paranoia scompare. Dopo un po’ di tempo paranoico in cui mi sento un po’ estraniato le strade di questo primo incontro con Peshawar mi incominciano ad incuriosire ed interessare e chiedendo a 2-3 persone trovo anche un internet point, abbastanza polveroso, in un seminterrato: mi lasciano collegare col portatile e un tipo francese che sta li’ dentro sentendomi scambiare 2 batture col tipo al banco dell’internet point emerge dal loculo dove e’ connesso: e’ vestito alla maniera pakistana, col pathani , e si mostra estremamente meravigliato del fatto che stia viaggiando in Pakistan: dice che lui sta scrivendo un libro sui rapporti tra occidente e medio-oriente. Il giorno dopo inizio l’esplorazione della citta’: un casino pazzesco di motorette, gente, utilitarie e qualche ciuccio qua e la’. Lascio il cantonment (che e’ la parte nuova della citta’, dove sto con l’ostello) e vado nella citta’ vecchia dove incontro un tipo che mi avvicina e dopo 4 chiacchiere mi porta a visitare un caravanserraglio dove si trova la sua gioielleria: e’ un posto decisamente affascinante e salendo su una scalinata in un angolo del caravanserraglio si ha una bellissima vista della moschea adiacente, la moschea Mohabbat Khan . Ovviamente pretende che compri qualcosa dalla gioielleria e dopo avere tirato sul prezzo fino all’impossibile gli compro una banconota russa (di epoca zarista) per circa 600 rupie (5 euro). Poi andiamo a mangiare insieme in un ristorante afghano dove si mangia con le mani: kebab di agnello mischiato con pane tipo chapati(non so sicuro sia proprio quello), riso e altro: buonissimo!! A pensarci si forma ancora una certa acquolina in bocca, damn. Poi giro per il bazar della citta’ vecchia: brulicare di persone ovunque, vivo e animato, coi suoi stretti vicoli organizzati per ‘settore’: ci sono delle strade con solo gioiellerie, altre dove si vende rame, altre te’, eccetera. Affascinante. Il giorno dopo incontro dei couchsurfers(cerca su google): uno e’ un farmacista che mi porta nel suo studio insieme ad altri suoi amici dove mi intrattengo a parlare e a fumare il miglior hashish del mondo: il nero pachistano che e’ morbidissimo, buono e non costa un cazzo. Poi la sera vado a cena in qualche altro interessonte ristorante con altri couchsurfers: ragazzi che hanno viaggiato, hanno vissuto in Europa e hanno una visione delle cose non solo a livello locale.
La sera torno in ostello che e’ davvero il posto piu’ spartano che abbia mai visto e cade letteralmente a pezzi pero’ si dice che un tempo sia stato un “travelers den” (un ‘covo’ di viaggiatori): deve essere stato interessante; ora il proprietario pensa di aprirci un internet point invece dell’ostello.
Il giorno seguente vado a Lahore .
Lahore dista circa 5 ore di pullman da Peshawar. Appena smontato dal pullman ‘super-lusso’ Daewoo, chiamo il mio host couchsurfing col quale dovrei stare. Volendo fare una breve nota sui trasporti inter-city (cioè tra differenti città) in Pakistan si può dire che la varietà dei trasporti comprende un gamma abbastanza ampia di veicoli: si va dalle jeep sul cui retro sono stati montati dei seggiolini, ai pullmini di 6 persone(dove però ce ne ficcano dentro 12), ai bus daewoo che costano il doppio degli altri scalcagnati mezzi di trasporto ma sono dei bus nuovi, scintillanti, bus turistici a 54 posti dove durante il viaggio passano a più riprese delle hostess che servono patatine, bibite e altri snack (tutto a gratis).
