北京人 Běijīng rén

Racconti di viaggi in giro per la Cina (e il mondo) di uno che è rimasto a Pechino troppo tempo…

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Proseguendo verso il villaggio di Nuodeng 诺邓

3 febbraio 2018 da Shaxi –>Jianchuan–>Lanping–>Nuodeng

Il 3 febbraio 2018 è il momento di Nuodeng (诺邓), il delizioso e pittoresco borgo famoso(storicamente) per la produzione di sale e per il suo prosciutto. Gioiellino inviolato sulla antica via del tè. Nuodeng è anch’essa nella provincia cinese dello Yunnan e da queste parti le cose sono spesso molto diverse dalle zone più ricche, meglio connesse e più facili da percorrere della Cina. Lo Yunnan è una provincia prettamente rurale e a parte le solite oasi di Dali, Lijiang , Kunming e Shangri-La che sono state invero invase da quel tipo di turismo chiassoso, sregolato e volto ad arruffare più denaro possibile ignorando totalmente le dinamiche locali dei luoghi dove si sviluppa, è rimasta ancora molto arretrata e fuori dallo sviluppo economico che ha travolto molte zone della Cina. E, viaggiare in questa provincia, specialmente tra piccoli centri può risultare spesso lungo e difficoltoso a causa della carenza di trasporti pubblici. Ma questo costituisce anche parte del fascino del viaggiare nello Yunnan.

In ogni modo il mio viaggio da Shaxi verso Nuodeng inizia quando tutto il resto del villaggio è ancora immerso nel sonno: sveglia alle 6:00 e camminata verso il minibus per Jianchuan(剑 川) da cui poi dovrò proseguire verso Nuodeng. Primo imprevisto: il minibus in teoria parte alle 06:30 , ma in realtà scopro che, pur essendo questo un autobus del servizio dei trasporti “ufficiale” e non uno dei soliti trasporti abusivi comuni in questa parte della Cina, il suddetto minibus non parte fino a circa le otto. Finalmente alle 08:50 (dopo una quarantina di minuti di viaggio) arrivo a Jianchuan da dove prendo al volo un pullman per Lanping (兰坪), questo:

Biglietto del pullman da Jianchuan(剑 川) a Lanping(兰坪).

Da Lanping dovrò prendere un qualche altro mezzo di trasporto per la meta finale: Nuodeng. Lanping fin dall’arrivo nella stazione dei pullman si presenta come uno dei posti più squallidi dell’intera Cina da me visitata: su uno dei lati della stazione di Lanping si notano dei casermoni con dei vetri anneriti dal lerciume proveniente dalle esalazioni delle bettole che fanno cibo e che hanno l’ingresso sulla parte esterna della stazione. Si notano inoltre fusti di roba lercia con gente intenta a lavarci roba nei pressi/dentro, tetti di lamiera un po’ ovunque e in generale condizioni igieniche da terzo mondo.

L’interno della stazione degli autobus di LANPING (兰坪).

Uscito all’esterno della stazione, in primo luogo chiedo alla biglietteria se ci sono connessioni con Yunlong (nei pressi di Nuodeng, che è la mia tappa finale) e avendo ricevuto risposta negativa, mi metto alla ricerca di qualcuna delle solite macchine senza licenza che dovrebbero portarmi dove voglio. Tra le solite occhiate, a metà tra lo scherno e la sorpresa di vedere un occidentale, un laowai , dove in genere non ce ne sono, chiedo come andare a Yunlong. Mi viene risposto che per andare a Yunlong devo recarmi in una parte della città che si chiama Jīn dǐng (金顶) e di conseguenza prendo un taxi e vado in quello che si rivela essere un posto di transito, un posto dove si riuniscono taxi, minibus e macchine abusive varie per le località vicine: un posto caotico, lercio e sovraffollato degno di uno slum di Bombay (anche se io a Bombay non ci sono mai stato in realtà). Appena arrivato qui trovo una macchina che dice che può portarmi direttamente a Nuodeng invece che a Yunlong (che comunque è a pochissimi km da Nuodeng), così poso lo zaino nella macchina e ho la brillante idea di andare a mangiare qualcosa, arrivando in un posto che non esiterei a definire “il peggior ristorante dell’impero”. Condizioni igieniche che definire precarie è un’eufemismo, cibo rivoltante, birra che è all’80% congelata e di conseguenza imbevibile. Diarrea nelle ore seguenti. Una figata . Questo è il genere di avventure che vado cercando.

Ristorante a LANPING (兰坪), in zona Jīn dǐng (金顶). Colera in ciotola.

Finalmente parto per Nuodeng: nel tragitto tra Lanping e Nuodeng credo che i turisti non ci mettano piede manco per sbaglio. Si vedono comunque delle scene alquanto pittoresche, tipo un mercatino alimentare a bordo-strada con una enorme vasca con acqua che ribolle (vendita di pesce? bho).

Una enorme vasca con acqua che ribolle (vendita di pesce? bho).

A metà pomeriggio arrivo a Nuodeng che ha una particolarità: è tutta costruita “in verticale” sul versante di una collina e quindi i mezzi di trasporto all’interno del paese sono essenzialmente due: a piedi o a cavallo/mulo.

