北京人 Běijīng rén

Racconti di viaggi in giro per la Cina (e il mondo) di uno che è rimasto a Pechino troppo tempo…

Hey there! Thanks for dropping by Theme Preview! Take a look around
and grab the RSS feed to stay updated. See you around!

Category : Cina

Una hostess in mascherina e guanti di plastica (tipo quelli per sbucciare i crostacei al ristorante) sul volo Beijing-Bangkok del 14 febbraio 2020

Il 14 febbraio del 2020, ormai esausto dopo 3 settimane di NULLA in una Pechino che un po’ per il capodanno cinese(periodo in cui tutti tornano nelle proprie città d’origine e la capitale cinese si svuota completamente), un po’ (una volta finito il capodanno) per il coronavirus (covid-19) è davvero spettrale e ancora più deprimente del normale livello di uallera che si sperimenta in città ogni inverno verso gennaio-marzo(è completamente deserta! l’80% dei negozi sono chiusi!), decido finalmente di gettare la spugna e di dirigermi verso i più ridenti lidi della Thailandia (e precisamente di Bangkok): c’è anche da dire che la scelta è quasi obbligata perché quasi tutti i paesi dell’est asiatico (tranne Cambogia, Thailandia e parzialmente Malaysia) hanno sospeso i voli da/verso la Cina.

Inizialmente in realtà avevo preso un volo per Kuala Lumpur(in Malaysia) con Air Asia (volo comprato il 11 febbraio, con partenza prevista per il 14), ma il volo suddetto mi è stato annullato dalla compagnia (i voli Cina-Malesia erano ancora attivi ma non quel volo Air Asia) e quindi il giorno dopo(due giorni prima della partenza) ho ripiegato su Bangkok che in realtà non mi dispiace affatto.

Il 14 febbraio 2020, giorno della fuga dalla Cina, al momento di uscire di casa, impazza una tempesta di neve, e per la prima volta in vita mia mi metto una mascherina di quelle che sono d’obbligo in questi tempi di virus&paranoia per accedere alla metropolitana e all’aeroporto che mi porterà in fine lontano da questa valle di lacrime. Io veramente non so la gente come faccia ad indossare ‘sta cazzo di mascherina: si suda maledettamente, la saliva ci si appiccica sopra e puzza e fa schifo. In più viene giù dal cielo neve come non se n’è mai vista a Pechino da almeno 10 anni e non ho neanche una giacca (che cazzo me ne faccio di una giacca in Thailandia? A Bangkok ci sono +35° di massima!) e mi sta venendo una fifa fottuta di prendermi una febbre e di rimanere bloccato nell’amata/odiata Gina “per accertamenti” (mortacci loro!). Alla metro di Beixinqiao(linea 5 della metropolitana) comunque mi prendono la temperatura con quelle pistolette-termometro ed è tutto nella norma: devo dire comunque che la linea 5 è relativamente affollata, infatti non trovo neanche da sedere. Poi cambio per la linea 2 per arrivare a Dongzhimen a prendere l’ “Airport Express” e la linea 2 è in effetti completamente deserta (nel vagone ci sono praticamente solo io). Comunque finalmente a Dongzhimen prendo il treno “express” per l’aereoporto e una volta arrivato a destinazione (al Beijing Capital Airport) passo di nuovo sotto un termoscanner ed è tutto regolare….fiuuu….sospiro di sollievo.

Faccio il check-in e poi i controlli di sicurezza (la solita rottura di cazzo dove devi passare sotto uno scanner borse, telefono, computer portatile, eccetera) che scorrono molto veloci perché c’è veramente poca gente in aeroporto e solo 2 nastri per il controllo bagagli aperti a fronte delle decine che ci sono quando non c’è il coronavirus che si aggira tra la gente, le compagnie aeree non sospendono i voli e si viaggia normalmente. Dopodiché, passo l’immigrazione e finalmente sono pronto a prendere il volo, arrivo al gate un’oretta e mezza prima della partenza del volo: ciao ciao Cina.

Volo Pechino(Cina)-Bangkok(Thailandia)

Ultima tappa in Cina: Yuanyang 元阳

Avevo inizialmente pianificato un paio di settimane di viaggio in Cina, tempistica che si è andata progressivamente allungando fino a diventare più di un mese.

Yuanyang (元阳), le risaie a terrazza: in cinese 梯田 (tītián).

Villagi rurali immersi in viste mozzafiato sulle risaie a terrazzo circostanti, zone rurali scampate al turismo di massa, colori spettacolari, sentieri immersi nella pace di agglomerati umani che resistono ai secoli: tutto questo è Yuanyang ed io sono diretto lì.

