北京人 Běijīng rén

Racconti di viaggi in giro per la Cina (e il mondo) di uno che è rimasto a Pechino troppo tempo…

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Category : Cina

Yading: tra le valli innevate nei recessi della provincia cinese del Sichuan.

[tutto ciò è avvenuto intorno al 30 gennaio 2018, ma ne scrivo solo oggi: 26 settembre 2018]

Yading è una vallata stupenda immersa tra tre monti sacri tra le regioni cinesi del Sichuan e dello Yunnan.

Mie foto di Yading: https://www.facebook.com/viva.i.funghi/albums/10209819975686254/

Questa è l’area del Parco Nazionale di Yading che si chiama ‘Luorong Pasture’:

Laghi cristallini, cime altissime e innevate, paesaggi da favola.
E…arrivarci è un casino bestiale. Io ci sono arrivato in pullman da Chengdu (capitale del Sichuan) nel corso di più di una settimana, ovviamente fermandomi per un paio di giorni a Kangding e un paio a Litang, prima di arrivarci; altrimenti magari invece di otto, c’avrei messo quattro giorni ma sarebbe stato uno stress indicibile.
La tappa precedente a Yading è stata Litang (https://www.beijingren.biz/?p=663) e per andare da Litang a Yading, com’è consuetudine in questo angolo del mondo, ci si arrangia coi soliti mezzi di fortuna: le macchine a 7 posti abusive. Quindi, sulla via per la agognata Yading, ho preso prima una delle suddette macchine per Daocheng (稻城), dove sono salito dopo essermi dato alle solite contrattazioni sul prezzo e poi da lì un’altra macchina per la ‘fantasmagorica’ località di Riwa(per il modico prezzo di 50 yuan).
Riwa è un agglomerato di poche case che vive praticamente solo di turismo e dopo le 9 di sera in inverno è davvero quella che si suol dire una città fantasma.
A Riwa ho trovato anche un ostello (la targa fuori l’ostello dice: ‘Riwa International Youth Hostels’) per il modico prezzo di 50 yuan in una stanza a 4 letti dove ci sono solo io.

Stanza in ostello:

Camera presso il ‘Riwa International Youth Hostels’

Poi la mattina dopo, sveglia di buon ora (erano le 7:30 circa ed era ancora completamente BUIO) e con difficoltà (non passava nessuno) dopo un buon 45 minuti di attesa sono riuscito a trovare un taxi che mi portasse all’ingresso del parco (circa 3km dall’ostello) e da lì verso le 10:00, un 30 minuti di pullman-navetta (che a quanto pare a gennaio è l’unico pullman della giornata) per il parco vero e proprio(il prezzo per il biglietto di ingresso nel parco, navetta inclusa, è, come al solito in Cina, uno sproposito: sui 300 yuan mi pare).
Dopo essere scesi dal pullman (un normale pullman turistico a 54 posti, pieno per meno di un terzo) c’è un’altra navetta verde, una sorta di ‘trenino’ elettrico, che porta nel punto dove si inizia l’escursione a piedi.

Il ‘trenino’ elettrico, che porta al punto dove si inizia l’escursione a piedi.

Ne avevo lette tante sul fatto di andare a Yading di inverno: dicevano che fosse troppo freddo, che non ci sarebbero stati hotel aperti….invece è una giornata tersa , luminosissima, di uno splendore abbacinante: raramente ho visto un cielo così blu accompagnato da un’aria così pulita (e..rarefatta visto che siamo a circa 5000 metri).
Il ‘trenino verde’ arriva a ‘Luorong Pasture’ e da lì saranno un 3 ore (più altrettante al ritorno), andando lentamente, fino al ‘Milk Lake'(牛奶海) e al ‘Five Colors Sea’(五色海).
La prima impressione davanti alla spianata di ‘Luorong Pasture’, circondata da picchi altissimi coperti di neve e percorsa da ruscelletti di acqua sorgiva, è veramente da far cadere la mascella: io personalmente sono stato per qualche minuto a dire ‘uaaaa…uaaa…uaaaa..’ , con i proverbiali occhi fuori dalle orbite. E’ qualcosa di straordinariamente incredibile e MAESTOSO, una delle cose più belle viste in Cina (e in Asia credo).