Comunque, dicevo: appena smontato dal pullman chiamo il mio host couchsurfing che ho contattato qualche giorno prima e che dovrebbe ospitarmi a Lahore…le prime 3/4 chiamate vanno a vuoto e comincio a preoccuparmi ma poi finalmente mi risponde e comunica all’autista del moto-risciò (prezzo 300 rupie – 2.5 euro) il suo indirizzo: abita in un quartiere residenziale relativamente ricco(almeno per gli standard del Pakistan), il quartiere del ‘cantonment’ (ogni città o quasi in Pakistan ha un cantonment): una zona residenziale, distaccata dal centro e più recente rispetto al cuore antico della città. All’entrata nel cantonment ci sono due posti di blocco con tanto di guardie armate che fermano il fokloristico mezzo di trasporto su cui viaggio e mi chiedono di mostrargli il passaporto, il visto e mi fanno domande su chi sono e che ci faccio là (“I’m Italian, I’m a tourist” , gli rispondo). Dopo una mezzora arrivo a casa del tipo couchsurfaro e scopro che è una casa di studenti: ma il tipo che mi deve ospitare non è in casa al momento. Ad accogliermi c’è il servo che sti tipi hanno affittato: eh si, è proprio un servo….incredibile: sono studenti di 20-25 anni e hanno al loro servizio un tipo sui 18 anni che fa tutto quello che c’è fare in casa: tipo fare le pulizie, andare ad aprire la porta, o qualsiasi altra cosa gli venga in mente di ordinargli di fare. Dopo un po’ di tempo a chiacchierare con i coiquilini del tipo che mi sta ospitando, arriva il soggetto ospitante che si dimostra da subito al quanto freddo e distaccato (quasi non mi saluta neanche). Comunque, dopo un po’ vado nel seminterrato con alcuni amici del tipo freddo e distaccato: stanno organizzando una specie di festa con cannoni e alcohol. L’alcol ovviamente è proibito in Pakistan, è illegale: ma sti tipi chiamano a uno che dopo qualche minuto arriva e apre il bagagliaio pieni di bottiglie di super-alcolici. Hanno allestito una specie di discoteca privata nello scantinato con tanto di luci stroboscopiche, sfera luccicante che pende dal soffitto e musica a tutto volume pompata dall’impianto stereo. Visto che questi posti in Pakistan non possono esistere pubblicamente, se li organizzano in privato: come dire che se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto. La mattina dopo il tipo-freddo-e-distaccato mi dice che stanno per arrivare i suoi genitori che deve ospitare per qualche giorno (o qualche altra scusa del genere) e che devo andare via. Quindi il loro servo (sigh….) mi chiama un moto-risciò e vado verso un ostello. Quando esco dal cantonment c’è di nuovo lo stesso blocco-controllo con annessa perquisizione (superficiale) dello zaino e della borsa da parte della polizia. Arrivo in ostello, nel centro di Lahore, poso lo zaino e vado un po’ in giro per la città. Sono nella zona del forte di Lahore (lo Shahi Qila) e della mosche principale di Lahore (la moschea Badshah) che sono uno di fronte all’altra. Entrambi imponenti, enormi, ‘importanti’…mentre sto per entrare nella moschea si avvicina un tipo che si propone di farmi da guida per la giornata (e forse anche per la successiva, non ricordo): ha una specie di cartellino dove dice che è una guida autorizzata me penso sia fake, favs insomma.