La Cina, vale la pena ricordarlo, è un paese non solo sconfinato ma, anche estremamente variegato e affascinante da visitare: per varietà paesaggistica, rilevanza storica(monumenti e punti d’interesse) e, seppur soffocata dal governo, ricchezza etnica-culturale e dovrebbe quindi essere una tappa imperdibile per chiunque abbia minimamente intenzione di viaggiare. Quindi, dopo più di trenta giorni di viaggio arrivo a Yuanyang, che in realtà è la mia penultima tappa: l’ultima sarà Mengzi(蒙自), a 150Km dal confine col Vietnam. A Yuanyang ci sono arrivato da Tengchong ed è stato un viaggio lungo e travagliato durato quasi due giorni pieni: ho preso un pullman che è partito dalla autostazione di Tengchong alle 8:00 (circa) del mattino ed è arrivato a Kunming(capoluogo della regione cinese dello Yunnan) in serata, circa dieci ore dopo, dopodiché pernottamento in un hotel vicino all’autostazione dalla quale sarei dovuto partire il giorno dopo per Yuanyang (che non è la stessa alla quale sono arrivato da Tengchong) e cena a base di 蒙自砂锅米线(Méng zì shāguō mǐxiàn), degli spaghetti di riso in terrina che a quanto pare sono una specialità della città di Mengzi (nel sud della regione cinese dello Yunnan) in un ristorante-bugigattolo nei pressi dell’hotel.

Questi nelle foto qui sopra sono i 蒙自砂锅米线(Méngzì shāguō mǐxiàn).

Comunque passo la nottata a Kunming, che pur essendo conosciuta come “la città dell’eterna primavera”(una cosa del genere), è incredibilmente nella sua più fredda giornata dell’anno (+2°C), e ho letto che nei giorni precedenti al mio arrivo ha finanche nevicato, una cosa sbalorditiva, per questa zona. Il giorno dopo, il 9 febbraio del 2018, ancora in movimento: un altro pullman mi porta da Kuming a Nansha(南沙), la parte nuova della città di Yuanyang. E poi da Yuanyang a Xinjie(新街) a bordo di quelle che sono a tutti gli effetti delle macchine a sette posti abusive (senza licenza, operate da privati) ma che la Lonely Planet si ostina a chiamare “minibus”. Arrivo alle sei di sera, giusto in tempo per il tramonto sulle risaie.

Xinjie comprende tutta una serie di piccoli villagi sulla sommità delle colline e io allogio nel villaggio di Pugaolao (in caratteri cinesi: 普高老) a Duoyishu(多依树) in un ostello, il Timeless Hostel Yuanyang (久居元阳 Jiǔjū Yuányáng in cinese), gestito da un tipo alquanto curioso, ospitale ma allo stesso tempo incazzoso verso qualsiasi tipo di faccenda lui ritenga contraria all’ “etica” del villaggio o dell’ostello (si è incazzato perché secondo lui avevo ordinato troppo cibo e non ce l’avrei fatta a mangiarlo tutto! Ahah). Comunque, l’amico Fritz si è rivelato anche molto utile nel delineare i percorsi più interessanti e suggerire i mezzi di trasporto ideali per l’esplorazione delle risaie a terrazza del giorno dopo.

Biglietto del pullman da Kumning (昆明) a Nansha(南沙), la parte nuova della città di Yuanyang. La parte vecchia (quella con le risaie a terrazza) si chiama Xinjie(新街).

Ad ogni buon modo, visti i consigli del buon amico Fritz di cui sopra, decido che il mezzo di trasporto ideale debbano essere i miei piedi e arriverò a percorrere (secondo il mio fido braccialetto contapassi della Xiaomi) ben 35Km, la distanza più lunga percorsa durante i quattro mesi di viaggio che mi hanno portato dalla capitale della Cina al villaggio di Maumere in Indonesia.

La mia espolorazione delle colline nei dintorni comincia quindi a Duoyishu(多依树): qui siamo nella Cina più rurale, patria degli 哈尼(Hāní), una delle 56 minoranze etniche della Cina e ad ogni angolo si vedono galline erranti e maiali, bufali e vacche che fanno capolino da costruzioni lungo la strada. Si ha davvero l’idea di un’area estremamente remota e poco toccata dal turismo di massa, complice probabilmente anche il fatto che sto viaggiando in pieno inverno, in bassissima stagione.

Una stradina di Duoyishu (多依树)
Una casa alquanto curiosa a Duoyishu (多依树).
Duoyishu(多依树), bestiole in mezzo al paese.

Attraverso diversi villaggi prima di arrivare a Bada(坝达) e in altri villagi lungo la strada, dove si gode di viste mozzafiato sulle risaie a terrazzo secolari in cui il viaggiatore è immerso durante la sua esplorazione. E le foto davvero parlano da sé.

Alcune delle 梯田 (tītián), le risaie a terrazza.
梯田 (tītián), le risaie a terrazza.

Per altri viaggi in giro per la Cina (e per il mondo) clicca qui: https://www.beijingren.biz/

Si va a Tengchong 腾冲 !