Luorong Pasture

Dal Luorong Pasture ci sono una serie di sentieri di montagna che portano ai succitati Milk Lake e Five Colors Sea: l’ultimo Km che porta al Milk Lake apparentemente in alta stagione è percorribile a dorso di mulo, ma non in inverno.
Comunque, un consiglio: se ci andate in inverno non fate come me, non indossate delle scarpe blu Xiaomi consunte,

Scarpe Xiaomi consumate, ben poco adatte all’escursione.

portatevi delle scarpe da trekking serie; infatti i sentieri che percorrono le vallate di Yading sono per porzioni non indifferenti coperte da lastre di ghiaccio (almeno in inverno) e i parapetti in molte zone dei sentieri sono del tutto inesistenti (in dei tratti ci sono delle corde a cui mantenersi, in altri tratti non c’è niente).

Tratto di sentiero ghiacciato da attraversare.

In ogni caso i suddetti tratti sono pochi (rispetto alla lunghezza totale del percorso) e se affrontati con cautela sono gestibili e comunque presenti solo nel tratto da Luorong Pasture a Milk Lake, quindi volendo ci si può anche fermare a Luorong Pasture che è da mozzare il fiato.
Ma essendo arrivati fin qua io credo sia da pazzi non arrivare fino al Milk Lake che in effetti è qualcosa di indicibilmente suggestivo, uno specchio di acqua indaco che starebbe bene in una spiaggia tropicale, circondato da picchi innevati, parzialmente congelato per il freddo intenso.
Il Five Colors Sea sembra meno interessante: comunque riesco a vederlo solo da lontano perchè sbaglio strada (il mio senso dell’orientamento è pessimo) e di conseguenza non ho tempo a sufficienza.

Il Milk Lake

Di ritorno a Riwa , prendo lo zaino dall’ostello e poi prendo la solita macchina/taxi abusivo per 150Km fino alla tappa intermedia di Daocheng: pago 150 yuan ma ci sono solo io a bordo, quindi il prezzo è ottimo.
Passo la notte a Daocheng,in un hotel che si chiama Jiāng sān gē mínjū (将三哥民居) che ho trovato su l’app di Trip.com ed è gestito da un tipo che sembra trattare gli ospiti dell’albergo quasi come familiari, li porta a cena (quando arrivo io stanno appena tornando), si intrattiene con loro a chiacchierare e bere del te in una stanza dietro la reception…un tipo alquanto caloroso 😀 …Io comunque sono distrutto dalla lunga giornata e dalla scarpinata di 6 ore tra le valli di Yading e crollo a dormire nella mia stanza.
Il giorno dopo mi reco a Xiangcheng(乡城).

Litang (理塘), Sichuan, Cina

La Peace Guesthouse (in cinese: 和平宾馆) a LITANG. Wechat ID di Longlife(manager della Peace Guesthouse): Longlife868

La Peace Guesthouse (in cinese: 和平宾馆) a Litang (nella regione cinese del Sichuan). Wechat ID di Longlife(manager della pensione): Longlife868

Arrivo a Litang il 27 gennaio 2018 e alloggio presso una pensione/ostello che ho trovato su wikitravel.org: la pensione si dice sia gestita dal ‘mitico’ Longlife (ed in effetti è gestita da lui) e si chiama Peace Guesthouse (in cinese: 和平宾馆) ed è in Cheng Dong He Lu N. 45 (in cinese: 城东河路45号). Da non confondere con un altro ostello che in inglese si chiama anche ‘Peace Guesthouse’ ma in cinese ha un nome diverso (si chiama: 平安涉外旅馆) ed è in Xingfu East Road N.345 (幸福东路345号), a 300 metri dall’ostello di Longlife. Entrambe vicine alla vecchia stazione degli autobus (infatti ne esiste anche una nuova a un paio di chilometri dal centro città che si chiama 康南客运中心,cioè Kang Nan Passenger Transport Center o semplicemente 新车站, nuova autostazione, ed è da dove partono i pullman per Daocheng).
Il contatto Wechat di Longlife per chi volesse maggiori informazioni o non riuscisse a trovare l’ostello è: Longlife868
All’arrivo all’ostello la reception è totalmente incustodita (non si vede anima viva) ma 10 minuti dopo aver contattato Longlife su Wechat arriva una signora(la moglie?) che mi mostra la stanza (una camera a dieci letti occupata solo da me e da un’altra persona) a 30 yuan a notte.
La camera che mi viene data sembra essere stata una ‘casa da te’ (c’è l’insegna ‘茶馆’ all’ingresso), con tanto di bancone e scaffali dietro al bancone.
La stanza non ha riscaldamento (fuori ci sono temperature che vanno sottozero di notte), ma in compenso i letti hanno coperte elettriche. Oh, e il bagno è alla turca…ma che pretendi ? Questa è una cittadina di 50000 anime completamente tagliata fuori dai benefici della moderna civilizzazione (o quasi, sto esagerando): per tutto il pomeriggio (per dire) non c’è stata corrente elettrica (la corrente è mancata in tutta la città a causa di un black out mi dicono :O) ed è stata ripristinata nella pensione verso le 19:00 solo grazie a un generatore a gasolio.

