北京人 Běijīng rén

Racconti di viaggi in giro per la Cina (e il mondo) di uno che è rimasto a Pechino troppo tempo…

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Una sensazione che penso chiunque abbia provato vivendo per un periodo di tempo più o meno lungo all’estero è la sensazione di ‘liquidità’, di instabilità, di perenne mutamento.
Ora va di moda la parola ‘expat’ (‘espatriato’?) per indicare la gente che vive all’estero. E nonostante non credo ci sia una ragione precisa per cui si sia cominciato ad usare questa parola invece della più comune e italiana ‘emigrato’, credo che comunque la differenza sia sostanziale: l’ ‘expat’ in realtà non è un emigrato nel senso proprio del termine o almeno non lo è come lo si intendeva 50 anni fa.
L’expat (secondo la mia visione) è una persona tra i 23 e i 35 anni, che ama viaggiare e che passa tempi più o meno lunghi all’estero a studiare e/o lavorare.
Ma, nonostante tutti gli aspetti positivi, una cosa che ad un certo punto comincia a pesare e ad essere motivo di confusione e disorientamento, secondo il mio modesto parere, è essenzialmente il fatto che (come trend generale) si è sempre in qualche modo ghettizzati nel proprio giro di ‘expat’: occidentali di altri paesi, quando non proprio prevalentemente italiani.
Questo non sarebbe (che belle tette sode, non troppo grandi ma sode…scusate ero distratto a guardare una mia collega…ehmm..)….dicevo: il fatto di non avere troppi contatti (a livello di amicizia) con i cinesi ma rapportarsi solo con altri ‘expat’ occidentali non sarebbe una cosa negativa di per se ma porta a un grande inconveniente: il fatto è che TUTTI (facciamo il 99%?) della gente che studia o lavora temporaneamente in Cina lo fa appunto per un lasso di tempo determinato…e dopo tre, sei, dodici o diciotto mesi va via.
Questo è davvero un gran scazzo: ogni 3-6-12 mesi ci si ritrova ad avere da 10 a 2 amici nell’arco di qualche settimana, perchè la gente torna nel proprio paese o comunque si dirige verso altri lidi; dopodichè inizia (probabilmente, qualche settimana-mese dopo) un nuovo ciclo, già condannato a finire come il precedente fin dall’inizio.
Tutto ciò is very sad.
Per non parlare del fatto che, in ogni caso, vivere in questa bolla, in questa realtà virtuale che è il ghetto degli expat sebbene all’inizio sia interessante perchè (in pratica) è come vivere in un perenne Erasmus(http://it.wikipedia.org/wiki/Progetto_Erasmus) dopo un pò stanca decisamente.
Esaminiamo velocemente cosa fa un expat nel tempo libero (essenzialmente tre cose): si ubriaca, si ubriaca e si ubriaca. Molta varietà, n’è vero ? LOL …per dirla differentemente cmq: ci si scogliona in ufficio 5 giorni a settimana e i restanti due ci si da alla pazza gioia: e anche ciò comunque dopo un pò diventa una routine: stessi bar, stesse cose da fare, stessi posti…il tutto condito dalla “liquidità” , dalla temporaneità di sapere di avere degli amici temporanei, una casa temporanea, un lavoro temporaneo che cambierà nel giro di qualche mese, e via discorreggiando.
Per chi invece di lavorare studia è quasi uguale solo che (in parecchi casi) ci si da alla pazza gioia 7 giorni alla settimana invece di 2 giorni alla setttimana.
Quiiiindi qual’è la soluzione? it’s very easy…stare a lavorare in un posto (all’estero) non più di 1 anno. A menochè non si sia talmente innamorati del posto dove si vive da volervisi trasferire per luuungo tempo: caso che non è il mio comunque. Anzi, davvero non so cosa ci sto a fare ancora a Pechino.