Il 5 febbraio 2018, viene l’ora di dirigersi verso Tengchong. “Colazione dei campioni” stamattina, con dei fantastici jiaozi(ravioli al vapore cinesi) conditi con aceto e peperoncino piccante e comprati in questo bugigattolo:

Ristorantino 早点,che vende nooodles, jiaozi e altra roba da prima colazione affianco alla stazione degli autobus di Yunlong (in Cina, nella provincia dello Yunnan).

È venuto il momento di lasciare Nuodeng e così dopo una scorpacciata dei suddetti ravioli accompagnati da un buona bevanda energetica pezzotta cinese simil-Red Bull , che altro non è che la mitologica Ice Bull (冰牛 in cinese), questa:

Una buona Ice Bull è proprio quello che ci vuole per iniziare bene la giornata.

Salto sul pullman per Tengchong e mi metto tranquillo per le prossime 5-6 ore che sono quelle che mi separano dalla mia meta. Tengchong è ‘quasi’ letteralmente un posto di frontiera, situato nell’angolo sud-occidentale della regione più a sud della Cina (lo Yunnan, appunto), non troppo lontano dalla Birmania (o Myanmar che dir si voglia) ed è ‘circondata da 20 vulcani e numerose sorgenti termali…‘(come mi ricorda la Lonely Planet). Mancano ormai pochi giorni, una settimana circa, al capodanno cinese e di conseguenza ci sono bancarelle che vendono addobbi e fuochi d’artificio ovunque.

Delle bancarelle a Tengchong che vendono abbobbi per il capodanno lunare cinese.

Comunque, giunto a destinazione, poso armi e bagagli in ostello e decido di andare a dare uno sguardo a una delle sue attrazioni più celebri, il famoso ‘mare di calore’ (热海 in cinese) che altro non è che una vallata con sorgenti termali, geyser e ruscelli: una delle sorgenti si dice raggiunga la temperatura di 102 gradi Celsius (?), anche se a leggere altrove pare siano ‘solo’ 97 gradi, ed è l’unica dove alla gente che visita il posto è consentito bollire le uova, che vendono in cestini di vimini, mentre in altre zone della vallata è esplicitamente vietato (da appositi cartelli) la cottura di uova; perchè poi uno debba mettersi a bollire delle uova nei pressi di una sorgente in ebollizione in luogo pubblico, è questione che sfugge ad ogni umana comprensione.

Cartelli che scoraggiano la cottura di uova.
La vallata del ‘Mare di Calore’, coi suoi abbondanti vapori.
Una delle sorgenti del 热海(
Rè hǎi ), il ‘Mare di calore’.
La vallata del
热海(
Rè hǎi ) al crepuscolo.
La suddetta sorgente che, sfidando le leggi della fisica, ha (sembra) acqua alla temperatura di 102 gradi Celsius (almeno stando alla Lonely Planet).
È conosciuta (in inglese) come la ‘Big Boiling Pot’.
“Una sorgente a 102 gradi Celsius…215 gradi Fahrenheit!” semicit.
Chi non vorrebbe farsi un buon uovo sodo ?

Ma la cosa interessante oltre alla suddetta vallata piena di ruscelli e fonti termali è il fatto che l’ingresso al ‘parco’ comprende anche l’accesso a tutta una serie di sorgenti (al coperto) dove, previa doccia, ci si può immergere e sguazzare allegramente(portatevi il costume!): ogni sorgente ha una temperatura diversa e a quanto pare ciascuna di queste sorgenti ha i suoi elementi curativi che ne compongono le acque e si va da elementi (naturalmente contenuti nelle piscine/vasche dove viene raccolta l’acqua delle sorgenti) quali zolfo, potassio, ecc ad altre sostanze come caffè, alcohol e tè verde che ovviamente sono stati aggiunti artificialmente (c’è la ‘vasca tè’, la ‘vasca alcohol’, ecc..), il tutto organizzato in una atmosfera da resort di lusso comprensiva di inservienti pronti a mettersi al servizio. Quando decido di recarmi a mettere le chiappe a mollo, facendo il tour delle ‘sorgenti curative’, il sole e’ ormai calato e fuori ormai la temperatura è scesa(siamo a febbraio) e immerso nel calduccio delle acque calde delle sorgenti si sta una pasqua. Il prezzo di accesso alla vallata + sorgenti curative è sui 300 yuan cinesi. Comunque è una bellissima e piacevole esperienza. Dopo quelle 2-3 immerso nei bollori termali e nei fumi della bollente Tengchong mi sento in effetti ‘curato’ e in forma ma (c’è un ‘ma’) scopro che essendo ormai le 10:30 di sera non ci sono più pullman che mi portano a casa, ma forte del mio vigore appena acquisito nelle magiche acque dello Yunnan, faccio di necessità virtù e percorro a piedi la lunga strada verso casa.

Non ci sono più pullman…mi toccano 9km a piedi! (qua ero quasi arrivato). La strada dal Re Hai al centro di Tengchong alle 10 di sera è pressochè deserta come si può vedere da questa mia foto.