Comunque dopo lunghe contrattazioni ci accordiamo per un prezzo che mi sembra molto eGonomico e grazie all’aiuto del soggetto in questione riesco ad accedere a posti che altrimenti sarabbero chiusi ai turisti (tipo alcune parti della moschea). A un certo punto la Honda (motocicletta) sulla quale viaggiamo in giro per i monumenti della città ci lascia a terra e mentre il tipo perde tempo a cambiare una ruota, io vado in ostello a prendere il passaporto. In ostello incontro un tipo Italiano, un giornalista, che al momento ha un blog abbastanza conosciuto sul quale scrive. Preso in fretta e furia il passaporto, torno al tizio con la motoretta e dopo un po’ ci dirigiamo verso Wagah, sul confine tra Pakistan e India, dove ogni giorno c’è una cerimonia di chiusura del confine: c’è quasi un clima da stadio con i ‘supporter’ pakistani da un lato (centinaia di persone sistemate su vere e proprie gradinate) e i ‘supporter’ indiani dall’altra. Dopo un po’ di marce al passo dell’oca dei soldati di entrambi gli schieramenti accompagnati dalle urla di incoraggiamento della gente (tipo: ‘Pakistan! zindabad! : “viva il Pakistan”) , si scambiano un saluto e i cancelli del confine vengono chiusi. Dopo tale entusiasmOnte cerimonia mi dirigo di nuovo verso il centro della città, torno in ostello e esco per andare a cena col tipo italiano col quale ho un interessante e lunga conversazione in un ristorante consigliato dalla Lonely Planet: ristorante che secondo me non è tutto sto granchè. Il giorno dopo, ancora col tipo guida-falsa-con-la-motoretta, vado in giro per la città vecchia dove visito varie moschee, santuari, centri artigianali di lavorazione dell’oro e il centro antico di Lahore in generale, pulsante di vita, di scambi commerciali e di negozi di tutti i tipi: alquanto folcloristica, particolare e in generale interessante. Poi verso sera andiamo a una cerimonia di musica Sufi: il sufismo sarebbe la parte “mistica” della religione islamica e in questi suddetti canti sufistici ci sono una serie di tizi su un palco che muovono la testa molto velocemente, quasi fossero posseduti, e suonano degli strumenti.
Il giorno successivo si parte per Multan : a Multan ad accogliermi c’è una ragazza pakistana(ospitante couchsurfing) che si presenta in macchina alla stazione dei pullman dove arrivo con tutta la sua famiglia (fratello e genitori). A quanto pare (soprattutto per essere in Pakistan) è una famiglia molto benestante: SUV, casa a due piani piena di tappeti costosi e altre cose sfarzose di dubbio gusto, eccetera. Ma comunque anche molto aperti mentalmente; credo che già il fatto di ospitare uno ‘sconosciuto’ tramite Couchsurfing e il fatto che la ragazza non porti il velo a copertura dei capelli credo sia una cosa che parli da se. Del resto questi due ragazzi (la tipa che mi ospita e il fratello) sembra che vivano in una sorta di prigione dorata, completamente isolati dal mondo esterno, in un mondo ovattato fatto di noia: la tipa non fa sostanzialmente un cazzo tutto il giorno a parte stare su facebook e giocare a giochini idioti sul portatile seduta su una delle poltrone del soggiorno. E il tipo nonostante abbia più di 25 anni non è mai stato con una ragazza in vita sua (!!!) perchè a quanto pare lui considera non concepibile (o almeno non concepibile per se stesso: gli stranieri facciano ciò che vogliano) il fatto che si possa solo toccare una ragazza prima del matrimonio. Teoria interessante (ironia sottesa). Comunque, dopo i convenevoli di rito e una serata passata a chiacchierare, il giorno dopo tutta l’allegra famigliola mi porta in macchina nella zona della città dove sono concentrati tutti i santuari: Multan se non sbaglio in urdu(lingua del Pakistan) significa ‘città dei santi’. Alcuni santuari (come si può vedere dalla penultima foto di questo post) sono alquanto affascinanti architettonicamente e la ‘zona dei santuari’ è interessante da visitare insieme ai suoi pellegrini sparsi un po’ per tutto il suo perimetro. In un punto ci sono delle candele che la gente accende previa offerta in denaro: si dice che per ogni candela accesa si può esprimere un desiderio(che ovviamente si avvererà senza dubbio alcuno). Durante la mia visita almeno 4 o 5 persone random mi fermano per chiedermi la mia email o il mio numero di telefono: evidentemente uno straniero occidentale in giro per Multan fa alquanto scalpore.