Trasporti pubblici a Nuodeng.

Nuodeng è stata solo molto di recente toccata dal turismo, pare sopratutto dopo che la trasmissione “A Bite of China” ne abbia magnificato le virtù del prosciutto locale servito dal solo ristorante del villaggio e venduto dalla gente del posto nella piazzetta ai piedi della cittadina o presso le proprie abitazioni private. Stranieri ZERO (sono stato un paio di giorni e non ne ho visto manco uno) e turisti cinesi, probabilmente anche dato il periodo invernale in cui visito la cittadina, anch’essi in numero molto ridotto, anche se in compenso ci sono diversi cinesi che hanno lasciato le mostruose megalopoli di provenienza per venire ad aprirsi un ostello / pensione nella tranquillità di Nuodeng e in effetti l’ostello presso il quale alloggio, il Nuodeng Gui Zhen Hostel (诺邓归真小筑花园各线) è gestito da una ragazza di città che si è trasferita qui da pochi anni (mesi?): una serie di stanze costruite attorno a un cortile centrale con tavolini e amache.La tipa è cordiale e tratta la gente come amici più che come clienti, e tra l’altro mi porta anche a comprare il biglietto per la prossima tappa del viaggio e in giro al mercato che si trova nella vicina città di Yunlong. Tra l’altro la tipa ha un cane (che sarebbe più corretto definire ‘cavallo’…è enorme!) che mi accompagna nelle mie peregrinazioni su e giu nel villaggio.


Il Padiglione dell’ Imperatore di Giada e il cane della proprietaria dell’ostello che mi ha seguito per tutto il villaggio dopo aver azzannato un’anatra di un vicino.
Mercato di Yunlong, vicino Nuodeng.
Venditori di generi alimentari vari al mercato di Yunlong.

A Nuodeng ci sono anche una serie di templi e edifici storici: a parte il già citato Padiglione dell’ Imperatore di Giada, c’è il tempio confuciano, il tempio Wu, il tempio del ‘Dragon King’, più tutta una serie di edifici storici in legno e pietra di epoca Ming e Qing da ammirare e visitare: tutto è per il momento pressoché intatto e lasciato fuori dalla barbarie del turismo di massa .

La cittadina di Nuodeng.
Nuodeng è composta quasi esclusivamente da scale di pietra che la attraversano.
Nuodeng dall’interno di uno dei suoi edifici.
Il famoso prosciutto di Nuodeng. bbbono.
Alcuni attribuiscono il delicato sapore, quasi dolce, di questo prosciutto (simile allo jamón spagnolo) alla particolare dieta dei suini locali, allevati a granturco, fagioli di soia e verdure del luogo.
Il tempio confuciano di Nuodeng

Nei pressi di Nuodeng, pagando uno dei soliti veicoli a tre ruote dotati di piccolo abitacolo sul retro del guidatore, c’è anche quello che è conosciuto come “il simbolo dello yin e dello yang”, una veduta mozzafiato sulla vallata circostante dove l’intersecarsi di un fiume con le montagne adiacenti ha creato quello che assomiglia per l’appunto al 太极图 , il taijitu, il simbolo yin-yang.

Il 太极图 , il taijitu, il simbolo yin-yang , vicino Nuodeng.

Come (forse) già avrete intuito leggendo gli altri post di questo blog, tra gennaio e maggio del 2018 sono stato a zonzo per l’Asia: per alcune delle tappe ci sono già dei post sul blog, mentre per molte altre tappe, a causa della mia innata pigrizia, i relativi post non verranno mai alla luce.

In ogni caso per chi cercasse ispirazione e consiglio sui posti da visitare nel sud della Cina, in Vietnam , Cambogia, Thailandia, Malaysia, Singapore e Indonesia, questi qui sotto sono i posti che io ho visitato tra il 9 gennaio e il 15 maggio del 2018.

Piccola nota per quanto riguarda il Vietnam: io in Vietnam ci ero già stato, quindi, a parte Hanoi che ho visitato di nuovo, per il resto ho evitato i posti in cui ero già stato (Ha Long Bay, Hue e Hoi An).

Per quanto riguarda la Thailandia: Io odio i posti di mare, quindi sostanzialmente ho visitato solo quelle città che erano compatibili col mio itinerario (che prevedeva di andare da Pechino all’Indonesia senza prendere aerei). Quindi, per esempio, sicuramente nel nord della Thailandia ci sono molti posti interessanti (e non di mare) ma io andavo verso sud, quindi in Thailandia sono stato solo a Bangkok (dove però sono stato ben 10 giorni) e Hat Yai.

Per quanto riguarda l’ Indonesia: per le date dopo Bali non mi ricordo i giorni precisi.