Il giorno dopo visito Heshun, a meno di una decina di Km da Tengchong(dove alloggio), un villaggio preservato in modo da sembrare com’era centinaia di anni fa, anche se ormai è ridotto, come spesso accade in Cina, a una baldracca tenuta su solo per fare soldi, piena com’è di trappole per turisti disseminate su tutto il suo territorio e con un biglietto di ingresso di ben 80 yuan (10 euro) per accedere ad un borgo (un posto pubblico) che dovrebbe essere di tutti. Comunque è piacevole passeggiare nelle sue stradine lastricate di pietra comprando snack venduti a bordo strada dagli abitanti del luogo.

Campagna al limitare di Heshun (nella provincia cinese dello Yunnan) a febbraio 2018.
Gente intenta a farsi i cazzi suoi a Heshun (nella provincia cinese dello Yunnan) a febbraio.
Roba da magna’ in vendita a bordo strada ad Heshun.
Vicoletto ad Heshun.
La fantasmagorica Heshun.
Mi so’ magnato letteralmente chili di sti cosi a Heshun, comprati da gente a bordo strada. E non so manco che roba è. PERO’ SO BONI!!!
Foto bonus: piazza nel centro di Tengchong, con bandiera rossa comunista.

Proseguendo verso il villaggio di Nuodeng 诺邓

3 febbraio 2018 da Shaxi –>Jianchuan–>Lanping–>Nuodeng

Il 3 febbraio 2018 è il momento di Nuodeng (诺邓), il delizioso e pittoresco borgo famoso(storicamente) per la produzione di sale e per il suo prosciutto. Gioiellino inviolato sulla antica via del tè. Nuodeng è anch’essa nella provincia cinese dello Yunnan e da queste parti le cose sono spesso molto diverse dalle zone più ricche, meglio connesse e più facili da percorrere della Cina. Lo Yunnan è una provincia prettamente rurale e a parte le solite oasi di Dali, Lijiang , Kunming e Shangri-La che sono state invero invase da quel tipo di turismo chiassoso, sregolato e volto ad arruffare più denaro possibile ignorando totalmente le dinamiche locali dei luoghi dove si sviluppa, è rimasta ancora molto arretrata e fuori dallo sviluppo economico che ha travolto molte zone della Cina. E, viaggiare in questa provincia, specialmente tra piccoli centri può risultare spesso lungo e difficoltoso a causa della carenza di trasporti pubblici. Ma questo costituisce anche parte del fascino del viaggiare nello Yunnan.

In ogni modo il mio viaggio da Shaxi verso Nuodeng inizia quando tutto il resto del villaggio è ancora immerso nel sonno: sveglia alle 6:00 e camminata verso il minibus per Jianchuan(剑 川) da cui poi dovrò proseguire verso Nuodeng. Primo imprevisto: il minibus in teoria parte alle 06:30 , ma in realtà scopro che, pur essendo questo un autobus del servizio dei trasporti “ufficiale” e non uno dei soliti trasporti abusivi comuni in questa parte della Cina, il suddetto minibus non parte fino a circa le otto. Finalmente alle 08:50 (dopo una quarantina di minuti di viaggio) arrivo a Jianchuan da dove prendo al volo un pullman per Lanping (兰坪), questo:

Biglietto del pullman da Jianchuan(剑 川) a Lanping(兰坪).

Da Lanping dovrò prendere un qualche altro mezzo di trasporto per la meta finale: Nuodeng. Lanping fin dall’arrivo nella stazione dei pullman si presenta come uno dei posti più squallidi dell’intera Cina da me visitata: su uno dei lati della stazione di Lanping si notano dei casermoni con dei vetri anneriti dal lerciume proveniente dalle esalazioni delle bettole che fanno cibo e che hanno l’ingresso sulla parte esterna della stazione. Si notano inoltre fusti di roba lercia con gente intenta a lavarci roba nei pressi/dentro, tetti di lamiera un po’ ovunque e in generale condizioni igieniche da terzo mondo.

L’interno della stazione degli autobus di LANPING (兰坪).

Uscito all’esterno della stazione, in primo luogo chiedo alla biglietteria se ci sono connessioni con Yunlong (nei pressi di Nuodeng, che è la mia tappa finale) e avendo ricevuto risposta negativa, mi metto alla ricerca di qualcuna delle solite macchine senza licenza che dovrebbero portarmi dove voglio. Tra le solite occhiate, a metà tra lo scherno e la sorpresa di vedere un occidentale, un laowai , dove in genere non ce ne sono, chiedo come andare a Yunlong. Mi viene risposto che per andare a Yunlong devo recarmi in una parte della città che si chiama Jīn dǐng (金顶) e di conseguenza prendo un taxi e vado in quello che si rivela essere un posto di transito, un posto dove si riuniscono taxi, minibus e macchine abusive varie per le località vicine: un posto caotico, lercio e sovraffollato degno di uno slum di Bombay (anche se io a Bombay non ci sono mai stato in realtà). Appena arrivato qui trovo una macchina che dice che può portarmi direttamente a Nuodeng invece che a Yunlong (che comunque è a pochissimi km da Nuodeng), così poso lo zaino nella macchina e ho la brillante idea di andare a mangiare qualcosa, arrivando in un posto che non esiterei a definire “il peggior ristorante dell’impero”. Condizioni igieniche che definire precarie è un’eufemismo, cibo rivoltante, birra che è all’80% congelata e di conseguenza imbevibile. Diarrea nelle ore seguenti. Una figata . Questo è il genere di avventure che vado cercando.