Ma la cosa che mi ha lasciato più stupefatto sono state delle ragazze che mi hanno fermato per chiedermi l’autografo (!!): io stavo seduto sotto un albero in questa specie di parco-dei-santuari a godermi un po’ di fresco e a un certo punto si avvicinano delle tipe col velo (che sembrano più suore cattoliche che altro) sui 17-20 anni che continuano a dirmi cose tipo “sir! sir! please give me your autograph!!” e poi qualcun altra: “please write me your name on my arm, I’ll not wash it anymore!” ahah, inconcepibile. E poi ovviamente ognuna voleva farsi una foto con me. Scendendo dalla collinetta dei santuari finisco in una specie di quartiere degradato con muli che tirano carrette, strade piene di fango, buche e altre amenità: molto interessonte. Quando voglio tornare a casa mi dicono che devo chiamarli (la famiglia ospitante) per non avere problemi con la polizia al posto di blocco del cantonment.
Quando poi è il momento di ripartire mi accompagnano di nuovo tutti insieme al pullman: la prossima fermata è Bahawalpur : arrivo a Bahawalpur a metà pomeriggio e lascio lo zaino in albergo. Dopo pochi minuti dal mio accesso alla camera dell’albergo, mi chiamano dalla reception dicendomi che c’è un tipo che m vuole parlare: si presenta un tipo grasso, grosso, scuro di pelle che dice di essere delle Nazioni Unite e mi fa domande sulla mia permanenza e sul motivo del mio soggiorno in Pakistan; si intrattiene a parlare in camera almeno mezzora: poi mi dice se voglio andare a cena con lui e insiste perchè vada ma sembrandomi un tipo alquanto sospetto(la storia che sia delle Nazioni Unite mi pare alquanto strana), alla fine rifiuto. Comunque, uscito dall’albergo, con l’aiuto del solito moto-zappa (risciò a motore) mi reco all’ufficio postale dove spedisco in Italia la lonely planet del Pakistan, visto che ormai sto per lasciarei il paese e quel libro è pur sempre un peso in più(in realtà pensandoci meglio non è che mi facesse tutta sta differenza): dopo mezzora e circa un centinaio di francobolli (letteralmente) appiccicati sulla busta postale, finalmente torno nella zona del bazar(dove c’è anche l’albergo) e vado un po’ in giro per la parte antica della città: solito vivace centro cittadino con annesso bazar dove è in vendita un po’ di tutto.
Il giorno dopo faccio il check-out all’albergo ma gli lascio lo zaino deciso a prenderlo dopo e a visitare Uch Sharif durante la giornata: Uch Sharif dovrebbe essere un centro di pellegrinaggio pieno di templi e moschee a un oretta di pullman. Cosi’ vado alla stazione degli autobus e compro un biglietto ma quando ho già accattato il tagliando mi si avvicina un tipo che si presenta come un rappresentante dei servizi (i servizi segreti, l’intelligence) e mi dice che “for your own safety” non posso andare a Uch Sharif e mi fa ridare indietro i soldi del biglietto. Allora torno indietro al bazar (10-15 minuti di cammino) e girandomi mi accorgo che il tipo dei ‘servizi segreti’ mi sta pedinando e mi dice sostanzialmente che o me ne sto chiuso in albergo o prendo un pullman (che non sia per Uch) e lascio la città. Sono senza parole ma comunque non è che posso fare molto e cosi’ scortato dal suddetto soggetto che continua a ripetermi “Pakistan is a dangerous country, what are you doing here?” me ne torno a Multan e vado a stare un altra notte a casa della famiglia Couchsurfing ospitante. Al mio arrivo in Italia(3 mesi dopo) leggo della notizia che due italiani sono stati rapiti proprio a Multan e subito dopo (chiedendo) scopro che i due ragazzi erano stati ospitati proprio dalla ragazza che sta ospitando me. porca troia.
Il giorno dopo prendo un bus per Quetta .
