北京人 Běijīng rén

Racconti di viaggi in giro per la Cina (e il mondo) di uno che è rimasto a Pechino troppo tempo…

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Category : Couchsurfing

I mercati notturni/diurni di cibo (e molto altro) di Bangkok

Il “Train market” di Srinakarin, il primo e più grande mercato notturno di Bangkok.

I mercati notturni in Thailandia (in questo caso a Bangkok) credo siano una tappa imperdibile per ogni buon epicureo in quanto sono letteralmente il paradiso dello street food e come disse qualcuno “il modo migliore per conoscere un popolo è tramite il suo stomaco” il che mi è sembrato fin da subito un’affermazione alquanto intrigante e ho ben presto deciso di farla veramente mia, adottandola come filosofia di vita da praticare con costanza e dedizione e i mercati notturni di Bangkok sono stati e saranno uno dei santuari della mia filosofia: ci sono file di bancarelle interminabili dove si servono centinaia di metri di leccornie di tutti i tipi e sono il modo migliore per passare una serata in compagnia o anche da soli, mangiando a sbafo mentre ci si aggira contenti alla visione di cotanta abbondanza di cibarie (la maggior parte dei mercati notturni è aperta dalle cinque di pomeriggio all’una di notte) assaggiando un po’ questo e un po’ quello dalle varie postazioni che vendono da mangiare, bevendo una birra qua e un altra là mentre si passeggia tra i banchetti di cibo. E volendo si può anche prendere un tavolino e rilassarsi un attimo e far sbollire la calura dei 30 gradi costanti di Bangkok con una buona birra ghiacciata, due chiacchiere, quattro risate e na ventina di simil-dim-sum (come quello che ho preso io, tra le altre cose) o centinaia di altri piatti e snack da scegliere tra quelli a disposizione.

Una specie di dim-sum accompagnati da una birra Leo al Train Market di Srinakarin a Bangkok

Personalmente sono stato fin’ora in 2 ‘night market’ (ero stato anche in altri nell’incursione a Bangkok di due anni fa):

1.Il Talad Rot Fai Train Night Market a Ratchada

2. Il Train Market di Srinakarin

Questi mercati (ce ne sono veramente tanti, in tutta la città) si chiamano tutti “train market” perché originariamente quando sono sorti si svolgevano all’interno di carrozze di treni dismessi (ma questa è un’informazione datami da una persona del posto e non ci metto la mano sul fuoco, se volete esserne certi rivolgetevi all’amico Google). Oltre alla roba da mangiare in abbondanza e al beveraggio che non manca mai ognuno di questi mercati ha anche qualcos’altro. Il Talad Rot Fai Train Night Market a Ratchada non è grandissimo (molto più piccolo di quello di Srinakarin comunque) e in aggiunta alla roba per riempirsi la panza ha anche vestiti, scarpe, ornamenti e roba economica di carabattole sparse (qualche souvenir o cose del genere) ma comunque veramente niente di esaltante da questo punto di vista. Il “train market” di Srinakarin,d’altra parte, è molto più grande ed ha il suo punto di forza nei vestiti vintage: all’interno dello spazio del mercato c’è grande profusione di capi di vestiario, scarpe e suppellettili varie che erano in voga ai bei tempi che furono. Non solo vestiti ma perfino macchine e motocicli che facevano furore qualche decennio fa e pompe di benzina (!) dell’epoca (ci saranno almeno una decina di pompe -a secco- di benzina).E non solo: anche vecchi televisori, giocattoli e action figure anni ’80, mobili vintage e perfino un paio di (autentici) elicotteri risalenti a qualche lustro fa. Comunque anche al mercato di Srinakarin il cibo ha una rilevanza fondamentale e se esiste su questa terra un paradiso per i golosi questa è senz’altro una delle sue succursali: piatti thai a non finire ma anche sushi, okonomiyaki e una serie di stranezze non meglio definibili (tra le quali l’immancabile barbecue di coccodrillo).

una okonomiyaki al “train market” di Srinakarin
Una delle auto (e vespe) esposte al “train market” di Srinakarin
Pompa di benzina al “train market” di Srinakarin
TV e telefoni al “train market” di Srinakarin
Fila enorme di bancarelle al “train market” di Srinakarin (questa è solo la parte riguardante il cibo).

(molte) costolette di maiale in vendita al Talad Rot Fai Train Night Market a Ratchada(Bangkok)

Un mio VIDEO: Train Market di Srinakarin a Bangkok(Thailandia)

AGGIORNAMENTO[20 febbraio 2020]: ieri ho visitato un terzo mercato notturno, che è:

3.l’Owl Market di Nonthaburi

La scelta è caduta su questo mercato in quanto era quello più vicino all’abitazione del mio ospitante di Couchsurfing: come detto prima questi mercati sono sorti un po’ come funghi negli ultimi dieci anni e quindi ormai ce n’è grosso modo uno per ogni quartiere. Questo è un mercato al 100% locale, non c’è nessun turista e nessuno sembra parlare una parola di inglese. I giorni di maggiore affluenza sono venerdì,sabato e domenica ed in effetti durante la mia visita (avvenuta di giovedì) pur essendoci comunque un numero considerevole di bancarelle di cibo, il mio ospitante mi fa notare che le postazioni presenti sono circa la metà rispetto a quelle presenti nel weekend e anche l’affluenza di visitatori è decisamente inferiore rispetto a quella che si vede nel fine settimana. Comunque a Bangkok, data la calura che imperversa 12 mesi l’anno, ogni giorno è buono per farsi un paio di birre e 2-3 piatti diversi da altrettante bancarelle in qualche mercato notturno all’aperto. In questo mercato, forse perché la mia visita cade al di fuori del weekend, i vestiti/oggetti/gadget “extra cibo” in vendita sono presenti in numero abbastanza ridotto.