Vicino la residenza del settimo Dalai Lama

Vicino la residenza del settimo Dalai Lama

A Litang(città a 3900 metri sul livello del mare) quando arrivo fa un freddo porco e spira un vento del diavolo: mi reco a mangiare presso un posto che si chiama 成都豆花川菜馆 (Chéngdū dòuhuā chuāncài guǎn), dove presso un altro tavolo ci sono una serie di individui tibetani che sembrano guardarmi in cagnesco (alcuni con cappelli da cowboy) che sembrano usciti da un film di Tarantino, da Reservoir Dogs (‘Le Iene’), per essere precisi.
Il giorno dopo è una bellissima giornata, cielo terso, niente vento, si sta una favola.
Litang è la città che ha dato i natali al settimo Dalai Lama e mi vado a vedere la sua casa natale che è in una sorta di villaggio dove sono collocate anche altre dimore storiche/religiose: anche qui la stessa sensazione di Kangding e cioè che questi non siano posti unicamente per turisti ma posti vissuti dall’etnia tibetana che popola la cittadina (di turisti in realtà non ne ho visto manco uno se non in ostello). Dopo l’omaggio al Dalai Lama, visita al tempio Chöde Gompa (enorme) che si trova alla sommità di una collina alla fine di un villaggio (separato dal resto della città) fatto di case ‘tradizionali’ tibetane: una bella camminata sotto il cielo azzurro e immerso in un’aria pulitissima(e rarefatta visto l’altezza) fino al tempio dove ci sono decide di persone immerse nella preghiera o intente a girare le ruote della fortuna(scherzo, non so come si chiamino) vicino agli stupa che precedono l’ingresso al tempio.

Vista dal tempio Chöde Gompa

Nel tempio stesso c’è una statua enorme del Buddha che si dice sia stata portata a piedi da Lhasa(Tibet). Dalla sommità del tempio si godono viste spettacolari delle montagne circostanti e delle case tradizionali tibetane che precedono l’arrivo al tempio.
Altro giro, altra giostra…nel pomeriggio mi reco in quello che in cinese si chiama ‘pagoda bianca’(白塔) dove ci sono imponenti ruote di preghiera (ecco come si chiamavano! non ruote della fortuna) attorno cui la gente compie i suoi giri rituali: ce ne sono letteralmente a dozzine di queste ruote, due delle quali veramente enormi ed imponenti. E nel cortile che precede l’accesso a queste due route più grandi ci sono delle specie di giacigli dove la gente sembra che faccia delle flessioni (rituale a me sconosciuto).
E..oggi è stato il giorno dello yak…ravioli di yak a pranzo e pezzottoni di yak e patate intinte in salsa di soia a cena 🙂 E tè tibetano con burro a merenda, veramente non male.
In definitiva: Litang è una città a fortissima presenza tibetana, un’aria ancora potenzialmente instabile a causa di rapporti non sempre pacifici con la popolazione cinese di etnia Han.

Carne di yak con patate.

Il ristorante dove ho degustato la carne di yak con patate 😛

Tè tibetano con burro

Uno dei tanti negozi che vendono burro a Litang.