Questo è l’intinerario completo dei posti visitati:


1.Cina del sud (9 gennaio-11 febbraio), Hong Kong inclusa

2.Vietnam (12 febbraio – 8 marzo)

3. Cambogia (8 – 20 marzo)

4. Thailandia (20 marzo – 2 aprile )

5. Malaysia (2 – 12 aprile)

6. Singapore (12 – 18 aprile)

7. Indonesia (21 aprile – 15 maggio)



1.Cina:

1.Villaggi di Hongcun (宏村) e Xidi (西递) (9-12 gennaio)

2.Xiamen (厦门) e “case tulou ” (土楼) (12-15 gennaio)

3.Hong Kong (15-19 gennaio)

4.Changsha (长沙) e Shaoshan (韶山) (19-22 gennaio)

5.Zhangjiajie (张家界) (22-24 gennaio)

6.Kangding (康定) (via Chengdu 成都), Litang (理塘) e Yading (亚丁) (24-31 gennaio)

7.Xiangcheng (乡城) (31 gennaio – 1 febbraio)

8.Shaxi (沙溪 ) (1-3 febbraio)

9.Nuodeng (诺邓) (3-5 febbraio)

10.Téngchōng (腾冲) (5-7 febbraio)

11.Yuanyang (元阳) (8-10 febbraio)

12.Mengzi (蒙自) (10-12 febbraio)

2.Vietnam:

1.Sapa (12-13 febbraio)

2.Hanoi (13-20 febbraio)

3.Pho Nha-Ke Bang (21-25 febbraio)

4. Da Nang (26 -27 febbraio)

5.Dalat (28 febbraio – 2 marzo)

6.Ho Chih Min (Saigon) (2 – 8 marzo)

3.Cambogia:

1.Phnom Penh (8 -12 marzo)

2.Kampot (12 – 14 marzo)

3.Siem Reap/Angkor temples (14 – 20 marzo)

4.Thailandia:

Bangkok (20 – 30 marzo)

Hat Yai (31 marzo – 2 aprile)

5. Malaysia:

1.Penang (Georgetown) (2 – 7 aprile)

2.Kuala Lumpur (7 – 10 aprile)

3.Melaka (10 – 12 aprile)

6. Singapore: (12 – 18 aprile)

7. Indonesia:

1.Jakarta (23 – 26 Aprile)

2.Yogyakarta (26 – 29 aprile)

3.Bromo (29 – 30 aprile)

4.Nottata a Banyuwangi (30 aprile – 1 maggio)

5.Ubud,Bali (1 – 4 maggio)

6.Denpasar,Bali (4 – 5 maggio)

7.Labuan Bajo (Komodo national park)

8.Ende

9.Kelimutu (pernottamento a Moni)

10.Koka beach

11.Maumere

Si va a Shaxi(沙溪), nella provincia cinese dello Yunnan ! :-)

[tutto ciò è avvenuto tra il primo e il 4 febbraio 2018, ma ne scrivo solo oggi: 28 settembre 2018]

Oggi, 1 febbraio, si va da: Xiangcheng(Sichuan), a: Shaxi(Yunnan) passando per Shangri-La e Jianchuan.

Il primo febbraio, prima dell’alba, è ora di mettersi in marcia verso Shaxi.
Sono ancora a Xiangcheng, sono le cinque e mezza di mattina e alle sei ho il pullman per Shangri-La(香格里拉) da dove poi prenderò un pullman per Jianchuan(剑川) e poi un minibus per la mia meta finale (per l’appunto: Shaxi).
Finalmente arriverò in Yunnan, la provincia che senza remore definirei la più affascinante della Cina per il cibo, il clima mite, le bellezze naturali, i villagi ancora preservati e la varietà etnica e culturale, che fanno di essa un posto che non manca di incantarmi ogni volta che ci metto piede.
Il pullman da Xiangcheng, arriva nella parte nuova di Shangri-La dopo un 5 ore abbondanti (pur essendo solo 200Km, le strade non sono delle migliori), e si va a depositare nella solita parte di città anonima, come ce ne sono a centinaia in Cina, mentre della parte vecchia a ‘sto giro non vedrò nulla (ma l’ho già visitata nel 2012). Appena uscito dall’autostazione di Shangri-La, visto che mi mancano ancora 2 ore per il pullman per Jianchuan, entro nel primo ristorante che trovo nei paraggi e si mangia da leccarsi i baffi (la menta fritta, ad esempio, è una costante del cibo yunnannese).
Ecco il menù del suddetto ristorante:

Questo è il menù di un ristorante fuori la stazione di Shangri-La(香格里拉); non ve ne frega un cazzo ? Pazienza.

Carne di porco con menta fritta, un piatto tipico dello Yunnan, mangiato in un ristorante davanti l’autostazione di Shangri-La.

Poi dopo un po’ viene il momento del pullman per Jianchuan e verso le 19:00 mi aspetta un’oretta di minibus per Shaxi, dove arrivo in serata.
Quando arrivo a Shaxi, i banchi dei venditori ambulanti stanno ormai sbaraccando e i ristorantini a bordo strada si trascinano pigramente verso l’orario di chiusura: sono le 8 di sera e il villaggio di Shaxi, con le sue vie acciottolate e i ruscelletti che scorrono a bordo strada, è immerso nella quiete.

Uno dei ristorantini di Shaxi verso le 8 di sera.

Mi ci vuole poco per trovare la mia pensione, una sistemazione composta da una serie di stanze attorno ad un cortile: c’è una coppia tranquilla e disponibile che la gestisce (quando arrivo sono raccolti attorno a un braciere) e mi viene detto che il dormitorio(che avevo prenotato) non è disponibile, ma per lo stesso prezzo possono darmi una camera singola.