Ristorante a LANPING (兰坪), in zona Jīn dǐng (金顶). Colera in ciotola.

Finalmente parto per Nuodeng: nel tragitto tra Lanping e Nuodeng credo che i turisti non ci mettano piede manco per sbaglio. Si vedono comunque delle scene alquanto pittoresche, tipo un mercatino alimentare a bordo-strada con una enorme vasca con acqua che ribolle (vendita di pesce? bho).

Una enorme vasca con acqua che ribolle (vendita di pesce? bho).

A metà pomeriggio arrivo a Nuodeng che ha una particolarità: è tutta costruita “in verticale” sul versante di una collina e quindi i mezzi di trasporto all’interno del paese sono essenzialmente due: a piedi o a cavallo/mulo.

Trasporti pubblici a Nuodeng.

Nuodeng è stata solo molto di recente toccata dal turismo, pare sopratutto dopo che la trasmissione “A Bite of China” ne abbia magnificato le virtù del prosciutto locale servito dal solo ristorante del villaggio e venduto dalla gente del posto nella piazzetta ai piedi della cittadina o presso le proprie abitazioni private. Stranieri ZERO (sono stato un paio di giorni e non ne ho visto manco uno) e turisti cinesi, probabilmente anche dato il periodo invernale in cui visito la cittadina, anch’essi in numero molto ridotto, anche se in compenso ci sono diversi cinesi che hanno lasciato le mostruose megalopoli di provenienza per venire ad aprirsi un ostello / pensione nella tranquillità di Nuodeng e in effetti l’ostello presso il quale alloggio, il Nuodeng Gui Zhen Hostel (诺邓归真小筑花园各线) è gestito da una ragazza di città che si è trasferita qui da pochi anni (mesi?): una serie di stanze costruite attorno a un cortile centrale con tavolini e amache.La tipa è cordiale e tratta la gente come amici più che come clienti, e tra l’altro mi porta anche a comprare il biglietto per la prossima tappa del viaggio e in giro al mercato che si trova nella vicina città di Yunlong. Tra l’altro la tipa ha un cane (che sarebbe più corretto definire ‘cavallo’…è enorme!) che mi accompagna nelle mie peregrinazioni su e giu nel villaggio.


Il Padiglione dell’ Imperatore di Giada e il cane della proprietaria dell’ostello che mi ha seguito per tutto il villaggio dopo aver azzannato un’anatra di un vicino.
Mercato di Yunlong, vicino Nuodeng.
Venditori di generi alimentari vari al mercato di Yunlong.

A Nuodeng ci sono anche una serie di templi e edifici storici: a parte il già citato Padiglione dell’ Imperatore di Giada, c’è il tempio confuciano, il tempio Wu, il tempio del ‘Dragon King’, più tutta una serie di edifici storici in legno e pietra di epoca Ming e Qing da ammirare e visitare: tutto è per il momento pressoché intatto e lasciato fuori dalla barbarie del turismo di massa .

La cittadina di Nuodeng.
Nuodeng è composta quasi esclusivamente da scale di pietra che la attraversano.
Nuodeng dall’interno di uno dei suoi edifici.
Il famoso prosciutto di Nuodeng. bbbono.
Alcuni attribuiscono il delicato sapore, quasi dolce, di questo prosciutto (simile allo jamón spagnolo) alla particolare dieta dei suini locali, allevati a granturco, fagioli di soia e verdure del luogo.
Il tempio confuciano di Nuodeng

Nei pressi di Nuodeng, pagando uno dei soliti veicoli a tre ruote dotati di piccolo abitacolo sul retro del guidatore, c’è anche quello che è conosciuto come “il simbolo dello yin e dello yang”, una veduta mozzafiato sulla vallata circostante dove l’intersecarsi di un fiume con le montagne adiacenti ha creato quello che assomiglia per l’appunto al 太极图 , il taijitu, il simbolo yin-yang.

Il 太极图 , il taijitu, il simbolo yin-yang , vicino Nuodeng.

Come (forse) già avrete intuito leggendo gli altri post di questo blog, tra gennaio e maggio del 2018 sono stato a zonzo per l’Asia: per alcune delle tappe ci sono già dei post sul blog, mentre per molte altre tappe, a causa della mia innata pigrizia, i relativi post non verranno mai alla luce.