Kangding (康定), Sichuan, Cina

Kangding di notte

Arrivo a Kangding nel tardo pomeriggio da Chengdu in pullman dopo un viaggio di 7 ore: all’uscita dalla stazione degli autobus torme di individui mi si avventano contro, c’è chi vuole portarmi a Chengdu in minibus (ehy, sto appena venendo da lì!), chi altrove, chi vuole offrirmi una camera d’albergo…esperienza totalmente diversa rispetto all’arrivo in grandi metropoli (Chengdu, Pechino…) dove sei totalmente ignorato.
Con l’ausilio di Baidu Map e del GPS mi reco in ostello e sulla via verso lo stesso, ogni 20 metri mi sento chiamare (‘hello, hello!’, ‘where are you from?’) , sorridere o più in generale sono osservato.
Kangding mi fa subito un’ottima impressione: totalmente diversa dalla stragrande maggioranza delle città cinesi fatta da palazzoni tutte uguali, la strada principale è attraversata da un fiume impetuoso (mi dicono che sia acqua proveniente dalle migliori sorgenti della Cina) e da palazzi adornati da uno stile peculiare che fa delle strade di questa città di centomila abitanti a 2500 metri di quota un posto molto piacevole in cui passeggiare. Del tipo: ci sono immagini di divinità buddhista dipinte sul lato del monte che sovrasta la città che sono illuminate di notte.

Yangqieer Hotel a Kangding (indirizzo: Xiangyang St. N.105 – 向阳街105号). Hanno anche letti in dormitorio.

Ammantato dal peso del mio zaino continuo ad attraversare la città fino ad arrivare all’ostello che si chiama Yangqieer Hotel (indirizzo: Xiangyang St. N.105 – 向阳街105号), dove ad accogliermi alla reception c’è un tizio che non parla mezza parola di inglese(poco male, io parlo cinese), che dopo le dovute formalità burocratiche (moduli, registrazioni di nome e numero di passaporto), mi da la tessera magnetica e mi accompagna nella stanza-dormitorio fatta di una serie di letti a castello sistemati in una specie di incastro labirintico e isolati l’uno dall’altro anche da una serie di tende che possono essere chiuse in caso si desideri più privacy.
La sera mi vado a fare un’immersione presso uno stabilimento termale, dove mi danno accesso a una vasca di acqua bollente proveniente da una sorgente ricca di zolfo e altri elementi benefici per il prezzo di 20 yuan(2,50 euro al cambio attuale) l’ora ! Un relax bellissimo. Questo stabilimento è enorme e hanno qualche decina di stanze private ognuna col proprio buco/piscina termale.

prezzi presso lo stabilimento termale (浴池) di Kangding

Stabilimento termale nella periferia nord di Kangding

Il giorno dopo è una bellissima giornata di sole e ne approfitto per salire sul Paoma Shan (il monte Paoma – 跑马山): la funivia che mi porta alle pendici del monte è totalmente VUOTA, a parte me non c’è nessuno e una volta arrivato in cima incontro non più di 3-4 turisti nelle 2 ore totali in cui ci sono stato. Sulla cima ci sono una serie di templi buddhisti (2 per la precisione di cui uno dedicato alla divinità Guanyin), uno stadio da palio con cavalli e palo centrale annessi e una serie di sentieri che conducono tra i vari posti della montagna affiancati da centinaia di bandiere di preghiera buddhiste. E ci sono viste pazzesche sulla città e sulle montagne circostanti.

Dalla funivia sulla cima del Paoma Shan (in caratteri cinesi: 跑马山)

tempio sulla cima del Paoma Shan (Monte Paoma)

Altare delle dea Guanyin sul Paoma Shan (il Monte Paoma, in caratteri cinesi: 跑马山)

Arrivato di nuovo giù per strada noto in diverse macellerie sul lato della strada interi yak totalmente scuoiati e messi in vendita: si vedono le teste e gli zoccoli delle suddette bestie tagliate, una scena alquanto macabra…ma la carne di yak deve essere bbbbuona! (ma ancora non l’ho provata).

yak in vendita a bordo strada

Comunque, dopo, in giornata visito altri 2 templi: il tempio Nan Wu e il tempio Jingang appartenenti a due ordini buddhisti differenti, il primo dei cosiddetti ‘gelupka’(o dei ‘berretti gialli’) e il secondo dei ‘berretti rossi’. La cosa che mi ha colpito è che queste enormi costruzioni coperte da tetti d’oro abbaglianti sono effettivamente il domicilio e il luogo di preghiera di centinaia e centinaia di monaci, posti effettivi dove i devoti vanno a pregare, posti vissuti dalla gente comune e non come nel resto della Cina una sorta di attrazione turistica dove l’accesso è regolato da un biglietto di ingresso(qui l’accesso è gratuito) che li trasforma in macchine da soldi assalite da orde di turisti ogni giorno.
Sono costruzioni davvero imponenti e piacevoli da visitare, con tutte le loro decorazioni e bandiere di preghiera e cortili enormi dove passeggiare.