Questa volta ho provato il “moo yor” che è una sorta di salsiccia di maiale formata da una pasta che viene messa a riposare in delle foglie di banana in modo da assumere la tipica forma verdina/biancastra e, una volta comprata, viene tagliuzzata, mescolata ad altre erbe e condimenti e servita a mo’ di insalata. È piccante al punto giusto questa specie di wurstellone e nel contesto dell’insalata non è affato male (da sola a un sapore tutto sommato scialbo).

Il “moo yor”, un piatto tipico del nord della Thailandia. All’Owl Market di Nonthaburi
Il “moo yor”, lo stesso della foto precedente, fatto a pezzi in una sorta di insalata (piccante!).

Altra cosa che non manca mai tra il cibo di strada in Thailandia è il calamaro, in genere grigliato e servito in più di una variante. Nella foto che segue si può vedere una distesa di calamari pronti per essere introdotti alle braci del barbecue e poi azzannati.

Distesa di calamari all’Owl Market di Nonthaburi

E per finire… un’altra insalatina di calamari mista a noccioline e (credo) mollica di pane e peperoncino piccante. Questa è davvero gustosa e va a pennello con una birra Chang (una delle birre thailandesi) ghiacciata. Foto a seguire. Bbbooona!

un insalata di calamari alquanto gustosa all’Owl Market di Nonthaburi
Anche la roba da bere “strana”/tradizionale non manca mai. Questi però non li ho ancora assaggiati :-/
Immagine bonus: Doraemon e compagni in vendita all’Owl Market di Nonthaburi

AGGIORNAMENTO[26 febbraio 2020]: oggi ho visitato un quarto mercato, che è il famoso:

4.Chatuchack Market

Il mercato di Chatuchack il cui sottotitolo è “weekend market” è in realtà ora aperto tutti i giorni della settimana tranne il lunedì e il martedì ed uno dei più famosi di Bangkok. A differenza di altri mercati è un mercato diurno, aperto dalla mattina fino alle 6 del pomeriggio. Tranne il venerdì che è il giorno in cui è aperto dalle 18:00 a mezzanotte. Io ci vado di mercoledì e in realtà l’unica cosa che vedo in questo mercato sono: LE PIANTE. Tante, tante piante, centinaia di metri (chilometri?) di piante di ogni foggia e misura. Le piante (e qualche postazione di vendita libri, ma relativamente poche) sono quasi l’unica cosa che sembra essere in vendita in questo mercato di mercoledì. Quasi tutti i negozietti/bancarelle hanno le serrande abbassate e in generale la gente presente non è moltissima. In più: fa un caldo pazzesco che percepisco ancora più intenso della calura che pervade normalmente le strade della capitale thailandese. C’è roba in vendita (piante) all’esterno, sotto il sole a picco a diciottomila gradi(cit.) ed essendo io solo di passaggio in città non ho un interesse così alto per le piante al momento, quindi faccio un giro abbastanza veloce. Sul versante cibo non c’è niente: 3-4 posti sparsi su tutta la superfice del mercato e un ristorantino che sembra frequentato prevalentemente da stranieri occidentali e che ha prezzi abbastanza “gonfiati”: ho preso un riso all’ananas e una birra per 390 bath (che sono 11 euro, afaccrocazz). In genere ai chioschi per strada sparsi per la città si mangia per 50 bath(0,60 euro) e includendo anche una birra grande dal 7-Eleven circa 100 bath in tutto… Comunque ci tornerò di venerdì, quando tutti i chioschi stracolmi delle merci più disparate saranno in attività. Stei tiunèd!

Piante in vendita al mercato di Chatuchak. 20 (bath) sono 0,60 euro. 50 (bath) sono meno di 1.50 euro.
Piante al mercato di Chatuchak
Ah, e anche qualche libro…
Al mercato di Chatuchak di mercoledì la maggior parte dei posti è chiusa.
Andare al mercato di Chatuchak di giorno è un po’ così…

AGGIORNAMENTO[28 febbraio 2020]: oggi sono tornato (dopo la volta del 26 febbraio 2020, due giorni prima) al mercato di Chatuchak.