Comincio davvero ad odiare questa città, vediamo perchè:
IL CIBO. il cibo cinese dopo due anni e mezzo quasi ininterrotti(a parte 4 mesi l’anno scorso passati tra Australia e Italia) mi ha davvero stancato: non lo tollero più e non tollero più soprattutto quelle maledette bettole schifose dove si mangia per 1 o 2 euro(10-20 yuan cinesi); e non lo tollero più per diverse ragioni: innazitutto il cibo cinese(in generale) è olioso e unto da far schifo; poi è troppo aromatizzato: i sapori praticamente scompaiono sotto una valanga di aromi(peperoncino piccante per esempio ma anche molti altri) che coprono completamente il gusto originario dell’alimento; le cucine delle suddette bettole(l’80-90% dei ristoranti cinesi è una bettola estremamente grossolana) dove si mangia per 2 euro non seguono la benchè minima regola d’igiene e ciò porta come conseguenza al fatto che 20 giorni su 30 lo stomaco non sia proprio esattamente in perfetta forma(quando non si arriva proprio a forme di diarrea acuta); ovviamente l’arredamento (per modo di dire) di questi posti è estremamente spartano e di questo non me ne fregherebbe un granchè ma anche questo dopo un po’ inizia a stancare.
Poi a questo dovremmo aggiungere l’argomento MENSA: la maggior parte delle aziende in Cina ha una sua mensa e ovviamente tutti i difetti dei ristoranti cinesi in tali luoghi si moltiplicano(e io sono costretto a mangiare a mensa ogni mezzogiorno dal lunedì al venerdì).

LA GENTE (i cinesi)
A parte la bolla degli stranieri di cui si parlava prima si deve comunque in qualche modo avere a che fare ogni giorno coi cinesi. Che, secondo il mio non modesto parere, è gente decisamente non interessante.
Il cinese medio (99% della popolazione) è spesso e volentieri privo di vere e proprie idee personali: è completamente indottrinato fin dalla culla in pratica, un perfetto robot a cui viene detto esattamente cosa pensare(e di conseguenza come agire): è una noia mortale per niente stimolante. Ed è una noia perchè le cose che pensano (sentite le opinioni di un cinese è come se ne avessi sentiti centomila) sai che non sono loro conclusioni critiche ma indottrinamenti dei quali sono stati nutriti fin dalla nascita (stronzate del tipo ‘taiwan è parte della Cina’, ‘odio i giapponesi per gli eventi della seconda guerra mondiale’, ‘fare soldi e sacrificare anche totalmente la mia vita privata è normale’) e di cui ora non possono fare a meno.
Ed è questa la ragione della crescita economica della Cina: la rinuncia totale ad un proprio pensiero critico, tale che la Cina (o almeno la Cina Han che sarebbe l’etnia dominante) è quasi come se fosse un solo uomo, assolutamente uniforme: tutti con le stesse idee e gli stessi obiettivi. A me questa gente votata esclusivamente al materialismo e spesso totalmente acritica è divenuta totalmente intollerabile.