Per altre mie foto di Peshawar: https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/PakistanGilgitIslamabadRawalpindiPeshawar
Per altre mie foto di Lahore, Multan e Bahawalpur: https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/PakistanLahoreMultanAndBahawalpur

Viaggio Cina – Italia via terra: PAKISTAN (Gilgit, Islamabad e Rawalpindi)




Oggi è il 20 maggio 2012, sono di nuovo a Pechino da 1 mese e mi accingo a scrivere di 3 tappe pakistane del mio viaggio via terra dalla Cina all’Italia dell’autunno dell’anno scorso. I ricordi svaniscono ulteriormente come un sogno al mattino o come qualsiasi cosa che prima c’è e ora c’è di meno(sono scazzato e non c’ho voglia di trovare similitudini). Comunque…quando lascio le montagne di Karimabad e mi appresto a compiere il viaggio verso Gilgit è circa il 10 ottobre 2011. Una jeep condivisa (che è un mezzo di trasporto comune in questa parte del Pakistan che si chiama Hunza Valley) porta me e il mio fagotto verso un altro villaggio da cui poi prendo un altro mezzo, una specie di minibus, che finalmente mi conduce a Gilgit. Una piccola nota sui minibus(che hanno un nome particolare che però non ricordo): sono dei mini-van con tre file di sedili sul retro(più il posto del guidatore con un altro sedile affianco) che possono accomodare circa 8-14 persone in tutto; questi mezzi partono in posti fissi della città/paese/villaggio che la gente conosce ma che non sono indicati ufficialmente da nessuna parte e soprattutto, questi mezzi non hanno un orario preciso di partenza: semplicemente partono quando sono pieni…quindi si può aspettare 5 minuti come 2 ore prima che uno di questi mezzi partano. Altra particolarità di questi diciamo “mini-bus” è che spesso quando non ce n’è più di uno in partenza nello stesso lasso di tempo, l’unico minibus presente viene riempito fino all’inverosimile per cui ci si trova completamente schiacciati uno addosso all’altro in posizioni non proprio confortevoli. Altra cosa del tutto normale nei minibus è che il 90 delle persone sono uomini: in un minibus con 12 posti, c’è forse una donna o due che tra l’altro sono estremamente difficili da accomodare perchè in Pakistan le donne non possono sedere vicino agli uomini nei mezzi pubblici, quindi nel caso sciagurato che una donna debba prendere un minibus succede un pandemonio per far scendere e salire tutti finchè non si trova una soluzione in cui non ci siano uomini seduti affianco alle donne.
Quindi, dopo un una mezzoretta di attesa sul ciglio di una animata via cittadina di un villaggio della Hunza Valley ai piedi di Karimabad, finalmente il minibus parte, portando me e il mio fagotto alla volta di Gilgit, che è l’ultima città della Hunza Valley. A Gilgit il Pakistan “vero” si comincia a far sentire: non più vette innevate e piccoli villaggi dove il tempo sembra essersi fermato, persi in paesaggi da favola… ma anche altro: per esempio posti di blocco(check point) della polizia armata di fucili ad ogni ingresso della città, come a ricordare che la Hunza Valley è una parte completamente diversa del Pakistan e che questo paese pur bellissimo è dilaniato da mille conflitti e tensioni e che ci sono zone (specie lungo alcuni confini) completamente off-limits. Gilgit in se non ha molto da offrire ma è un posto dove sto volentieri un paio di giorni… io un posto cosi’ in vita mia non l’ho mai visto, questo è Pakistan vero: strade affollatissime, brulicanti di persone, mezzi e occasionalmente bestiame…una grande, variopinta umanità tutta insieme in strada ad affollare i negozietti che vendono di tutto e che si affacciano sulle stradine centrali di Gilgit. A Gilgit alloggio in un ostello spartano ma dall’atmosfera molto accogliente: il Madina Hotel and Guesthouse…una specie di oasi con