E questa volta (28 febbraio ’20) è di venerdì: come detto sopra il venerdì è l’unico giorno che il mercato è aperto di sera (dalle 18:00 a mezzanotte). Ora non so se sia cambiato qualche cosa rispetto alla recensioni che ho letto online oppure molto probabilmente non le ho lette accuratamente ma comunque devo dire che questo mercato si è rivelato di nuovo relativamente deludente. Perchè deludente ? Perché è monotematico. Dalle recensioni (e dalla volta precedente che ci son stato, 2 anni fa) ricordo ci fosse di tutto: dai vestiti moderni a quelli vintage, dai libri agli animali domestici, dal cibo, alle piante, agli acquari, all’elettronica… Invece durante questa mia visita , di venerdì sera, ci sono essenzialmente due cose: VESTITI e roba da mangiare/bere. Tutto lo spazio enorme che il mercoledì era occupato dalle piante, il venerdì è occupato dai vestiti. Ma i vestiti che si trovano sono essenzialmente quella che a Napoli si suol dire bubbazza, cioè qualcosa di molto scadente, roba da mercatino trita e ritrita. C’è zero vintage, sono le solite pezze sostanzialmente. Qualcosina (-ina -ina) di più strano e particolare si trova ancora (per esempio il pantalone di cui ho postato una foto sotto) ma comunque pochino. Ah, e il cibo: c’è un grande assembramento di postazioni con pappatoria di svariato tipo all’ingresso del mercato, più varie bancarelle sparse su tutta la superfice: i prezzi sono leggermente più alti di quelli che si trovano in altri quartieri di Bangkok, ma cmq estremamente economici. Comunque, se non si è visto nessun altro mercato, e si vuole passare una serata a passeggiare sbevazzando una birra fredda, raccattando una maglietta in vendita durante il cammino e mangiando in allegria lo si può fare a Chatuchak il venerdì sera: ma comunque ci sono tanti altri posti così a Bangkok, indi…

Assembramento di bancarelle con roba da mangiare all’ingresso del mercato di Chatuchak
Pantalone molto eccitOnte che ho comBrato al mercato di Chatuchak
Il “six pack” sta arrivando. Per ora ho “six pack” di birre che ho comprato al supermercato…fa lo stess’ ? Non credo ?
Hmmm mi sono accattato il gelato con la birra. E’ facile facile: prendi una coppetta di gelato e ci versi la birra dentro. come si suol dire “nun c’ vo’ na scienzzzz…”

Messico: Cancun, Holbox, Merida….