Nanwu (in caratteri cinesi: 南无), il tempio dei cosiddetti ‘gelupka’ (o dei ‘berretti gialli’).

Nanwu (in caratteri cinesi: 南无), il tempio dei cosiddetti ‘gelupka’ (o dei ‘berretti gialli’).

Tempio Jingang (in caratteri cinesi: 金刚寺) o dei ‘berretti rossi’.

Più tardi, verso sera, staziono in un caffè ‘all’occidentale’ che si chiama ‘Himalayan Coffe’ ma di ‘Himalayan’ non ha niente visto che servono espresso italiano e caffè all’americana: comunque un posto piacevole dove sedersi a un tavolino per un paio d’ore sorseggiando ‘caramel macchiato’, mangiando qualche buona porcheria e assolvendo ai doveri multimediali/comunicativi quotidiani.

Come andare da Kangding a Litang (e da Chengdu a Kangding)

La stazione dei pullman Chengdu Chengbei(in caratteri cinesi: 成都城北客运站), a 5 minuti a piedi dalla stazione dei treni di ‘Chengdu North’ .

Pullman da Chengdu a Kangding

Da Chengdu a Kangding:
Pullman da Chengdu a Kangding alle 10:30 dalla stazione dei pullman Chengdu Chengbei(成都城北客运站), a 5 minuti a piedi dalla stazione dei treni di Chengdu North: 7 ore di viaggio, arrivo a Kangding alle 17:30. Ho letto in vari forum/blog su internet che questa strada un tempo era sostanzialmente una sterrata ma al momento (gennaio 2018) è completamente asfaltata.

Biglietto del pullman da Chengdu a Kangding

sulla via da Chengdu a Kangding

Da Kangding a Litang:
C’è solo un autobus giornaliero dalla stazione degli autobus di Kangding a Litang ed è alle 7:00 di mattina e me lo sono perso perchè sono arrivato all’ autostazione alle 08:00.
Ho preso un minibus con partenza alle 08:30 circa da fuori la stazione degli autobus di Kangding (arrivato a Litang alle 14:00 circa per un totale di 6 ore) ed è stata un’esperienza “mistica”.
Ecco come è andata: secondo le mie informazioni (attinte da http://www.chinabusguide.com/ ) dovrebbero esserci due pullman da Kangding a Litang, uno alle 07:00 e uno alle 09:00 (entrambi sui 90/100 yuan), così arrivo alla biglietteria dell’autostazione alle 08:00 e chiedo un biglietto per Litang: al che mi viene risposto (in inglese): ‘tomorrow’ ed inizialmente non capisco perchè credo che l’impiegata stia parlando cinese ma poi ripete ‘tomorrow, no more bus for today’. Così saluto e me ne vado. Fuori ci sono frotte di persone dotate di minibus da 8 posti(7+l’autista) che urlano le loro destinazioni, del tipo: “Chengdu! Chengdu!” , “Litang, Litang, Litang!” e così vado da quello che urla ‘Litang’ che in un primo momento mi spara 230 yuan, poi cala a 130 e poi alla fine insistendo sui 100 yuan la spunto per questa cifra (che è grosso modo la stessa degli autobus regolari).
Sono le ore 8:10 (più o meno) e dopo 20 minuti di attesa verso le 08:30 parte previo ‘reclutamento’ di altri passeggeri per il viaggio: il sopravvenire di ulteriori passeggeri comporta più bagagli e il fatto che ci siano più bagagli significa che il mio sedile è completamente schiacciato dai bagagli verso il sedile d’avanti. Poco male, mi metto in orizzontale e mi corico ma dura poco visto che poco dopo arrivano altri 2 passeggeri e la vettura è letteralmente zeppa di bagagli e persone e sono costretto a stare come una sardina assumendo pose da contorsionista.
Ma questo è il meno, la cosa più tragicamente divertente è l’atteggiamento dell’autista che è (credo) di etnia tibetana ed ha indosso una specie di vestaglia/accappatoio marrone che con poche pause per tutte le 6 ore del viaggio continua a ripetere una specie di litania/preghiera Buddhista(credo) che assomiglia al rumore della centrifuga della lavatrice: a volte ‘recita’ la suddetta filastrocca da solo a volte ripetendo la stessa preghiera/litania che viene trasmessa da una qualche stazione radio di sua scelta, ammorbando così tutti i passeggeri che non necessariamente sono Buddhisti e/o interessati ai suoi versi. Nelle poche pause in cui non urla la suddetta cantilena mette delle canzoni (credo) tibetane. A questo si aggiunge la sua guida che consiste nel manovrare il veicolo tra curve e tornanti a 90 gradi spesso guidando con una sola mano e mandando messaggi vocali col telefonino con l’altra. Per non parlare del fatto di lanciare carta e pezzi di plastica dal finestrino, ma questo è costume tradizionale cinese (credo).
All’arrivo non sono completamente certo di essere arrivato nei pressi della stazione degli autobus di Litang ma il compare con l’accappatoio marrone mi conferma che sono proprio lì. Poi gli mostro l’indirizzo della mia pensione (stanza dormitorio a dieci letti) e mi dice (credo) che non sa leggere: non sono sicuro che dica questo, lo immagino, visto che non parla proprio mandarino ma un suo dialetto interpolato da qualche parola in cinese mandarino.