Reception della pensione di Shaxi:

Atmosfera rilassata all’arrivo alla pensione di Shaxi: fuoco e braciere danno sempre una sensazione di intimità.

Il giorno dopo mi do all’esplorazione della cittadina, prima tappa: il mercato degli animali, che è dove ogni fine settimana la gente del posto si da alla compravendita di bestie quali maiali (tanti maiali!), asini, vacche, agnelli,pecore e via dicendo. E’ uno scenario alquanto pittoresco, e vale una visita.

Porceddi in vendita al mercato settimanale di Shaxi.

Vendita di carne

L’atmosfera di Shaxi, probabilmente anche perchè è bassa stagione, è placida, tranquilla, sonnacchiosa, tutto al contrario di quelle macchine da soldi che sono ormai Dali e soprattutto Lijiang: altre due cittadine dello Yunnan di cui, soprattutto la seconda, ha ormai perso tutto il suo fascino, stracolma com’è ormai di turisti e negozi di souvenir che l’hanno completamente snaturata, fino a farle perdere ogni briciolo di autenticità.

Viva i muli.

Shaxi ha il suo nucleo centrale fatto di pensioncine e alberghetti che però ancora convive col mercatino giornaliero del cibo fatto di donne del posto che selezionano gli alimenti da consumare mettendoli nella sporta che hanno sulle spalle, contadini intenti a contrattare l’acquisto di bestie al mercato settimanale, e case di pietra, appena fuori dalle arterie principali, dove la gente conduce la stessa esistenza da secoli.

Piazza di Shaxi con il ‘Padiglione delle Tre Terrazze’, 魁星阁

L’esterno del 兴教寺(Xinjiaosi), il tempo Xinjiao. L’unico esempio di tempio buddhista influenzato dall’architettura dell’etnia Bai e costruito ai tempi della Dinastia Ming.

Una delle stanze del 兴教寺(Xinjiaosi), il tempo Xinjiao, fatto di cortili concentrici circondati da stanze, tipo Siheyuan(googlalo. 四合院)

Shaxi è davvero incredibilmente preservata, quasi cristallizzata nel tempo.

Casa di qualcuno a Shaxi

una via di Shaxi: case tradizionali trasformate in pensioni per turisti.

Al tempo stesso sembrano emergere anche cose ‘diverse’: nel senso, al tempo stesse diverse sia dalle pensioncine/alberghetti per turisti che dalla vecchia Shaxi ancora abitata da gente del posto, fatta di case di pietre. Infatti ci sono un paio di indizi, quali la ‘Universal Bakery'(e un altro paio simili),una panettieria che produce pane di influenza occidentale, un paio di cafè(il caffè in cina è visto come una cosa figa , di tendenza), un paio di birrerie e una scritta sull’insegna di un negozio che dice ‘SUBCULTURE'(uh?) che sembrano preludere alla nascita di una Shaxi hipster/alternativa (si spera più alternativa che hipster) alla maniera di Dali,un’altra cittadina dello Yunnan (si spera con meno turismo spazzatura e più focalizzata su qualcosa di più stimolante e meno superficiale).

un cartoccio della Universal Bakery

Un caffè al bar ‘Sloth Coffee’ (un posto affianco alla Universal Bakery).

“SUBCULTURE”…uh…chissà che sarà…

Un ponte…

Xiangcheng, cittadina a cavallo tra le province cinesi di Sichuan e Yunnan

[tutto ciò è avvenuto intorno al 31 gennaio 2018, ma ne scrivo solo oggi: 27 settembre 2018]

Xiangcheng è stata più che altro una tappa tecnica, in vista dello Yunnan (regione il cui nome significa ‘a sud, tra le nuvole’), dove mi sarei recato il giorno dopo. Il piano originario era di prendere una ‘macchina condivisa’ da Daocheng fino a Xiangcheng e da lì, il giorno stesso, un pullman o un’altra macchina fino a Zhongdian o Shangri-La(香格里拉) come il governo cinese ha deciso arbitrariamente di rinominarla per richiamare il ‘paradiso perduto’ del romanzo di James Hilton e di conseguenza trasformare una tipica, placida località di provincia nel solito puttanaio da turismo di massa, che i cinesi non hanno mancato di assalire come cavallette; in ogni caso, a Shangri-La ci sono già stato qualche anno fa , quindi anch’essa costituiva una tappa intermedia verso la destinazione finale, l’agognata Shaxi, 200Km a sud del supposto ‘paradiso perduto’.
Ad ogni modo, dopo vani tentativi durati un paio d’ore, in attesa nella città di Daocheng, di riempire una macchina condivisa,nel gelo(ci saranno -5 gradi), rinfrancato però da un sole splendente, finalmente dopo circa 2 ore pur avendo solo 3 passeggeri (invece dei canonici 7) partiamo alla volta di Xiangcheng: un ‘entusiasmante’ viaggio nella solita 7 posti capitanata da un autista che non ha smesso manco per un secondo di parlare e di cui io, essendo l’unico straniero sono stato il bersaglio favorito: si è persino preso il mio contatto Wechat e qualche ora dopo mi ha proposto di andarci a prendere qualcosa, deve essere raro trovare un animale straniero in questi angoli del globo.

Un cane sulla macchina del loquace autista che mi ha portato da Daocheng a Xiangcheng.