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Ottobre 2013. Il viaggio Cina-Italia via terra risale ad ormai 3 anni fa e il viaggio in America latina risale a 1 anno (fine 2013).
Questo è quello che ho scritto un annetto fa (ora è Ottobre 2014):
Sono diretto in Messico e ci vado partendo da Bruxelles dove mi ospita per qualche giorno D., vecchio amico dei tempi dell’università a Napoli: mi ha fatto molto piacere rivederlo e constatare come fortunatamente certe persone non cambino(almeno per il momento). A Brussels ho incontrato di nuovo anche S., che viveva anche lei nella casa-comune di Montesanto (Napoli) ormai 8 anni fa: sono stati momenti molto piacevoli con entrambi.
Fa fresco e il treno per l’aeroporto della capitale belga parte dalla stazione Nord, nel mezzo delle prostitute nere che vendono dalle vetrine le proprie mercanzie.
L’arrivo a Cancun(Messico) è abbastanza scioccante: a parte lo scalo a Cuba(Varadero) per far scendere e salire altri passeggeri(cosa credo mai vista nella storia del trasporto aereo, o quanto meno mai vista da me), all’arrivo la temperatura è di oltre 30 gradi e….sono abbastanza rintronato dal cambio di fuso e dall’idea di trovarmi dall’altra parte del mondo, un’altra parte del mondo molto diversa dalla (per me) familiare (se non pure “di casa” si potrebbe dire) Asia. Non so niente dell’America Latina, ci metto piede per la prima volta e non ho nessun punto di riferimento mentale: non so che tipo di gente ci abita, quale “stato mentale” è la normalità o quanto meno quello predominante. Insomma sono alquanto disorientato.
All’immigrazione quando l’impiegata della dogana messicana mi chiede “vacanza?” credo che stia parlando in Italiano e rispondo “sì sì ….vacanza”: poi mi rendo conto che forse parlava in spagnolo; e questa è un’altra cosa anomala per me: in altri paesi in cui sono stato tipo Cina(dove ho vissuto per circa 5-6 anni) o tutti i paesi asiatici o medio-orientali in cui sono approdato la lingua era totalmente differente da quella nativa e, a parte il cinese, delle altre non ne capivo una sillaba o quasi; ma una lingua così vicina all’Italiana ma che comunque non parlo mi disorienta alquanto “la capisco o non la capisco?”: mi fa sentire un rincoglionito(non che forse probabilmente non lo sia). Arrivo al centro di Cancun: tutte case basse, di un paio di piani al massimo, e mi reco da S. che mi ospiterà a casa sua tramite couchbriochesurfing: un tipo che è istruttore di immersione subacquea (scuba diving) che mi da parecchi consigli per viaggiare in Centro America (che sembra aver girato in lungo e in largo) e fornisce una camera tutta per me per riposare le mie membra distrutte dal viaggio e il mio cervello sconvolto dal cambio di temperatura e dal fuso orario. Il giorno dopo mare tutto il giorno: Cancun è una città estremamente turistica, quasi “la Rimini del Messico” si potrebbe dire piena com’è di resort e alberghi a non finire. Ma comunque ora essendo “bassissima stagione” (secondo le parole del mio ospitante Couchsurfing) le spiaggie sono mezze vuote….ed è una goduria! Acque dai colori entusiasmOnti e spiagge visivamente affascinOnti sono tutte per me! 🙂 Me la godo per un paio di giorni al mare e S. e il suo coinquilino mi danno un po’ di validi consigli per il viaggio (e la condivisione di un certo numero di birre nella night life di Cancun).
Prossima tappa: ISLA HOLBOX Isoletta sulla costa nord del Quintana Roo (uno stato messicano), quasi in Yucatan(altro stato messicano), comunque sopra la penisola dello Yucatan. E’ la fine della stagione delle piogge (fine ottobre) e dopo 3 giorni di sole a Cancun, il tempo all’isola dell’xBox sembra estremamente variabile, tra uno scroscio di pioggia e un inondazione di sole. Holbox è un’isola senza macchine, solo pedoni(ma con kart da campo di golf), e strade fatte di sabbia bianca: un posto di totale pace nel quale oziare e godersi il mar dei Caraibi, fatto in questo caso di spiagge bianche, strani uccelli(tucani? forse), barche di piccole dimensioni adagiate sulla spiaggia e sporadici turisti. Essendo bassissima stagione ci sono pochissimi visitatori e spiagge quasi deserte. Il mio ostello è pieno di amache sulle quali ronfare …zzzz….e poi faccio la conoscenza con le +quesadilla+ , ‘na specie di +taco+ (ma completamente chiuse, non aperte) piene di formaggio (“queso” significa formaggio) e altro: very gooood….ne mangerò una quantità spropositata in Messico. Poi tre-quattro Corona a sera di ordinanza e il tempo passa in allegria.
Dopo un paio di giorni a Holbox, traghetto alle cinque e mezza di mattina per Chiquila (20 minuti) e poi pullman per Merida : il pullman sembra fermarsi lettaralmente ogni momento per far salire e scendere gente, principalmente sembrano studenti di età da medie/superiori italiane, il dubbio che mi viene è a che ora inizi la scuola se questi prendono un pullman alle sei e mezza di mattina. Sulla strada tra Chiquila (sulla costa di fronte all’Isla Holbox) e Merida mi rendo conto in che stato sia la rete stradale messicana: in pratica una stradina a una sola corsia(per senso di marcia) in mezzo alla campagna è il collegamento esistente tra queste due città e le strade che ho percorso in tutto il Messico centro-meridionale non sono in stato migliore. Merida è una cittadina di dimensioni ridotte, di epoca coloniale, con sanpietrini (‘na specie) e case a un solo piano del diciannovesimo secolo. La sua piazza principale è stata costruita in gran parte smembrando (durante la conquista spagnola) monumenti maya per costruire i palazzi della dominazione spagnola (edifici governativi, chiese, monumenti celebrativi): il che sembra abbastanza triste ma da anche alla città un’aria singolare, affascinante. Il mercato è un delirio(come molti mercati in centro America) e vale la pena andarci anche solo per l’atmosfera di caos e vitalità che si respira ed è anche molto grande e ci si trovano chioschi con roba da mangiare a prezzi super stracciati…..come per esempio la +pibil de pollo+ (“pollo” è pronunciato “poglio”), una specie di foglia (di banano?) con avvolto pollo e altre spezie all’interno: cibo tipico di questa parte di Messico. L’ostello in cui sto è appunto una vecchia casa coloniale fatta di cortili uno nell’altro e una grande piscina nel cortile finale, affascinOnte direi.