LA CITTA’
Pechino è una città grigia, inquinata, tutta uguale.
A parte ALCUNE zone centrali della città (i pochi hutong [vicoletti] rimasti e i monumenti) è un conglomerato sconfinato di palazzi tutti uguali a se stessi. Pechino sta conoscendo un espansione senza fine, sono davvero centinaia di migliaia le persone che arrivano dalle zone rurali della Cina e di conseguenza i nuovi palazzi(casermoni di 10,20,40 piani) spuntano come funghi ovunque.
E questo è il meno: la cosa che sta davvero arrivando a livelli non più tollerabili è la stramaledetta FOLLA, la gente che sta come formiche ovunque, rendendo specialmente le ore di punta delle perenni bolge che portano lo stress a livelli non sempre quantificabili. Quella folla scomposta, maleducata, senza il minimo rispetto per il prossimo: gente che spinge come azione sistematica nelle metropolitane, gente che taglia la fila sistematicamente a mensa o in qualunque altro luogo pubblico dove in teoria sarebbe previsto il rispetto di un turno.
Ma passiamo al traffico stradale: in Cina in pratica c’è una sola regola che regola il traffico e cioè: ‘fai il cazzo che ti pare’, il che se condito di un minimo di buon senso potrebbe anche essere accettabile ma purtroppo il buon senso in Cina non è una merce molto diffusa.
Parliamo dei pedoni (per gli automobilisti il discorso è grossomodo lo stesso): cominciamo col dire che il rischio di rimanere ammazzati attraversando la strada in Cina non è per niente una oppurtunità remota. Come precondizione c’è da dire che quando per le macchine il semaforo è rosso, le macchine che vengono da destra possono comunque passare, quindi se la strada è molto trafficata il pedone (anche se il semaforo per lui è verde e attraversa sulle strisce pedonali) non passa praticamente mai. E qui la domanda sorge spontanea, e cioè: ‘ma scusa se attraversi sulle strisce pedonali non ti fanno passare?’ la risposta è ‘no’. In Cina se attraversi sulle strisce pedonali le macchine quando ti vedono o accellerano per passare prima di te o cercano di scansarti con uno slalom: come si può comprendere il rischio di rimanere ammazzati non è per niente remoto.
Gli automobilisti non rispettano nessuna regola e venderebbero un rene pur di passare prima di un altra macchina a un incrocio (gli incidenti come si può facilmente intuire sono frequenti) per non parlare del fatto che quando guidano su tangenziali o super strade si ha l’impressione che si sia appena entranti in una versione ‘live’ del video gioco need for speed, con la differenza che nel videogioco se perdi una vita ne hai un altra.

INTERNET
Internet in Cina è pesantemente censurato. E nonostante ci siano dei programmi detti VPN(virtual private network) o dei server proxy per aggirare la censura questo crea comunque immancabilmente degli inconvenienti: innanzitutto le versioni gratuite dei VPN sono incredibilmente lente e quindi se si vive per molto tempo in Cina ci si deve arrendere a comprare un VPN(questi programmini per aggirare la censura) a pagamento.
E in ogni caso, censura o no, Internet in Cina è incredibilmente LENTO, soprattutto per quanto riguarda i siti stranieri(che sono il 90% dei siti che frequento).

Allora si dirà: CHE CI STAI A FARE?
In effetti, arrivato a questo punto, me lo chiedo anche io. Ormai sono solo in attesa di mettere da parte un po’ più soldi e partire. Sono davvero stanco di tutto ciò. E’ decisamente ora di cambiare aria.

Ho buttato giù questo post di getto, quindi la forma lascia a desiderare…peace.

per commentare…

…bisogna cliccare sul titolo del post.

 

Locations of Site Visitors

hello…

<comuniCAZione di servizio> siccome molte delle foto dei post su questo blog vengono da blogspot (e blogspot e’ bloccato dal governo cinese di merda) se accedete a questo blog dalla Cina molti post potrebbero essere visualizzati senza foto.

Quindi, se volete vedere le foto per tutti i post del blog, please, usate i programmi che normalmente usate per aggirare i siti bloccati in Cina.

E visto che ci siamo famo un altra comunicazione di servizio e diciamo che quei figli di puttana di BOT di engamiweirery, Index, Louis Vuitton Epi Leather Purple Alma, cheap levitra online, order generic levitr, levitra cialis online viagra, levitra recommended dosage, ECCETERA MI STANNO RIEMPENDO DI SPAM! CAZZO!

Fuck you, world!

il mio problema è molto semplice: ho creato questo sito web, www.beijingren.biz, (ed acquistato, molto intelligentemente, dello spazio a pagamento) ma non ho la più pallida idea di come fare a modificare il mio sito. Per esempio,  il titolo del sito: come cazz si fa a modificare la grandezza del carattere del sito? Non ho la più pallida idea di come farlo. Dalla dashboard di https://www.beijingren.biz/wp-admin/index.php non trovo dove sarcazzo sta il posto da cui si modifica il titolo.

se sapete come fare, fateme un fischio:

skype: sickboylu

fateme sape’!

