北京人 Běijīng rén

Racconti di viaggi in giro per la Cina (e il mondo) di uno che è rimasto a Pechino troppo tempo…

Hey there! Thanks for dropping by Theme Preview! Take a look around
and grab the RSS feed to stay updated. See you around!

Kangding (康定), Sichuan, Cina

Kangding di notte

Arrivo a Kangding nel tardo pomeriggio da Chengdu in pullman dopo un viaggio di 7 ore: all’uscita dalla stazione degli autobus torme di individui mi si avventano contro, c’è chi vuole portarmi a Chengdu in minibus (ehy, sto appena venendo da lì!), chi altrove, chi vuole offrirmi una camera d’albergo…esperienza totalmente diversa rispetto all’arrivo in grandi metropoli (Chengdu, Pechino…) dove sei totalmente ignorato.
Con l’ausilio di Baidu Map e del GPS mi reco in ostello e sulla via verso lo stesso, ogni 20 metri mi sento chiamare (‘hello, hello!’, ‘where are you from?’) , sorridere o più in generale sono osservato.
Kangding mi fa subito un’ottima impressione: totalmente diversa dalla stragrande maggioranza delle città cinesi fatta da palazzoni tutte uguali, la strada principale è attraversata da un fiume impetuoso (mi dicono che sia acqua proveniente dalle migliori sorgenti della Cina) e da palazzi adornati da uno stile peculiare che fa delle strade di questa città di centomila abitanti a 2500 metri di quota un posto molto piacevole in cui passeggiare. Del tipo: ci sono immagini di divinità buddhista dipinte sul lato del monte che sovrasta la città che sono illuminate di notte.

Yangqieer Hotel a Kangding (indirizzo: Xiangyang St. N.105 – 向阳街105号). Hanno anche letti in dormitorio.

Ammantato dal peso del mio zaino continuo ad attraversare la città fino ad arrivare all’ostello che si chiama Yangqieer Hotel (indirizzo: Xiangyang St. N.105 – 向阳街105号), dove ad accogliermi alla reception c’è un tizio che non parla mezza parola di inglese(poco male, io parlo cinese), che dopo le dovute formalità burocratiche (moduli, registrazioni di nome e numero di passaporto), mi da la tessera magnetica e mi accompagna nella stanza-dormitorio fatta di una serie di letti a castello sistemati in una specie di incastro labirintico e isolati l’uno dall’altro anche da una serie di tende che possono essere chiuse in caso si desideri più privacy.
La sera mi vado a fare un’immersione presso uno stabilimento termale, dove mi danno accesso a una vasca di acqua bollente proveniente da una sorgente ricca di zolfo e altri elementi benefici per il prezzo di 20 yuan(2,50 euro al cambio attuale) l’ora ! Un relax bellissimo. Questo stabilimento è enorme e hanno qualche decina di stanze private ognuna col proprio buco/piscina termale.

prezzi presso lo stabilimento termale (浴池) di Kangding

Stabilimento termale nella periferia nord di Kangding

Il giorno dopo è una bellissima giornata di sole e ne approfitto per salire sul Paoma Shan (il monte Paoma – 跑马山): la funivia che mi porta alle pendici del monte è totalmente VUOTA, a parte me non c’è nessuno e una volta arrivato in cima incontro non più di 3-4 turisti nelle 2 ore totali in cui ci sono stato. Sulla cima ci sono una serie di templi buddhisti (2 per la precisione di cui uno dedicato alla divinità Guanyin), uno stadio da palio con cavalli e palo centrale annessi e una serie di sentieri che conducono tra i vari posti della montagna affiancati da centinaia di bandiere di preghiera buddhiste. E ci sono viste pazzesche sulla città e sulle montagne circostanti.

Dalla funivia sulla cima del Paoma Shan (in caratteri cinesi: 跑马山)

tempio sulla cima del Paoma Shan (Monte Paoma)

Altare delle dea Guanyin sul Paoma Shan (il Monte Paoma, in caratteri cinesi: 跑马山)

Arrivato di nuovo giù per strada noto in diverse macellerie sul lato della strada interi yak totalmente scuoiati e messi in vendita: si vedono le teste e gli zoccoli delle suddette bestie tagliate, una scena alquanto macabra…ma la carne di yak deve essere bbbbuona! (ma ancora non l’ho provata).

yak in vendita a bordo strada

Comunque, dopo, in giornata visito altri 2 templi: il tempio Nan Wu e il tempio Jingang appartenenti a due ordini buddhisti differenti, il primo dei cosiddetti ‘gelupka’(o dei ‘berretti gialli’) e il secondo dei ‘berretti rossi’. La cosa che mi ha colpito è che queste enormi costruzioni coperte da tetti d’oro abbaglianti sono effettivamente il domicilio e il luogo di preghiera di centinaia e centinaia di monaci, posti effettivi dove i devoti vanno a pregare, posti vissuti dalla gente comune e non come nel resto della Cina una sorta di attrazione turistica dove l’accesso è regolato da un biglietto di ingresso(qui l’accesso è gratuito) che li trasforma in macchine da soldi assalite da orde di turisti ogni giorno.
Sono costruzioni davvero imponenti e piacevoli da visitare, con tutte le loro decorazioni e bandiere di preghiera e cortili enormi dove passeggiare.

Nanwu (in caratteri cinesi: 南无), il tempio dei cosiddetti ‘gelupka’ (o dei ‘berretti gialli’).

Nanwu (in caratteri cinesi: 南无), il tempio dei cosiddetti ‘gelupka’ (o dei ‘berretti gialli’).

Tempio Jingang (in caratteri cinesi: 金刚寺) o dei ‘berretti rossi’.

Più tardi, verso sera, staziono in un caffè ‘all’occidentale’ che si chiama ‘Himalayan Coffe’ ma di ‘Himalayan’ non ha niente visto che servono espresso italiano e caffè all’americana: comunque un posto piacevole dove sedersi a un tavolino per un paio d’ore sorseggiando ‘caramel macchiato’, mangiando qualche buona porcheria e assolvendo ai doveri multimediali/comunicativi quotidiani.

 

Puoi lasciare un commento, o un insulto se ti fa più piacere.

Lascia un commento