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Sono arrivato in Bulgaria, nel viaggio via terra verso l’Italia, esattamente due anni fa: il 5 dicembre del 2011. Adesso è il 7 dicembre 2012 e sono seduto col portatile sul molo (Muelle de Cabotaje) di La Ceiba (Honduras) in attesa (ormai da alcune ore, visto che ho perso l’imbarcazione precedente per 8 minuti) del traghetto per Utila, l’isola più piccola delle Bay Islands (o Islas de la Bahia che dir si voglia).
Arrivo a Veliko Tarnovo (mia prima fermata in Bulgaria) da Istambul (o istanbul?) in treno. Prima di giungere nella cittadina suddetta il treno ferma a Stara Zagora (altra città bulgara) dove compro , con degli euro che mi sono avanzati da circa un paio d’anni prima, seppure la valuta della Bulgaria sia il lev, il mio primo panino bulgaro, tra i commenti divertiti della signora alla stazione. che per oscuri motivi trova interessOnte il fatto che io paghi in euri (a volte in effetti si ricordano cose non tanto rilevanti xD).
Arrivo a Veliko Tarnovo di sera e mi ospitano delle ragazze(tramite couchsurfing) che studiano lì ma che il giorno dopo devono tornare nella loro città di origine. Guardiamo un film (“Non ti muovere”, in italiano con sottotitoli in inglese) che avevo sul portatile, molto interessOnte e famo due chiacchiere. Il giorno dopo vado un po’ in giro per la cittadina: sustanzialmenD una cittadina tranquilla (MOLTO tranquilla) che ha un castello su una collina come sua “highlight” e qualche chiesa sparsa in giro. Chiese che hanno tutte un’aria insolita rispetto a quelle che in genere ho visto: sembrano tutte nuovissime,come se su tutte avessero dato una mano di pittura bianca molto di recente (o probabilmente sono le chiese stesse che non risalgono a molti anni fa) e soprattutto i dipinti che ci sono all’interno sembrano tutti avere colori molto accesi (quasi “lucidi”, non opachi) e danno un effetto quasi psichedelico forse dovuto al fatto che ciascuna figura (figure sacre: cristo, la madonna, e compagnia bella) sono replicate più volte una accanto all’altro: nel senso che la stessa figura è dipinta come sdoppiata decine di volte in figure identiche (si può vedere in una delle foto di questo post). Il castello dal conto sua ha una lunga strada di accesso e nel momento in cui l’ho visitatato, avvolto com’era nella nebbia, aveva un’aria abbastanza lugubre.
Per il resto strade acciottolate, viottoli, casette a uno o due piani con tetto spiovente. Una città che si potrebbe definire tranquilla, amena: senza traffico, poche macchine, poche persone per le strade, negozi che chiudono presto, eccetera.
La prossima fermata in Bulgaria è Plovdiv, dove mi ospita (ancora tramite il surf del couch xD), un tipo tedesco. Il suggett in questione abita in un palazzo alla periferia della città (ricordo che era l’ultima fermata del pullman), in un’area che sembra tipo di palazzoni popolari, un po’ dismessi. Della sua ospitalità ricordo principalmente lunghe discussioni avanti a litri e litri (letteralmente) di birra: si parla di viaggi, Cina, e un po’ di qualsiasi altra cosa. Plovdiv in se è una città di medie dimensioni, con un paio di musei interessanti (principalmente musei etno-qualcosa dove viene illustrata la vita come era un tempo nell’area, oltre ad eventi storici). C’è una parte della città dove si ha una vista interessOnte su tutta la città sottostante. Ricordo anche la visita a una specie di forte diroccato in una cittadina vicina, che secondo l’opinione del mio ospitante avrebbe dovuto essere molto interessante ma che io sinceramente trovo che sia niente di che.
Intorno al dieci dicembre arrivo a Sofia, capitale bulgara. Mi ospita un tipo del luogo (uno che ho ospitato decine e decine di persone prima di me) e che fa un qualche lavoro che ora non ricordo. Vive solo. Anche lui come l’ospitante di Plovdiv in qualche posto in periferia. Di Sofia ricordo, tra le altre cose, una delle sbronze più pesanti che abbia mai preso: una delle sere che ho passato lì, il tipo di couchsurfing mi ha portato a una festa dove ho sbevazzato da solo qualcosa tipo 3/4 di una bottiglia di vodka. La gente dove mi aveva portato il tipo sembrava interessante, divertente, o forse la mia sbronza epocale era tale da farmeli sembrare in quel modo. Comunque il giorno dopo non ricordavo molto delle fasi della festa successive alle prime due ore: buchi di memoria intervallati da immagini che ometterò per decenza (nonostante “l’imbarazzo in fondo è un residuato dell’ideologia borghese” :D). Sofia è già incredibilmente fredda la sera (non freddissima in realtà, intorno agli zero gradi, ma comunque non una temperatura molto inebriante, diciamo).
Belle, enormi chiese, che hanno la particolarità di essere illuminate da candele vere (invece che elettriche) che danno un’atmosfera affascinante; qualche residuo del comunismo e dei tempi che furono quà e là, tipo un monumento agli eroi del comunismo, qualche parco e grande piazza, un’idea di un interessante intreccio tra oriente e occidente.
Dopo Sofia si parte per Skopje, Macedonia.

Viaggio Cina-Italia via terra, IRAN: Teheran

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Oggi è il 30 giugno 2013 e, tanto per cambiare sono a Pechino: c’è la solita cappa estiva di caldo corredata da inquinamento di almeno 5 volte sopra il limite oltre il quale diventa rischioso per la salute. Il tutto è corredato dal fatto che da svariati giorni (facciamo una settimana?) il sole è stato totalmente oscurato da un misto di nebbia densa e caligine ed è un incubo in cui si è immersi per almeno 15-20 giorni al mese (e la metereopatia non c’entra un cazzo, questo è proprio lo schifo): vivere per giorni al (semi-)buio penso che non piaccia a nessuno e a me personalmente deprime.
Il 4 novembre 2011, 1 anno e 8 mesi fa, passavo per Teheran, mia ultima tappa in Iran del viaggio Cina-Italia via terra: a Teheran mi ospita Fatemeh (tramite couchsurfing), una ragazza che abita nella zona universitaria di Teheran, nella parte nord della città. Io arrivo alla stazione degli autobus di Teheran, nel sud della metropoli iraniana da Kashan, città a circa 2 ore e mezza di autobus.
Poi, in metropolitana arrivo al luogo dell’appuntamento: la stazione della metro di Valiasr, vicino al Teatr-e Shahr (un teatro). Fatemeh è una tipa molto vitale e alla mano e mi colpisce il fatto (visto quello che si dice o si tende a pensare all’estero dell’Iran) che una ragazza sola ospiti in casa un esponente del sesso opposto (ossia me medesimo :P); lei studia francese all’università e si sta per laureare: mi spiega che appena ha finito con l’università si vuole trasferire all’estero e che ne ha piene le palle del governo iraniano e delle sue restrizioni: per esempio l’obbligo di portare il velo(una pezza che copre solo i capelli) in luoghi pubblici per le donne iraniane (lei se ne sbatte e infatti butta il velo da qualche parte appena entra in casa). Dormo a terra ai piedi del suo letto su un materasso da campeggio+saccoappelo.
Il giorno dopo usciamo insieme per andare al bazar (veramente ENORME!) di Teheran, poi a pranzo e infine a bere un tè seduti fuori la moschea principale di Teheran. Poi io da solo vado a visitare il palazzo Golestan (http://en.wikipedia.org/wiki/Golestan_Palace) che è quello nella quarta, quinta e sesta foto: fascinating….
Il giorno dopo ho modo di vedere da fuori l’ambasciata americana che è stata occupata e poi chiusa dopo la rivoluzione iraniana degli anni ’70 (ho anche modo di vedere un interessOntissimo museo dei gioielli( http://italian.irib.ir/radioculture/gallerie/gallerie-immagini/item/82251-teheran/museo-nazionale-dei-gioielli-guarda-immagini ).
La sera andiamo a comprare da mangiare con Fatemeh (ultima foto) che cucina per me un piatto tipico iraniano (di cui ora non ricordo il nome).
Poi….dopo 2-3 giorni lascio Teheran e passo il confine Iran-Iraq(kurdistan).