Litang: punto di arrivo del “minibus” da Kangding a Litang. Il “minibus” in effetti è una di quelle macchine bianche in questa foto.

Zhangjiajie (ho visto nebbia che voi umani non potete nemmeno immaginare..)

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Il mio cammino verso Zhangjiajie comincia il 22 gennaio 2018, quando di buon ora (anche se veramente non so cosa avesse di buono visto che erano le 5:45 di mattina) esco dall’ostello di Changsha (capoluogo della regione cinese dello Hunan) e immerso in un’alba livida mi reco presso la stazione dei treni dove mi aspettano 5 ore di viaggio (ho prenotato una cuccetta così continuo a dormire, tie’ !) verso Zhangjiajie.
Zhangjiajie oltre ad essere il nome della città omonima (piuttosto insignificante) e di un villaggio nei pressi della città, è soprattuto il nome di una delle aree del parco di Wulingyuan (che molti chiamano invece chiamano tutto ‘Zhangjiajie’) ed è uno dei posti scenograficamente più belli al mondo, una serie di montagne dalle forme stranissime, quasi aliene …bellissime (a giudicare dalle foto): tra l’altro negli ultimi anni sono state costruite delle passarelle di vetro trasparenti che pendono sugli strapiombi ai lati di queste formazioni montuose dando la possibilità di ammirare panorami da togliere il fiato.
In tutti i modi il mio piano era di visitare il Tianmen Shan (il Monte Tianmen), vicino la città di Zhangjiajie il primo giorno e la Tianzi Shan (vicino al villaggio di Wulingyuan, che è anche il nome del parco naturale) durante il secondo giorno.
Il mio ostello è nel suddetto villaggio di Wulingyuan, che è a 1 ora e 15 minuti di pullman dalla stazione dei treni di Zhangjiajie(che è dove sono arrivato da Changsha): l’ostello è proprio all’entrata del parco naturale, vicino al Tianzi Shan dove ci sono i panorami più spettacolari del parco.
Ad ogni modo, prenoto una stanza singola(ho voglia di quiete e silenzio!) in questo posto che si chiama Zhangjiajie 1982 Chujian International Hostel (in cinese: 张家界1982初见客栈): per 160 yuan(20 euro) mi danno una stanza enorme con bagno in camera solo per me…veramente niente male.
Dopo essermi rinfrancato e aver avuto una buona notte di sonno (dopo 10 giorni di ostelli in varie citta’ della Cina continentale e dormite sul pavimento a Hong Kong) alle 08:00 prendo il pullman per la stazione dei treni di Zhangjiajie e da lì, con una camminata di 10 minuti, arrivo ai piedi della funivia che mi porterà sopra il monte Tianmen (天门山 in cinese).
Un suggerimento: se alloggiate in ostello fatevi prenotare il biglietto della funivia invece di prenderlo alla biglietteria, questo vi eviterà una fila che nei giorni di maggiore affluenza può arrivare anche a 2 ore; e, altro suggerimento, se vi fate prenotare il biglietto dall’ostello vi daranno un codice con cui prelevare il biglietto presso la funivia (funivia in cinese si dice 索道 suo dao), però quando arriverete alla funivia la fila presso la quale ritirare il biglietto non è la normale fila che si farebbe per comprarlo ma un’altra biglietteria alle spalle della biglietteria ‘regolare’ che si chiama ‘Group Ticket Office’ (in cinese: 团队售票处) dove ci si deve recare per prelevare il biglietto prenotato: in ogni modo quando sono arrivato io sia la biglietteria regolare sia la ‘Group Ticket Office’ erano completamente deserte ed era una scena alquanto spettrale visto che le biglietterie con decine di sportelli e con lunghissime transenne sembravano destinate ad accogliere migliaia di persone.