due cortili e giardini giusto nel centro brulicante di Gilgit. E’ una sorta di rifuggio per occidentali-viaggiatori-backpackers: appena entro e vado verso la camera che mi è stata assegnata incontro un coreano che vive lì da tempo indefinito (2 settimane) in attesa di non so bene cosa e che col suo inglese non molto comprensibile e la sua parlantina mi indonda di luoghi comuni sull’Italia (mi inonda anche di altre stronzate comunque); un tipo tutto sommato divertente se preso a dosi di non più di 3 minuti per volta (ahah) che sembra essere ormai un villeggiante perenne del cortile sul retro dell’ostello impegnato com’è a conversare con chiunque gli capiti a tiro, cucinare ad orar fissi, farsi il bucato,etc. E’ un ostello molto piacevole e incontro anche 2 ragazzi che dicono di fare i giornalisti per Sky (news) e che avevo già incontrato in una notte da ubriaco a Pechino(Beijing): sembrano molto divertiti dal fatto di andare in giro per la cittadina con la loro macchina fotografica enorme con un obiettivo che sarà 100x 😀 Dopo un po’ di tempo passato in ostello esco di nuovo e mentre cammino ai bordi di un fiume di Gilgit dove ero andato per vedere un enorme e massiccio doppio ponte(comprensivo delle onnipresenti guardie armate di fucile AK47) incontro degli uomini che seduti sotto un albero mi chiamano e mi invitano a fumare con loro dell’ottimo fumo pakistano (e se non si fuma nero pakistano in Pakistan porca troia…!)…potrei mai rifiutare?? Dopo un paio di giorni raccolgo di nuovo le mie cose e faccio rotta verso Islamabad: 18 ore di autobus su una strada accidentata(anzi io direi inesistente, perchè chiamarla accidentata vorrebbe dire non rendere giustizia alle strade accidentate); la strada consiste di avvallamenti di mezzo metro coperti di viscida fanghiglia in cui il pullman sale e scende senza soluzione di continuità e questo già basterebbe a logorare anche alcune tra le più ferree volontà di proseguire il viaggio(ma non la mia ihihih) per non parlare poi del fatto che nel suddetto pullman sparano musica orrenda a tutto volume….fino alle 4 del mattino!!! Ma…dico io….come è possibile? già la gente zompa di 20 centimetri ogni 5 secondi a causa della strada sconquassata, poi gli pompate quella amena musica nelle orecchie per ore e ore…bho. Comunque il suddetto pullmann verso mezzanotte ferma anche presso una bettola in mezzo a litri di fanghiglia grigia dove la gente in teoria dovrebbe mangiare e io in genere non mi faccio di certo di queste formalità(basta vedere il posto nella foto qua sopra che è dove ho mangiato, anche molto bene, a Gilgit) ma sta volta il posto sembra peggio del solito e non essendo poi così affamato decido di evitarmi la diarrea per questa volta. Alle 8 di mattina, dopo essere stato shakerato in quel pullman infernale per 18 ore, finalmente arrivo a Islamabad: sembra una qualunque città che potrebbe essere in qualsiasi parte del mondo con le sue strade larghe e alberate, tranquille, non caotiche o colorate come Gilgit. Appena smonto dall’autobus che mi ha portato fin qui scopro che lo zaino, che aveva viaggiato nel vano bagagli, è coperto da una coltre di 1 centimetro di fango…annamo bene…annamo proprio bene. Mi prendo un taxi, uno di quelli ufficiali, che in pakistan sono delle piccole utilitarie e cerco di arrivare in albergo: sono stanchissimo e vorrei solo dormire ma il taxista, un tipo butterato e dall’arie ben poco simpatica, dimostra ben presto di voler tentare a tutti i costi di truffarmi sul prezzo(che fa concordato in anticipo, perchè in Pakistan nessuno usa i tassametri). Comunque, dopo aver visitato due alberghi(presi dalla lonely planet), che hanno prezzi che dire “assurdi” è dir poco, finalmente vengo portato in un albergo(che faccio fatica a trovare perchè ha