Altre mie foto di Teheran:


https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/IRANTeheran

Viaggio Cina-Italia via terra, IRAN: Yazd














troppe foto? …..per Yazd ne valeva la pena 🙂
Sette gennaio duemilatredici: duemilatredici….mi verrebbe da dire “si è fatto tardi….” (tipo questo: azz, s'e fatt' tard'… , nice video): quando arriva un nuovo anno (e ultimamente più del solito) ho sempre l’impressione che “s’è fatto tardi”. Non pensavo che un giorno sarei veramente arrivato alla veneranda età di biiip e 4 mesi…invece, non so come, ma è accaduto: azz!! s’è fatto tardi!
In tutti i modi, oggi è il 7 gennaio del porco dio 2013 e anche se so che è stupido scandire il tempo con delle scadenze convenzionali (perchè il nuovo debba arrivare il 1 gennaio e non il 24 agosto me lo sono sempre chiesto), a ogni scoccare di un nuovo anno non posso fare a meno di pensare che il tempo a volte possa essere davvero vertiginoso.
Sono in ufficio, a Pechino, circodato da idioti la cui unica aspirazione sembra essere comprarsi qualcosa su Taobao(l’Ebay cinese) o qualche nuovo modello di telefonino: vabbè, in effetti 9/10 della popolazione mondiale è così (tralasciamo disamine sociologiche-di reddito). Il mio lavoro è una noia mortale e per di più oggi non c’è niente da fare.
In tutti i modi, a fine ottobre del 2011 passavo per Yazd…dove mi ospita il mitico Balal (il suo nome su Couchsurfing è proprio “mitico Balal” o qualcosa del genere)…il mitico e buon Balallo lavora in un ostello nella parte antica della cittadina di Yazd(nella parte nuova non c’è un cazzo da vedere e giustamente non ci sono ostelli).
Appena arrivo, nel tardo pomeriggio, seguo le sue indicazioni per arrivare al posto dove lavora: è un bell’ostello, con un grande cortile coperto tutto circondato da baldacchini ricoperti di tappeti e cuscini dove la gente si può sedere a parlare, fumare il narghilè, stare su internet col portatile, leggere un libro, etcetera etcetera…Balal è una sorta di leggenda di Couchsurfing (ha ospitato 300 persone, poco più di me, ma anche io sono una leggenda ahah), un tipo davvero pariante (“pariante”? sì) col quale la sera, finito di lavorare, ci ritiriamo a casa sua arrivandoci, miracolosamente, incolumi: ‘sto tipo ha uno stile di guida diciamo esuberante e ogni accellerata, sorpasso a destra e frenata è un mezzo infarto. Casa sua è nella parte moderna di Yazd e in pratica abita in una specie di “caverna”: cioè una stanza che ha la forma di una caverna, un seminterrato che sta sotto alla casa dove abita la madre. Il mitico fuma il narghilè senza soluzione di continuità, ha una ragazza bionda occidentale(che al momento non c’era) e ospita centinaia di persone nella caverna (:D). La prima foto in questo post raffigura una parete della sua caverna (eeeeeh….).
La mattina dopo, esco quando esce lui e vado in giro per Yazd: solito bazar, moschea(comunuque molto bella) ma…ma Yazd è una città unica e ciò che la rende unica è il centro antico con la sua architettura fatta di vicoletti, a volte strettissimi, archi, torri del vento, qanat: le torri del vento sono in pratica gli antenati dell’aria condizionata (si possono vedere nella seconda, nella quinta e nella sesta foto di questo post) e il loro funzionamento in pratica si basa su una scambio d’aria fra l’estiva aria torrida dell’esterno e l’aria all’interno delle abitazioni alla quale è frapposta una canalizzazione di acqua fredda che raffredda l’aria esterna prima che giunga nella casa(per capirne meglio il funzionamento cercatevele su Google); i qanat già li avevo visti in Cina, nella provincia del Xinjiang, a Turpan (qui: https://www.beijingren.biz/?p=191 ).
Yazd è anche il principale centro iraniano dello religione zoroastriana: visito il tempio zoroastriano col suo fuoco sacro perennemente acceso…e le “torri del silenzio”, due torri che si ergono su una pianura spoglia e desertica e che costituivano un tempo la naturale destinazione dei morti: secondo lo zoroastrismo i cadaveri contaminano la terra e quindi venivano esposti sulla torre del silenzio dove venivano divorati dagli avvoltoi…le torri al tramonto avevano un aspetto spettacolare e inquietante al tempo stesso. Ora pare che la situazione sia stata trovata seppellendo i cadaveri in bare di acciaio inossidabile (così la terra non viene più contaminata).
Poi ritorno all’ostello del mitico balallo e dopo vado con lui e un altro tipo olandese a casa del mitico a bere(ordinando alcohol di contrabbando ovviamente visto che è vietato) e fumare un mega narghilè.
salute.
next stop: Isfahan.