Arrivato a Xiangcheng, un mezzo di trasporto per Shangri-La non lo trovo e dovrò soggiornare qui e ripartire il giorno dopo.

Il glorioso(?) hotel ‘stop stay’ con l’insegna gialla, di fronte alla stazione dei pullman di Xiangcheng , dove mi sono fermato per la notte.

Appena smontato dalla macchina, nei pressi dell’autostazione di Xiangcheng, mi reco presso un hotel sul retro della suddetta stazione che avevo trovato su la pagina Wikitravel di Xiangcheng, ma con mio immenso scoglionamOnto scopro essere chiuso…ma comunque..nessun problema…proprio di fronte la stazione vedo il cartello giallo di un hotel con scritto ‘stop stay’ (il cui vero nome in realtà sarebbe: 卡莎莎大酒店 – Ka Sha Sha Hotel) e deciso di chiedere…costa solo 80 yuan! Inutile dire che lo prendo.
Questa è la stanza:

La stanza dell’hotel ‘stop stay’. 80 yuan (10 euro al cambio attuale) a notte.

Xiangcheng è una cittadina di cinquantamila abitanti tutto sommato piacevole e c’è anche una temperatura decisamente più mite (sui 15 gradi), dopo le giornate sotto lo zero di Kangding, Litang e Yading. Di Xiangcheng mi resterà il ricordo per tre cose e cioè:

1.questo fantastico ristorantino:

Ristorantino a Xiangcheng con le 12 targhette illustranti gli altrettanti piatti disponibili.


Solo dodici piatti semplici ma super-gustosi. Prima ne ho preso uno, poi ho fatto il bis con altri due differenti. Da non perdere se ci si trova a Xiangcheng: basta andare presso la piazza principale della cittadina e cercare il posto più affollato. 😉

2.Il Monastero Bsampeling

particolare dell’entrata del monastero Bsampeling

Un complesso di edifici dal tetto dorato arroccato su una collina alla periferia del centro abitato e caratterizzato da ampi cortili, ruote di preghiera , vedute niente male sui monti e sulla cittadina sottostante.

uno degli edifici del complesso del monastero Bsampeling.

alcune delle ruote di preghiera del monastero Bsampeling.

Il cortile principale del monastero.

La strada per la ridiscesa in città dal tempio è quasi completamente buia quando la percorro(ormai è notte) se non fosse per una luna piena che illumina scritte inquietanti del tipo: 我是党员我带头(io sono un membro del partito, sono un leader?) con tanto di falce e martello.

3. Oggi (31 gennaio 2018) ho fatto richiesta per il visto elettronico di 30 giorni per il Vietnam(!) ..si va verso sud 🙂

Yading: tra le valli innevate nei recessi della provincia cinese del Sichuan.

[tutto ciò è avvenuto intorno al 30 gennaio 2018, ma ne scrivo solo oggi: 26 settembre 2018]

Yading è una vallata stupenda immersa tra tre monti sacri tra le regioni cinesi del Sichuan e dello Yunnan.

Mie foto di Yading: https://www.facebook.com/viva.i.funghi/albums/10209819975686254/

Questa è l’area del Parco Nazionale di Yading che si chiama ‘Luorong Pasture’:

Laghi cristallini, cime altissime e innevate, paesaggi da favola.
E…arrivarci è un casino bestiale. Io ci sono arrivato in pullman da Chengdu (capitale del Sichuan) nel corso di più di una settimana, ovviamente fermandomi per un paio di giorni a Kangding e un paio a Litang, prima di arrivarci; altrimenti magari invece di otto, c’avrei messo quattro giorni ma sarebbe stato uno stress indicibile.
La tappa precedente a Yading è stata Litang (https://www.beijingren.biz/?p=663) e per andare da Litang a Yading, com’è consuetudine in questo angolo del mondo, ci si arrangia coi soliti mezzi di fortuna: le macchine a 7 posti abusive. Quindi, sulla via per la agognata Yading, ho preso prima una delle suddette macchine per Daocheng (稻城), dove sono salito dopo essermi dato alle solite contrattazioni sul prezzo e poi da lì un’altra macchina per la ‘fantasmagorica’ località di Riwa(per il modico prezzo di 50 yuan).
Riwa è un agglomerato di poche case che vive praticamente solo di turismo e dopo le 9 di sera in inverno è davvero quella che si suol dire una città fantasma.
A Riwa ho trovato anche un ostello (la targa fuori l’ostello dice: ‘Riwa International Youth Hostels’) per il modico prezzo di 50 yuan in una stanza a 4 letti dove ci sono solo io.

Stanza in ostello:

Camera presso il ‘Riwa International Youth Hostels’

Poi la mattina dopo, sveglia di buon ora (erano le 7:30 circa ed era ancora completamente BUIO) e con difficoltà (non passava nessuno) dopo un buon 45 minuti di attesa sono riuscito a trovare un taxi che mi portasse all’ingresso del parco (circa 3km dall’ostello) e da lì verso le 10:00, un 30 minuti di pullman-navetta (che a quanto pare a gennaio è l’unico pullman della giornata) per il parco vero e proprio(il prezzo per il biglietto di ingresso nel parco, navetta inclusa, è, come al solito in Cina, uno sproposito: sui 300 yuan mi pare).
Dopo essere scesi dal pullman (un normale pullman turistico a 54 posti, pieno per meno di un terzo) c’è un’altra navetta verde, una sorta di ‘trenino’ elettrico, che porta nel punto dove si inizia l’escursione a piedi.