cambiato nome: prima si chiamava Friends Inn)e che è tutto sommato decente, con la sua moquette sudicia e il suo frigorifero con la porta che quando la apri se ne viene in mano e a cui soprattutto viene tolta la spina quando non ci sono per risparmiare elettricità. L’albergo è nella zona del bazar, con il suo solito brulicare di gente e di acquisti di tutti i tipi: scendo e vado a mangiare del pollo cotto con una salsa rossa in una casseruola accompagnato da pane di quello piatto tipo piadine(di cui non ricordo il nome). Il giorno dopo visito la moschea più grande di Islamabad…un opera enorme, degli anni ottanta e che dovrebbe essere una delle più grandi al mondo. Pulitissima, splendente, tutta marmi e gente che prega, fa le abluzioni, chiacchiera e passeggia per questa costruzione enorme e per lo più vuota quando la visito. Uno dei giorni seguenti vado a Rawalpindi (la città gemella di Islamabad a pochissimi kilometri) e per raggiungerla uso un altro dei tipici mezzi pubblici del Pakistan: una specie di pick-up Toyota a cui è stato aggiunto sul retro una copertura e due panche una di fronte all’altra. Il suddetto mezzo è amministrato da un uomo urlante che coadiuva il guidatore e che stando in piedi sul predellino mentre il mezzo è in movimento urla la destinazione in modo che la gente che vede passare il mezzo dai bordi della strada se sente che quella è la propria destinazione fa fermare il mezzo e sale su questo mezzo che si riempie indefinitamente costrigendo la gente a stringersi una sull’altra anche se oggettivamente non ci sarebbe più spazio. Rawalpindi sembra molto diversa da Islamabad: rumorosissima, caoticissima, inquinata e puzzolente di smog a livelli che mai avrei immaginato potessero esistere. E’ molto interessante osservare questo posto: questo marasma di tuk-tuk(tricicli che fanno da taxi) rumorosi che coprono ogni angolo delle larghe vie dove mi trovo ad arrivare da Islamabad,sembra di vivere una scena dell’ apocalisse. Ingorghi pazzeschi e fiumi di gente, gente ovunque…per cui ci do sotto e inizio a esplorare la città: i bazar tutti pieni di uomini vestiti tutti uguali con loro uniformi bianche/grigie che poi sarebbe il vestito tradizionale del Pakistan dove in un casino inimmaginabile la gente è impegnata in ogni tipo di commercio. Se ci fosse una parola per Rawalpindi questa sarebbe: folklore. Rawalpindi è una città estremamente folkloristica, colorata, incasinata: una specie di Napoli più povera all’ennesima potenza. Mi avventuro anche tra i vicoli dove c’è finalmente più quiete rispetto alle arterie principali e ai bazar: vicoletti tranquilli con strade fatte di pietra….e con canli di fogne che scorrono ai lati della strada poco più sotto del livello dove si cammina..nei suddetti vicoli incontro una mucca attaccata a un palo e subito dopo, tornando nell’area dei bazar dei cammelli che non capisco bene che funzione abbiano. Tento di visitare il museo militare di Rawalpindi ma inizialmente nessuno sembra sapere dov’è…poi quando finalmente c’arrivo scopro che è chiuso. Verso sera torno nella ordinata, quieta, verde Islamabad che sembra essere un altro mondo pur essendo a 10km di distanza: ci sono quartieri di uffici, ambasciate, luoghi istituzionali…e anche bei parchi verdi in colline appena fuori città.Oltre ovviamente ai bazar e ai tanti ristorantini che vendono pane chapati e piatti di pollo karahi e di mutton karahi servito direttamente in casseruole sfrigolanti (e che è buonissimo!!!).
ecco…ci sarebbe ancora tanto da scrivere ma è molto tardi e sono stanco….quindi vado a dormire.
Mie foto di Gilgit, Islamabad e Rawalpindi: https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/PakistanGilgitIslamabadRawalpindiPeshawar
Prossime tappe: Peshawar, Lahore, Multan e Bahawalpur.