Altre mie foto di Yazd a questo link:

https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/FewOfYazdIRANQualcunaDiYAZD

Ecchice di nuovo qui. Sospendo per un attimo la narrazione del viaggio Pechino-Sud Italia via terra (avvenuto ormai un anno fa).
E’ il 28 settembre e sono a Kunming, nello Yunnan: La provincia più a sud della Cina insieme al Guangdong e al Guangxi. Sono a casa di N. , mio amico ameriGano-Běijīng-rénnnese (pechinese) che a febbraio del 2011 si è trasferito nel freddo della capitale cinese dalla fascinating Las Vegas, Nevada, United States. Ora da un annetto vive a Kunming,Yunnan,China (http://goo.gl/maps/JSfrL) con la ragazza e i due gatti: Catbus(:D) e Charlie.
Durante la (ormai) passata estate ho pensato spesso di lasciare pechino e trasferirmi qui, nel relax ozioso dello Yunnan, lontano dallo stress, dal caos e dell’inquinamento di Pechino. E….I’ll do it….appena magari la vita pechinese di lavoro-casa-stress mi diventerà ancora un po’ più insopportabile.
Comunque, in attesa di fare ciò mi sono preso due settimane di vacanze, di tregua dal lavoro-da-scimmia-in-ufficio, che sommate alla settimana di vacanze per la festa nazionale cinese(1-7 ottobre) fanno 3 belle settimane lontane dal grigiore e dallo scoglionamento di un lavoro avanti a un monitor.
Settimane che fino all’ultimo non so come spendere. Quello che so di certo, è che non starò in ufficio. Fino a prima dell’inizio delle mie settimane di vacanza sto ospitando a casa S. , un Couchsurfer tedesco.
Lui sta viaggiando dall’Europa via terra ed è arrivato a Pechino attraverso le ex repubbliche sovietiche. La sua prossima tappa è Xi’An: decido di partire con lui.
Mi faccio le mie eccitantissime 12 ore Pechino-Xi’An su un bellissimo sedile duro (equivalente della seconda classe) e alla 4 e mezza di mattina arrivo a Xi’An.
Che del resto è la solita informe, triste, caotica, metropoli cinese senz’anima. La cosa triste(e risaputa) è che Xi’An (come il resto della Cina) ha una storia di migliaia di anni: una storia distrutta per far posto a palazzoni moderni orrendi e a quartieri commerciali disumani. La cosa ancora più incomprensibile (e disgustosa) è che in questa città come in altre città cinesi l’antico viene distrutto e ricostruito in stile Disney, finto e senza significato. Xi’An però ha una bella e vivace parte musulmana con tantissimi ristorantini, luci, genti e colori che sembrano avere un autenticità che nel resto della città è ormai definitivamente scomparso. La moschea è anche piacevole col suo stile totalmente cinese (a parte i tappeti da preghiera nella sala in fondo al complesso). La torre del tamburo e la terra dell’orologio(in mezzo a un super-caotico incrocio nel mezzo della città) invece non hanno più alcun senso.
Ovviamente rivisito (dopo la prima volta del 2004) i guerrieri di terracotta e la sensazione che mi lasciano è la stessa di allora: “150 yuan(20 euro) per vedere qualche decina di mamuozzi di terra” ; in pratica, scusate l’ignoranza archeologica, ma a me di sti cosi di terracotta famosi in tutto il mondo non mi frega assolutamente niente, non esercitano alcun fascino su di me. Per non parlare poi della speculazione di far pagare l’ingresso 20 euro e dell’enorme business che ‘sti cosi di terracotta generano.
Una delle sere passate a Xi’An io e S.,il couchsurfer che ospitavo a casa a Pechino, siamo andati a un meeting couchsurfing: cena in un ristorantino nel quartiere musulmano e poi alla ricerca di un bar il cui è accesso alla strada dove si trova è sbarrato da un ENORME cantiere per la costruzione di qualche enorme complesso Disney-style finto-cinese. Giriamo per qualche decina di minuti e poi alla fine finiamo per avere un party in una fontana circolare(vuota) e comprare birre a 3 yuan (mezzo euro) nel chiosco affianco alla fontana: 20 persone che bevono, parlano e fanno bagordi fino a tarda ora in una fontana, scena interessante. Poi torniamo in ostello.