Cmq almeno per il momento sono riuscito a importare tutti i post del mio vecchio blog (http://vicospezzano.blogspot.com ) su questo nuovo sito….per lo meno…

Pensavo che certe cose potessero succedere solo in paesi come la Turchia degli anni 70 o il Cile di Pinochet…

l’articolo di Adriano Sofri:
MEMORIA
Giovedì 15 ottobre 2009
Verso le ore 23.30 Stefano Cucchi viene fermato dai carabinieri nel parco degli acquedotti, a Roma.
Venerdì 16 ottobre
Alle ore 1.30 del mattino si presentano, con Stefano, presso l’abitazione della famiglia Cucchi in via Ciro da Urbino, due uomini in borghese, poi qualificatisi come carabinieri e altri due carabinieri in divisa della caserma dell’Appio Claudio. Iniziano a perquisire la stanza di Stefano mentre questi tranquillizza la madre dicendole “tranquilla, tanto non trovano nulla”. In effetti nulla trovano nella sua stanza, rinunciando a perquisire il resto dell’appartamento e dello studio, pur dopo l’invito della famiglia a procede. I carabinieri a loro volta tranquillizzano i familiari, dicendo che Stefano è stato sorpreso con poca “roba” addosso (20 gr. principalmente marijuana, poca cocaina e due pasticche, secondo alcune notizie filtrate da ambienti delle forze dell’ordine e degli inquirenti, “di ecstasy”: secondo il padre “di Rivotril”, un farmaco salvavita contro l’epilessia, regolarmente prescrittogli dal medico curante). I carabinieri comunicano inoltre che l’indomani alle 9 si sarebbe celebrato il processo per direttissima nelle aule del tribunale di Piazzale Clodio. Alle ore 12 circa del mattino Stefano arriva in aula scortato da quattro carabinieri. Il suo volto è molto gonfio, in contrasto impressionante con la sua magrezza (i genitori affermano che il suo peso prima dell’arresto è di circa 43 kg) e presenta lividi assai vistosi intorno agli occhi. Durante l’interrogatorio del giudice, si dichiara colpevole di “detenzione di sostanze stupefacenti, ma in quanto consumatore”. Stefano alle 13 circa viene condotto via, ammanettato, dai carabinieri, dopo la sentenza di rinvio a giudizio (udienza fissata per il prossimo 13 novembre) con custodia cautelare carceraria. Alle ore 14 viene visitato presso l’ambulatorio del palazzo di Giustizia, dove gli vengono riscontrate “lesioni ecchimodiche in regione palpebrale inferiore bilateralmente” e dove Stefano dichiara “lesioni alla regione sacrale e agli arti inferiori”. I carabinieri lo conducono quindi a Regina Coeli affidandolo alla custodia della Polizia penitenziaria. All’ingresso in carcere viene sottoposto a visita medica che evidenzia la presenza di “ecchimosi sacrale coccigea, tumefazione del volto bilaterale orbitaria, algia della deambulazione”. Viene quindi trasportato all’ospedale Fatebenefratelli per effettuare ulteriori controlli: in particolare radiografie alla schiena e al cranio, non effettuabili in quel momento all’interno dell’istituto penitenziario. In ospedale viene diagnosticata “la frattura corpo vertebrale L3 dell’emisoma sinistra e la frattura della vertebra coccigea”.
Sabato 17 ottobre
Nel corso della mattinata viene nuovamente visitato da due medici di Regina Coeli i quali ne dispongono nuovamente il trasferimento al Fatebenefratelli. Da qui, nel corso della mattinata (ore 13,15), viene trasferito all’ospedale Sandro Pertini. La famiglia viene avvisata del ricovero di Stefano solo alle ore 21. Alle ore 22 circa i genitori si presentano al pronto soccorso e vengono indirizzati al “padiglione detenuti”. Al piantone viene chiesto se è possibile visitare il paziente, ma la risposta che viene data ai familiari è: “questo è un carcere e non sono possibili le visite”. Alla precisa domanda rivoltagli dai genitori: come sta Cucchi Stefano?, il piantone li fa attendere per poi invitarli a ritornare il lunedì successivo (dalle 12 alle 14), per parlare con i medici.