In ogni caso per chi cercasse ispirazione e consiglio sui posti da visitare nel sud della Cina, in Vietnam , Cambogia, Thailandia, Malaysia, Singapore e Indonesia, questi qui sotto sono i posti che io ho visitato tra il 9 gennaio e il 15 maggio del 2018.

Piccola nota per quanto riguarda il Vietnam: io in Vietnam ci ero già stato, quindi, a parte Hanoi che ho visitato di nuovo, per il resto ho evitato i posti in cui ero già stato (Ha Long Bay, Hue e Hoi An).

Per quanto riguarda la Thailandia: Io odio i posti di mare, quindi sostanzialmente ho visitato solo quelle città che erano compatibili col mio itinerario (che prevedeva di andare da Pechino all’Indonesia senza prendere aerei). Quindi, per esempio, sicuramente nel nord della Thailandia ci sono molti posti interessanti (e non di mare) ma io andavo verso sud, quindi in Thailandia sono stato solo a Bangkok (dove però sono stato ben 10 giorni) e Hat Yai.

Per quanto riguarda l’ Indonesia: per le date dopo Bali non mi ricordo i giorni precisi.


Questo è l’intinerario completo dei posti visitati:


1.Cina del sud (9 gennaio-11 febbraio), Hong Kong inclusa

2.Vietnam (12 febbraio – 8 marzo)

3. Cambogia (8 – 20 marzo)

4. Thailandia (20 marzo – 2 aprile )

5. Malaysia (2 – 12 aprile)

6. Singapore (12 – 18 aprile)

7. Indonesia (21 aprile – 15 maggio)



1.Cina:

1.Villaggi di Hongcun (宏村) e Xidi (西递) (9-12 gennaio)

2.Xiamen (厦门) e “case tulou ” (土楼) (12-15 gennaio)

3.Hong Kong (15-19 gennaio)

4.Changsha (长沙) e Shaoshan (韶山) (19-22 gennaio)

5.Zhangjiajie (张家界) (22-24 gennaio)

6.Kangding (康定) (via Chengdu 成都), Litang (理塘) e Yading (亚丁) (24-31 gennaio)

7.Xiangcheng (乡城) (31 gennaio – 1 febbraio)

8.Shaxi (沙溪 ) (1-3 febbraio)

9.Nuodeng (诺邓) (3-5 febbraio)

10.Téngchōng (腾冲) (5-7 febbraio)

11.Yuanyang (元阳) (8-10 febbraio)

12.Mengzi (蒙自) (10-12 febbraio)

2.Vietnam:

1.Sapa (12-13 febbraio)

2.Hanoi (13-20 febbraio)

3.Pho Nha-Ke Bang (21-25 febbraio)

4. Da Nang (26 -27 febbraio)

5.Dalat (28 febbraio – 2 marzo)

6.Ho Chih Min (Saigon) (2 – 8 marzo)

3.Cambogia:

1.Phnom Penh (8 -12 marzo)

2.Kampot (12 – 14 marzo)

3.Siem Reap/Angkor temples (14 – 20 marzo)

4.Thailandia:

Bangkok (20 – 30 marzo)

Hat Yai (31 marzo – 2 aprile)

5. Malaysia:

1.Penang (Georgetown) (2 – 7 aprile)

2.Kuala Lumpur (7 – 10 aprile)

3.Melaka (10 – 12 aprile)

6. Singapore: (12 – 18 aprile)

7. Indonesia:

1.Jakarta (23 – 26 Aprile)

2.Yogyakarta (26 – 29 aprile)

3.Bromo (29 – 30 aprile)

4.Nottata a Banyuwangi (30 aprile – 1 maggio)

5.Ubud,Bali (1 – 4 maggio)

6.Denpasar,Bali (4 – 5 maggio)

7.Labuan Bajo (Komodo national park)

8.Ende

9.Kelimutu (pernottamento a Moni)

10.Koka beach

11.Maumere

Si va a Shaxi(沙溪), nella provincia cinese dello Yunnan ! :-)

[tutto ciò è avvenuto tra il primo e il 4 febbraio 2018, ma ne scrivo solo oggi: 28 settembre 2018]

Oggi, 1 febbraio, si va da: Xiangcheng(Sichuan), a: Shaxi(Yunnan) passando per Shangri-La e Jianchuan.