Dopo 2-3 giorni a Xi’An ci dirigiamo a Chengdu, capitale della provincia del Sichuan, famosa per il cibo piccantissimo, la riserva naturale dei panda(che in realtà vivono per la maggior parte in gabbie) e la vicina cittadina di Leshan dove c’è il Buddha più grande del mondo (alto 72 metri). Io ci sono già stato nel 2009, quindi Buddha e panda me li evito. A Chengdu ci ospita M., una tipa cinese(contattata tramite couchsurfing), con la quale avevo già scambiato qualche messaggio l’anno scorso perchè stavamo viaggiando nelle stesse zone(Pakistan, Iran…). La tipa è una freak coi fiocchi: “scrittrice”, dall’umore che passa dal depresso(quando non è ubriaca) all’euforico(quando è ubriaca) e inizia a cantare roba punk o musica tradizionale cinese(a seconda della situazione). Una tipa sicuramente interessante, di cui approfondire la conoscenza. Anche se al momento dell’incontro, dopo 1 o 2 giorni che sto a casa sua, il suo comportamento mi scazza al quanto. Andiamo insieme in un bar reggae, a una festa sul terrazzo di una sua amica, e a mangiare schifezze arrostite (spiedini) per strada. Passiamo delle ore (a tratti) molto piacevoli, a tratti molto deprimenti(per me). Con un’altra tipa conosciuta su Couchsurfing andiamo anche in giro per Chengdu: per esempio al Parco Renmin (Renmin Gongyuan in cinese) dove ci sono centinaia di persone (gente comune, gente del popolo), che balla, traccia caratteri cinesi in stile “calligrafico” sul pavimento con enormi pennelli intinti nell’acqua, attraversa il lago del parco in barca, gioca a carte, porta a spasso il cane o semplicemente passeggia: è molto animato e piacevole. Dopo andiamo nella solita parte finto-antica della città in stile Disney: disgustorama.
La prossima destinazione è Chongqing che raggiungo grazie al nuovo treno super-veloce che parte dalla nuova stazione super-moderna-efficiente-che-sembra-un-aereoporto di Chengdu: sole 2 ore di viaggio invece delle 5-6 ore che ci mette il treno “normale”. A Chongqing mi ospita N., una tipa che lavora in un azienda che si occupa di operazioni finanziarie: la tipa abita da sola in un appartamento in un condominio dall’aria costosa nel centro di Chongqing, dietro uno stadio. Ha un enorme cane bianco super-affettuoso e appena arrivo offre a me e a un altro couchsurfer che sta ospitando il celebberrimo hot pot di Chongqing: questo piatto pare sia stato inventato proprio qui. Chonqqing è, diciamo, una sorta di San Francisco in salsa cinese, con tutte le sue salite e discese attraverso le colline sulle quali è adagiata la città: le somiglianze con San Francisco però purtroppo si fermano qui. Il fratello della mia ospitante è super gentile e il giorno dopo mi porta a comprare il biglietto per Kunming, mia prossima tappa, e poi a fare colazione con dei super-gustosi noodles molto spessi e larghi che non ho mai visto prima: il tempo però è inclemente piove quasi tutto il tempo. Andiamo a Chaotianmen: il punto in cui il fiume Jialing e il fiume Yangtze si incontrano. C’è una nebbia pazzesca e pioviggina, quindi non si vede un granchè, ma POTREBBE essere spettacolare 🙂
Poi andiamo a mangiare a Gongyadong(洪崖洞): una serie di ristoranti scavati su una parete di roccia; fino a non molti anni fa su questa parete di roccia ci abitava gente, ora è la solita Disneyland ricostruita a scopo commerciale: nonostante ciò è una struttura senz’altro originale.
Poi andiamo a Ciqikou (磁器口), la parte antica, ricostruita, della città: tanti caffè, negozietti vari…tutti a uso turistico: tranne nella parte superiore della città dove ci vive ancora gente per cazzi suoi in case non ricostruite. Facciamo qualche foto sulle rive dello Yangtze.
Il giorno dopo visita a un complesso sulle montagne, in messo alla natura: è un complesso commemorativo delle vittime (comuniste) del kuomingtang(partito nazionalista) durante gli anni ’30-’40 del 1900: a parte la propaganda che trabocca da ogni didascalia è una visita piacevole e respirare un po’ di aria pura in mezzo alla natura è un ottima cosa 🙂
Poi,dopo un paio di giorni a Chonqing, prendo il treno per Kunming (25 ore e 42 minuti + 1 ora di ritardo): alleluja (almeno ho la cuccetta).
E ora sono qui a Kunming, città dove ho studiato cinese per un paio di mesi nell’estate 2006. il mio amico Las Veghiano (se po di’ “lasveghiano”?) mi ospita: it’s a very niiiice tiiiime nella rilassata Kunming che seppure 10-15 anni fa era tutta un altra storia, nonostante il massiccio, remodeling è ancora un posto molto piacevole.
next stop: Shangrila (香格里拉)
Poi ritorno a Kunming e treno di 48 ore (48 ore in treno porco dio!!) fino a Pechino.

Mie foto di Xi’An, Chengdu, Chongqing:
https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/XiAnChengduChongqingSeptember2012

Mie foto di Kunming e Shangrila:
https://picasaweb.google.com/110690272846847369745/KunmingShangrila