Comunque, una volta ottenuto il biglietto, mi reco presso l’entrata della funivia (senza fare un secondo di fila!) ,dove salgo a bordo(ehy, è la funivia più lunga dell’Asia, mi dicono!) e inizio la salita….ma ….all’inizio della salita si vede della nebbia attorno ma c’è ancora visibilità, ma man mano che la cabina si avvia verso la cima si comincia a vedere sempre meno fino a che, a circa un terzo della salita, io e gli altri 7 occupanti della cabina siamo completamente avvolti da una coltre di nebbia che avvolge completamente qualsiasi punto intorno a noi: NON SI VEDE NIENTE! La visibilità è ridotta a meno di 30 metri: in occasioni del genere il biglietto dovrebbe essere la metà o la funivia dovrebbe essere chiusa del tutto (che senso ha?).
Scesi dalla funivia si hanno due opzioni da scegliere: ‘East Line’ o ‘West Line’ ma in ogni caso entrambe le linee si congiungono nel punto dall’altra parte della montagna (che è circolare), quindi una volta arrivati alla fine della East Line si può prendere la West Line e viceversa (oppure in alternativa alla fine di una delle due linee si può prendere la seggiovia che riporta di nuovo a dove la funivia era arrivata).
Ad ogni modo, una volta che la funivia è arrivata in cima la situazione è la stessa: visibilità ridotta a zero o quasi.
E in più ci sono altri tre inconvenienti (anzi quattro):
-Le scale mobili che portano alla Tianmen Dong (in cinese 天门洞 , la grotta Tianmen) sono chiuse per riparazioni dal 17 dicembre 2017 (io ci sono stato il 22 gennaio 2018).
-Come conseguenza della chiusura delle suddette scale mobili anche l’accesso alla Tianmen Dong, una delle parti più spettacolari del Monte Tianmen, è precluso.
-L’accesso a una delle 3 passarelle TRASPARENTI sospese nel vuoto, la ‘Coiling Dragon Cliff Glass Bottom Cliffside Path’ (o 盘龙崖玻璃栈道 in cinese) è SBARRATO, ci sono lavori in corso e quindi è inaccessibile (poco male, visto che si sarebbe comunque visto poco).
– L’accesso al monte+funivia costa 258 yuan(33 euro al cambio attuale) + 5 yuan per la passerella di vetro sul versante est della montagna (in cinese: 东线玻璃栈道, che è quella che ho fatto io) + 25 yuan per la seggiovia(non funivia! ma una seggiovia per due persone) che porta dalla fine (dall’incrocio) della ‘East Line’ e ‘West Line’ fino al punto dove era arrivata la funivia e a dove si deve riprendere per scendere a valle.

Punti positivi:
-La nebbia da al tutto un’aria MOLTO mistica (non so perchè ma in casi del genere si pensa SEMPRE a Dracula) che a tratti è anche affascinante ma il punto è che la nebbia è davvero TROPPA, si vede davvero pochissimo.
-La seggiovia (non la funivia!) da 25 yuan, dà una sensazione di essere sospesi tra le nuvole, soprattutto con così tanta nebbia, veramente strana (interessante) ma anche qui la nebbia è davvero troppa.
-Le varie passerelle(di legno) che penzolano dai lati della montagna e la passerella di vetro su cui sono stato danno un’idea che SE SI VEDESSE QUALCOSA sarebbe davvero spettacolare

CINA: Hongcun e Xidi


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Hongcun: stagno della luna (月沼 -Yue zhao) con carne annessa.