Il primo febbraio, prima dell’alba, è ora di mettersi in marcia verso Shaxi.
Sono ancora a Xiangcheng, sono le cinque e mezza di mattina e alle sei ho il pullman per Shangri-La(香格里拉) da dove poi prenderò un pullman per Jianchuan(剑川) e poi un minibus per la mia meta finale (per l’appunto: Shaxi).
Finalmente arriverò in Yunnan, la provincia che senza remore definirei la più affascinante della Cina per il cibo, il clima mite, le bellezze naturali, i villagi ancora preservati e la varietà etnica e culturale, che fanno di essa un posto che non manca di incantarmi ogni volta che ci metto piede.
Il pullman da Xiangcheng, arriva nella parte nuova di Shangri-La dopo un 5 ore abbondanti (pur essendo solo 200Km, le strade non sono delle migliori), e si va a depositare nella solita parte di città anonima, come ce ne sono a centinaia in Cina, mentre della parte vecchia a ‘sto giro non vedrò nulla (ma l’ho già visitata nel 2012). Appena uscito dall’autostazione di Shangri-La, visto che mi mancano ancora 2 ore per il pullman per Jianchuan, entro nel primo ristorante che trovo nei paraggi e si mangia da leccarsi i baffi (la menta fritta, ad esempio, è una costante del cibo yunnannese).
Ecco il menù del suddetto ristorante:

Questo è il menù di un ristorante fuori la stazione di Shangri-La(香格里拉); non ve ne frega un cazzo ? Pazienza.

Carne di porco con menta fritta, un piatto tipico dello Yunnan, mangiato in un ristorante davanti l’autostazione di Shangri-La.

Poi dopo un po’ viene il momento del pullman per Jianchuan e verso le 19:00 mi aspetta un’oretta di minibus per Shaxi, dove arrivo in serata.
Quando arrivo a Shaxi, i banchi dei venditori ambulanti stanno ormai sbaraccando e i ristorantini a bordo strada si trascinano pigramente verso l’orario di chiusura: sono le 8 di sera e il villaggio di Shaxi, con le sue vie acciottolate e i ruscelletti che scorrono a bordo strada, è immerso nella quiete.

Uno dei ristorantini di Shaxi verso le 8 di sera.

Mi ci vuole poco per trovare la mia pensione, una sistemazione composta da una serie di stanze attorno ad un cortile: c’è una coppia tranquilla e disponibile che la gestisce (quando arrivo sono raccolti attorno a un braciere) e mi viene detto che il dormitorio(che avevo prenotato) non è disponibile, ma per lo stesso prezzo possono darmi una camera singola.

Reception della pensione di Shaxi:

Atmosfera rilassata all’arrivo alla pensione di Shaxi: fuoco e braciere danno sempre una sensazione di intimità.

Il giorno dopo mi do all’esplorazione della cittadina, prima tappa: il mercato degli animali, che è dove ogni fine settimana la gente del posto si da alla compravendita di bestie quali maiali (tanti maiali!), asini, vacche, agnelli,pecore e via dicendo. E’ uno scenario alquanto pittoresco, e vale una visita.

Porceddi in vendita al mercato settimanale di Shaxi.

Vendita di carne

L’atmosfera di Shaxi, probabilmente anche perchè è bassa stagione, è placida, tranquilla, sonnacchiosa, tutto al contrario di quelle macchine da soldi che sono ormai Dali e soprattutto Lijiang: altre due cittadine dello Yunnan di cui, soprattutto la seconda, ha ormai perso tutto il suo fascino, stracolma com’è ormai di turisti e negozi di souvenir che l’hanno completamente snaturata, fino a farle perdere ogni briciolo di autenticità.

Viva i muli.

Shaxi ha il suo nucleo centrale fatto di pensioncine e alberghetti che però ancora convive col mercatino giornaliero del cibo fatto di donne del posto che selezionano gli alimenti da consumare mettendoli nella sporta che hanno sulle spalle, contadini intenti a contrattare l’acquisto di bestie al mercato settimanale, e case di pietra, appena fuori dalle arterie principali, dove la gente conduce la stessa esistenza da secoli.

Piazza di Shaxi con il ‘Padiglione delle Tre Terrazze’, 魁星阁

L’esterno del 兴教寺(Xinjiaosi), il tempo Xinjiao. L’unico esempio di tempio buddhista influenzato dall’architettura dell’etnia Bai e costruito ai tempi della Dinastia Ming.

Una delle stanze del 兴教寺(Xinjiaosi), il tempo Xinjiao, fatto di cortili concentrici circondati da stanze, tipo Siheyuan(googlalo. 四合院)

Shaxi è davvero incredibilmente preservata, quasi cristallizzata nel tempo.

Casa di qualcuno a Shaxi

una via di Shaxi: case tradizionali trasformate in pensioni per turisti.

Al tempo stesso sembrano emergere anche cose ‘diverse’: nel senso, al tempo stesse diverse sia dalle pensioncine/alberghetti per turisti che dalla vecchia Shaxi ancora abitata da gente del posto, fatta di case di pietre. Infatti ci sono un paio di indizi, quali la ‘Universal Bakery'(e un altro paio simili),una panettieria che produce pane di influenza occidentale, un paio di cafè(il caffè in cina è visto come una cosa figa , di tendenza), un paio di birrerie e una scritta sull’insegna di un negozio che dice ‘SUBCULTURE'(uh?) che sembrano preludere alla nascita di una Shaxi hipster/alternativa (si spera più alternativa che hipster) alla maniera di Dali,un’altra cittadina dello Yunnan (si spera con meno turismo spazzatura e più focalizzata su qualcosa di più stimolante e meno superficiale).

un cartoccio della Universal Bakery

Un caffè al bar ‘Sloth Coffee’ (un posto affianco alla Universal Bakery).