Il ‘trenino’ elettrico, che porta al punto dove si inizia l’escursione a piedi.

Ne avevo lette tante sul fatto di andare a Yading di inverno: dicevano che fosse troppo freddo, che non ci sarebbero stati hotel aperti….invece è una giornata tersa , luminosissima, di uno splendore abbacinante: raramente ho visto un cielo così blu accompagnato da un’aria così pulita (e..rarefatta visto che siamo a circa 5000 metri).
Il ‘trenino verde’ arriva a ‘Luorong Pasture’ e da lì saranno un 3 ore (più altrettante al ritorno), andando lentamente, fino al ‘Milk Lake'(牛奶海) e al ‘Five Colors Sea’(五色海).
La prima impressione davanti alla spianata di ‘Luorong Pasture’, circondata da picchi altissimi coperti di neve e percorsa da ruscelletti di acqua sorgiva, è veramente da far cadere la mascella: io personalmente sono stato per qualche minuto a dire ‘uaaaa…uaaa…uaaaa..’ , con i proverbiali occhi fuori dalle orbite. E’ qualcosa di straordinariamente incredibile e MAESTOSO, una delle cose più belle viste in Cina (e in Asia credo).

Luorong Pasture

Dal Luorong Pasture ci sono una serie di sentieri di montagna che portano ai succitati Milk Lake e Five Colors Sea: l’ultimo Km che porta al Milk Lake apparentemente in alta stagione è percorribile a dorso di mulo, ma non in inverno.
Comunque, un consiglio: se ci andate in inverno non fate come me, non indossate delle scarpe blu Xiaomi consunte,

Scarpe Xiaomi consumate, ben poco adatte all’escursione.

portatevi delle scarpe da trekking serie; infatti i sentieri che percorrono le vallate di Yading sono per porzioni non indifferenti coperte da lastre di ghiaccio (almeno in inverno) e i parapetti in molte zone dei sentieri sono del tutto inesistenti (in dei tratti ci sono delle corde a cui mantenersi, in altri tratti non c’è niente).

Tratto di sentiero ghiacciato da attraversare.

In ogni caso i suddetti tratti sono pochi (rispetto alla lunghezza totale del percorso) e se affrontati con cautela sono gestibili e comunque presenti solo nel tratto da Luorong Pasture a Milk Lake, quindi volendo ci si può anche fermare a Luorong Pasture che è da mozzare il fiato.
Ma essendo arrivati fin qua io credo sia da pazzi non arrivare fino al Milk Lake che in effetti è qualcosa di indicibilmente suggestivo, uno specchio di acqua indaco che starebbe bene in una spiaggia tropicale, circondato da picchi innevati, parzialmente congelato per il freddo intenso.
Il Five Colors Sea sembra meno interessante: comunque riesco a vederlo solo da lontano perchè sbaglio strada (il mio senso dell’orientamento è pessimo) e di conseguenza non ho tempo a sufficienza.

Il Milk Lake

Di ritorno a Riwa , prendo lo zaino dall’ostello e poi prendo la solita macchina/taxi abusivo per 150Km fino alla tappa intermedia di Daocheng: pago 150 yuan ma ci sono solo io a bordo, quindi il prezzo è ottimo.
Passo la notte a Daocheng,in un hotel che si chiama Jiāng sān gē mínjū (将三哥民居) che ho trovato su l’app di Trip.com ed è gestito da un tipo che sembra trattare gli ospiti dell’albergo quasi come familiari, li porta a cena (quando arrivo io stanno appena tornando), si intrattiene con loro a chiacchierare e bere del te in una stanza dietro la reception…un tipo alquanto caloroso 😀 …Io comunque sono distrutto dalla lunga giornata e dalla scarpinata di 6 ore tra le valli di Yading e crollo a dormire nella mia stanza.
Il giorno dopo mi reco a Xiangcheng(乡城).

Litang (理塘), Sichuan, Cina

La Peace Guesthouse (in cinese: 和平宾馆) a LITANG. Wechat ID di Longlife(manager della Peace Guesthouse): Longlife868

La Peace Guesthouse (in cinese: 和平宾馆) a Litang (nella regione cinese del Sichuan). Wechat ID di Longlife(manager della pensione): Longlife868