Hongcun: stagno della luna (月沼 -Yue zhao) con carne annessa.

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Hongcun: Lago Meridionale (南湖 Nan Hu)

Hongcun: Lago Meridionale (南湖 Nan Hu)

Xidi: 敬爱堂 (palazzo Jinghai)

Xidi: 敬爱堂 (palazzo Jinghai)

Xidi: una strada

Xidi: una strada

Cronache di viaggio …..
E’ una gelida mattina di gennaio come tante altre a Pechino e dopo solo 3 ore di sonno e una sbronza epocale (ma non più epocale del solito) viene a salutarmi G. e mi metto in marcia verso la stazione col cervello che mi pulsa vorticosamente.
La stazione Ovest (Xi Zhan ) di Pechino è il solito delirio fatto di migliaia di vite che si accalcano arrembando verso i treni: un’enorme fiumana che si fa largo verso i binari di quell’enorme mostro di cemento che è la stazione West di Beijing. Alle 13:00 riesco ad approdare sul treno e dopo pochi minuti piombo in un sonno agitato scandito dagli improperi (che avverto tra sonno e veglia) che si urlano l’un l’altro i miei vicini di cuccetta: mi aspettano 20 ore di treno.
Sono diretto verso Huangshan (in cinese: 黄山市) che è sia il nome della cittadina adiacente alla “yellow mountain”(che si chiama appunto Huangshan in cinese), sia il nome della montagna stessa: ad aumentare la confusione c’è il fatto che la suddetta città ha due nomi e cioè Huangshan (per l’appunto) e Tunxi (in cinese: 屯溪) per motivi a me ancora ignoti.
Arrivo a Huangshan (alias Tunxi) la mattina del 20 gennaio ed è una bellissima giornata di sole e ci sono 10 gradi (10 in più di quando sono partito da Pechino): la stazione di Huangshan sembra la stazione di Salerno negli anni ’80 (ahah): stesse dimensioni e MOLTO scalcagnata…infatti seppure con un esterno appariscente l’intonaco all’interno se ne cade a pezzi.
Dalla stazione dei treni prendo un taxi (costo: 10 yuan, meno di un euro e mezzo) che mi porta alla stazione dei pullman di Tunxi/Huangshan da dove prendo un pullman per Hongcun, villaggio dell’etnia cinese Hui a 1 ora e mezza di distanza: il villaggio insieme con Xidi (altro villaggio) è patrimonio UNESCO. All’ingresso del villaggio mi reco presso uno sportello informazioni da dove un’addetta chiama la responsabile dell’ostello/guest house che mi viene a prelevare.
Huangshan è un villaggio estremamente scenografico fatto di laghi, dedali di vicoli, canali e cibo auto-prodotto nel villaggio.
Nell’ostello che si chiama Qingheyue(清和月) dopo le 5 di pomeriggio (è inverno) fa un freddo boia e le aree comuni (sala da pranzo, biblioteca, reception) non solo non sono provviste di riscaldamento ma sono completamente aperte (!) per cui fa un freddo allucinante (durante la notte la temperatura cala a 2-3 gradi)….sono pazzi questi cinesi.
Il giorno successivo viaggetto direzione Xidi in cui rispetto ad Hongcun si nota una differenza sostanziale: qui la gente ci vive ancora, la cittadina è viva, non è solo quasi esclusivamente un posto turistico come Hongcun, c’è un po’ un’atmosfera da ‘tempi andati’, da ritmi di campagna e sensazione che oltre all’immancabile arrivo del turismo parecchia gente viva ancora di agricoltura, allevamento e pesca (si vede gente lavare i panni nel pozzo, per dire).
Al ritorno da Xidi , ancora Hongcun dove mi perdo (piacevolmente) nei vicoli del villaggio e dove dopo una mezzora e un paio di snack mangiati per strada riesco a trovare l’ostello.
Qualcuno dica a sta gente di riscaldare gli edifici…dio Carol. freeeeddd!!

p.s. non so perchè alcune foto perdono di risoluzione quando le carico sul blog.
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