“SUBCULTURE”…uh…chissà che sarà…

Un ponte…

Xiangcheng, cittadina a cavallo tra le province cinesi di Sichuan e Yunnan

[tutto ciò è avvenuto intorno al 31 gennaio 2018, ma ne scrivo solo oggi: 27 settembre 2018]

Xiangcheng è stata più che altro una tappa tecnica, in vista dello Yunnan (regione il cui nome significa ‘a sud, tra le nuvole’), dove mi sarei recato il giorno dopo. Il piano originario era di prendere una ‘macchina condivisa’ da Daocheng fino a Xiangcheng e da lì, il giorno stesso, un pullman o un’altra macchina fino a Zhongdian o Shangri-La(香格里拉) come il governo cinese ha deciso arbitrariamente di rinominarla per richiamare il ‘paradiso perduto’ del romanzo di James Hilton e di conseguenza trasformare una tipica, placida località di provincia nel solito puttanaio da turismo di massa, che i cinesi non hanno mancato di assalire come cavallette; in ogni caso, a Shangri-La ci sono già stato qualche anno fa , quindi anch’essa costituiva una tappa intermedia verso la destinazione finale, l’agognata Shaxi, 200Km a sud del supposto ‘paradiso perduto’.
Ad ogni modo, dopo vani tentativi durati un paio d’ore, in attesa nella città di Daocheng, di riempire una macchina condivisa,nel gelo(ci saranno -5 gradi), rinfrancato però da un sole splendente, finalmente dopo circa 2 ore pur avendo solo 3 passeggeri (invece dei canonici 7) partiamo alla volta di Xiangcheng: un ‘entusiasmante’ viaggio nella solita 7 posti capitanata da un autista che non ha smesso manco per un secondo di parlare e di cui io, essendo l’unico straniero sono stato il bersaglio favorito: si è persino preso il mio contatto Wechat e qualche ora dopo mi ha proposto di andarci a prendere qualcosa, deve essere raro trovare un animale straniero in questi angoli del globo.

Un cane sulla macchina del loquace autista che mi ha portato da Daocheng a Xiangcheng.

Arrivato a Xiangcheng, un mezzo di trasporto per Shangri-La non lo trovo e dovrò soggiornare qui e ripartire il giorno dopo.

Il glorioso(?) hotel ‘stop stay’ con l’insegna gialla, di fronte alla stazione dei pullman di Xiangcheng , dove mi sono fermato per la notte.

Appena smontato dalla macchina, nei pressi dell’autostazione di Xiangcheng, mi reco presso un hotel sul retro della suddetta stazione che avevo trovato su la pagina Wikitravel di Xiangcheng, ma con mio immenso scoglionamOnto scopro essere chiuso…ma comunque..nessun problema…proprio di fronte la stazione vedo il cartello giallo di un hotel con scritto ‘stop stay’ (il cui vero nome in realtà sarebbe: 卡莎莎大酒店 – Ka Sha Sha Hotel) e deciso di chiedere…costa solo 80 yuan! Inutile dire che lo prendo.
Questa è la stanza:

La stanza dell’hotel ‘stop stay’. 80 yuan (10 euro al cambio attuale) a notte.

Xiangcheng è una cittadina di cinquantamila abitanti tutto sommato piacevole e c’è anche una temperatura decisamente più mite (sui 15 gradi), dopo le giornate sotto lo zero di Kangding, Litang e Yading. Di Xiangcheng mi resterà il ricordo per tre cose e cioè:

1.questo fantastico ristorantino:

Ristorantino a Xiangcheng con le 12 targhette illustranti gli altrettanti piatti disponibili.


Solo dodici piatti semplici ma super-gustosi. Prima ne ho preso uno, poi ho fatto il bis con altri due differenti. Da non perdere se ci si trova a Xiangcheng: basta andare presso la piazza principale della cittadina e cercare il posto più affollato. 😉

2.Il Monastero Bsampeling

particolare dell’entrata del monastero Bsampeling

Un complesso di edifici dal tetto dorato arroccato su una collina alla periferia del centro abitato e caratterizzato da ampi cortili, ruote di preghiera , vedute niente male sui monti e sulla cittadina sottostante.

uno degli edifici del complesso del monastero Bsampeling.

alcune delle ruote di preghiera del monastero Bsampeling.

Il cortile principale del monastero.

La strada per la ridiscesa in città dal tempio è quasi completamente buia quando la percorro(ormai è notte) se non fosse per una luna piena che illumina scritte inquietanti del tipo: 我是党员我带头(io sono un membro del partito, sono un leader?) con tanto di falce e martello.

3. Oggi (31 gennaio 2018) ho fatto richiesta per il visto elettronico di 30 giorni per il Vietnam(!) ..si va verso sud 🙂