Arrivo a Litang il 27 gennaio 2018 e alloggio presso una pensione/ostello che ho trovato su wikitravel.org: la pensione si dice sia gestita dal ‘mitico’ Longlife (ed in effetti è gestita da lui) e si chiama Peace Guesthouse (in cinese: 和平宾馆) ed è in Cheng Dong He Lu N. 45 (in cinese: 城东河路45号). Da non confondere con un altro ostello che in inglese si chiama anche ‘Peace Guesthouse’ ma in cinese ha un nome diverso (si chiama: 平安涉外旅馆) ed è in Xingfu East Road N.345 (幸福东路345号), a 300 metri dall’ostello di Longlife. Entrambe vicine alla vecchia stazione degli autobus (infatti ne esiste anche una nuova a un paio di chilometri dal centro città che si chiama 康南客运中心,cioè Kang Nan Passenger Transport Center o semplicemente 新车站, nuova autostazione, ed è da dove partono i pullman per Daocheng).
Il contatto Wechat di Longlife per chi volesse maggiori informazioni o non riuscisse a trovare l’ostello è: Longlife868
All’arrivo all’ostello la reception è totalmente incustodita (non si vede anima viva) ma 10 minuti dopo aver contattato Longlife su Wechat arriva una signora(la moglie?) che mi mostra la stanza (una camera a dieci letti occupata solo da me e da un’altra persona) a 30 yuan a notte.
La camera che mi viene data sembra essere stata una ‘casa da te’ (c’è l’insegna ‘茶馆’ all’ingresso), con tanto di bancone e scaffali dietro al bancone.
La stanza non ha riscaldamento (fuori ci sono temperature che vanno sottozero di notte), ma in compenso i letti hanno coperte elettriche. Oh, e il bagno è alla turca…ma che pretendi ? Questa è una cittadina di 50000 anime completamente tagliata fuori dai benefici della moderna civilizzazione (o quasi, sto esagerando): per tutto il pomeriggio (per dire) non c’è stata corrente elettrica (la corrente è mancata in tutta la città a causa di un black out mi dicono :O) ed è stata ripristinata nella pensione verso le 19:00 solo grazie a un generatore a gasolio.

Vicino la residenza del settimo Dalai Lama

Vicino la residenza del settimo Dalai Lama

A Litang(città a 3900 metri sul livello del mare) quando arrivo fa un freddo porco e spira un vento del diavolo: mi reco a mangiare presso un posto che si chiama 成都豆花川菜馆 (Chéngdū dòuhuā chuāncài guǎn), dove presso un altro tavolo ci sono una serie di individui tibetani che sembrano guardarmi in cagnesco (alcuni con cappelli da cowboy) che sembrano usciti da un film di Tarantino, da Reservoir Dogs (‘Le Iene’), per essere precisi.
Il giorno dopo è una bellissima giornata, cielo terso, niente vento, si sta una favola.
Litang è la città che ha dato i natali al settimo Dalai Lama e mi vado a vedere la sua casa natale che è in una sorta di villaggio dove sono collocate anche altre dimore storiche/religiose: anche qui la stessa sensazione di Kangding e cioè che questi non siano posti unicamente per turisti ma posti vissuti dall’etnia tibetana che popola la cittadina (di turisti in realtà non ne ho visto manco uno se non in ostello). Dopo l’omaggio al Dalai Lama, visita al tempio Chöde Gompa (enorme) che si trova alla sommità di una collina alla fine di un villaggio (separato dal resto della città) fatto di case ‘tradizionali’ tibetane: una bella camminata sotto il cielo azzurro e immerso in un’aria pulitissima(e rarefatta visto l’altezza) fino al tempio dove ci sono decide di persone immerse nella preghiera o intente a girare le ruote della fortuna(scherzo, non so come si chiamino) vicino agli stupa che precedono l’ingresso al tempio.

Vista dal tempio Chöde Gompa

Nel tempio stesso c’è una statua enorme del Buddha che si dice sia stata portata a piedi da Lhasa(Tibet). Dalla sommità del tempio si godono viste spettacolari delle montagne circostanti e delle case tradizionali tibetane che precedono l’arrivo al tempio.
Altro giro, altra giostra…nel pomeriggio mi reco in quello che in cinese si chiama ‘pagoda bianca’(白塔) dove ci sono imponenti ruote di preghiera (ecco come si chiamavano! non ruote della fortuna) attorno cui la gente compie i suoi giri rituali: ce ne sono letteralmente a dozzine di queste ruote, due delle quali veramente enormi ed imponenti. E nel cortile che precede l’accesso a queste due route più grandi ci sono delle specie di giacigli dove la gente sembra che faccia delle flessioni (rituale a me sconosciuto).
E..oggi è stato il giorno dello yak…ravioli di yak a pranzo e pezzottoni di yak e patate intinte in salsa di soia a cena 🙂 E tè tibetano con burro a merenda, veramente non male.
In definitiva: Litang è una città a fortissima presenza tibetana, un’aria ancora potenzialmente instabile a causa di rapporti non sempre pacifici con la popolazione cinese di etnia Han.

Carne di yak con patate.

Il ristorante dove ho degustato la carne di yak con patate 😛

Tè tibetano con burro

Uno dei tanti negozi che vendono burro a Litang.

Kangding (康定), Sichuan, Cina

Kangding di notte

Arrivo a Kangding nel tardo pomeriggio da Chengdu in pullman dopo un viaggio di 7 ore: all’uscita dalla stazione degli autobus torme di individui mi si avventano contro, c’è chi vuole portarmi a Chengdu in minibus (ehy, sto appena venendo da lì!), chi altrove, chi vuole offrirmi una camera d’albergo…esperienza totalmente diversa rispetto all’arrivo in grandi metropoli (Chengdu, Pechino…) dove sei totalmente ignorato.
Con l’ausilio di Baidu Map e del GPS mi reco in ostello e sulla via verso lo stesso, ogni 20 metri mi sento chiamare (‘hello, hello!’, ‘where are you from?’) , sorridere o più in generale sono osservato.
Kangding mi fa subito un’ottima impressione: totalmente diversa dalla stragrande maggioranza delle città cinesi fatta da palazzoni tutte uguali, la strada principale è attraversata da un fiume impetuoso (mi dicono che sia acqua proveniente dalle migliori sorgenti della Cina) e da palazzi adornati da uno stile peculiare che fa delle strade di questa città di centomila abitanti a 2500 metri di quota un posto molto piacevole in cui passeggiare. Del tipo: ci sono immagini di divinità buddhista dipinte sul lato del monte che sovrasta la città che sono illuminate di notte.

Yangqieer Hotel a Kangding (indirizzo: Xiangyang St. N.105 – 向阳街105号). Hanno anche letti in dormitorio.

Ammantato dal peso del mio zaino continuo ad attraversare la città fino ad arrivare all’ostello che si chiama Yangqieer Hotel (indirizzo: Xiangyang St. N.105 – 向阳街105号), dove ad accogliermi alla reception c’è un tizio che non parla mezza parola di inglese(poco male, io parlo cinese), che dopo le dovute formalità burocratiche (moduli, registrazioni di nome e numero di passaporto), mi da la tessera magnetica e mi accompagna nella stanza-dormitorio fatta di una serie di letti a castello sistemati in una specie di incastro labirintico e isolati l’uno dall’altro anche da una serie di tende che possono essere chiuse in caso si desideri più privacy.
La sera mi vado a fare un’immersione presso uno stabilimento termale, dove mi danno accesso a una vasca di acqua bollente proveniente da una sorgente ricca di zolfo e altri elementi benefici per il prezzo di 20 yuan(2,50 euro al cambio attuale) l’ora ! Un relax bellissimo. Questo stabilimento è enorme e hanno qualche decina di stanze private ognuna col proprio buco/piscina termale.

prezzi presso lo stabilimento termale (浴池) di Kangding

Stabilimento termale nella periferia nord di Kangding

Il giorno dopo è una bellissima giornata di sole e ne approfitto per salire sul Paoma Shan (il monte Paoma – 跑马山): la funivia che mi porta alle pendici del monte è totalmente VUOTA, a parte me non c’è nessuno e una volta arrivato in cima incontro non più di 3-4 turisti nelle 2 ore totali in cui ci sono stato. Sulla cima ci sono una serie di templi buddhisti (2 per la precisione di cui uno dedicato alla divinità Guanyin), uno stadio da palio con cavalli e palo centrale annessi e una serie di sentieri che conducono tra i vari posti della montagna affiancati da centinaia di bandiere di preghiera buddhiste. E ci sono viste pazzesche sulla città e sulle montagne circostanti.

Dalla funivia sulla cima del Paoma Shan (in caratteri cinesi: 跑马山)

tempio sulla cima del Paoma Shan (Monte Paoma)

Altare delle dea Guanyin sul Paoma Shan (il Monte Paoma, in caratteri cinesi: 跑马山)

Arrivato di nuovo giù per strada noto in diverse macellerie sul lato della strada interi yak totalmente scuoiati e messi in vendita: si vedono le teste e gli zoccoli delle suddette bestie tagliate, una scena alquanto macabra…ma la carne di yak deve essere bbbbuona! (ma ancora non l’ho provata).

yak in vendita a bordo strada

Comunque, dopo, in giornata visito altri 2 templi: il tempio Nan Wu e il tempio Jingang appartenenti a due ordini buddhisti differenti, il primo dei cosiddetti ‘gelupka’(o dei ‘berretti gialli’) e il secondo dei ‘berretti rossi’. La cosa che mi ha colpito è che queste enormi costruzioni coperte da tetti d’oro abbaglianti sono effettivamente il domicilio e il luogo di preghiera di centinaia e centinaia di monaci, posti effettivi dove i devoti vanno a pregare, posti vissuti dalla gente comune e non come nel resto della Cina una sorta di attrazione turistica dove l’accesso è regolato da un biglietto di ingresso(qui l’accesso è gratuito) che li trasforma in macchine da soldi assalite da orde di turisti ogni giorno.
Sono costruzioni davvero imponenti e piacevoli da visitare, con tutte le loro decorazioni e bandiere di preghiera e cortili enormi dove passeggiare.

Nanwu (in caratteri cinesi: 南无), il tempio dei cosiddetti ‘gelupka’ (o dei ‘berretti gialli’).

Nanwu (in caratteri cinesi: 南无), il tempio dei cosiddetti ‘gelupka’ (o dei ‘berretti gialli’).

Tempio Jingang (in caratteri cinesi: 金刚寺) o dei ‘berretti rossi’.

Più tardi, verso sera, staziono in un caffè ‘all’occidentale’ che si chiama ‘Himalayan Coffe’ ma di ‘Himalayan’ non ha niente visto che servono espresso italiano e caffè all’americana: comunque un posto piacevole dove sedersi a un tavolino per un paio d’ore sorseggiando ‘caramel macchiato’, mangiando qualche buona porcheria e assolvendo ai doveri multimediali/comunicativi quotidiani.