Lunedì 19 ottobre
I genitori si recano alle ore 12 presso il padiglione detenuti e ripetono al piantone la richiesta di visitare Stefano. Vengono fatti accomodare nel vestibolo, gli vengono presi i documenti e nell’attesa chiedono a una sovrintendente appena uscita dal reparto quali siano le condizioni di salute del figlio. La risposta della sovrintendente è: “il ragazzo sta tranquillo”, ma ancora una volta viene negata ai genitori la possibilità di un colloquio con i medici con la motivazione che l’autorizzazione del carcere non è ancora arrivata. Di fronte all’insistenza dei genitori, che specificano di voler solo parlare con i medici, e non anche avere un colloquio con il figlio, la stessa sovrintendente li invita a ripresentarsi il giorno successivo, affermando che per l’indomani l’autorizzazione sarebbe sicuramente arrivata.
Martedì 20 ottobre
Alle ore 12 i genitori si recano nuovamente al “Pertini”, ripetendo al piantone la richiesta di visitare Stefano. Questa volta il piantone nega loro l’ingresso, dichiarando – ed è la prima volta che viene detto esplicitamente – che “sia per i colloqui con i detenuti sia per quelli con i medici occorre chiedere il permesso del Giudice del Tribunale a Piazzale Clodio”.
Mercoledì 21 ottobre
Alle 12.30 il padre di Stefano , dopo una mattina passata in tribunale, ottiene il permesso del Giudice della settima sezione per i colloqui. Decide di non andare a Regina Coeli per farsi vistare il permesso in quanto l’ufficio competente chiude alle 12.45, rimandando tutto al giorno successivo.
Giovedì 22 ottobre
Stefano Cucchi muore alle 6.20 di mattina. La certificazione medica rilasciata dal sanitario ospedaliero parla di ‘presunta morte naturale’. Alle ore 12.10 un carabiniere si presenta a casa Cucchi trovando solo la madre del ragazzo, essendosi il padre recato a Regina Coeli per il visto, e chiede a questa di seguirlo in caserma per comunicazioni. La signora non può, trovandosi sola con la nipotina, e così il carabiniere dichiara che sarebbe tornato più tardi. Alle ore 12.30 alla madre di Stefano viene notificato il decreto del Pm con cui si autorizza la nomina di un consulente di parte. È in questo modo che la signora Cucchi viene a sapere della morte del figlio. Entrambi i genitori si recano al Pertini dove il sovrintendente e il medico di turno dichiarano di “non aver avuto modo di vederlo in viso in quanto si teneva costantemente il lenzuolo sulla faccia”. Si precipitano quindi all’obitorio dell’istituto di medicina legale dove si presenta loro un’immagine sconvolgente: il volto del figlio devastato, quasi completamente tumefatto, l’occhio destro rientrato a fondo nell’orbita, l’arcata sopraccigliare sinistra gonfia in modo abnorme, la mascella destra con un solco verticale, a segnalare una frattura, la dentatura rovinata.
Venerdì 23 ottobre
Viene effettuata l’autopsia. Al consulente di parte, nominato dalla famiglia, non viene consentito di scattare fotografie. Il corpo di Stefano Cucchi ora pesa 37 Kg
(Adriano Sofri)

droga in italia, 3 morti in un mese

In un mese ci son stati 3 morti per l’uso di sostanze illegali, a Troch’.
C H E S C A N D A L O ! C H E T E M P I !

LA questione è sempre la stessa:il cioccolato è buono e nutriente ma se mangi *cinque* – diconsi cinque -kili di cioccolato in una sola volta poi molto probabilmente muori. L’acqua è la vita. Dopo il sesto litro d’acqua ingurgitato di seguito, anche l’uomo più robusto finirebbe in una bara. Qualunque sostanza – perfino l’acqua – è
in grado di uccidere una persona se i dosaggi superano certi limiti. Così è la natura.
La ketamina o l’emmedì non sono in loro stesse sostanze molto pericolose. Lo diventano quando e perchè sono utilizzate senza criterio. La ragazzina che
trangugia *0.3* di emmedì in una sola volta quindi si sente male è prima di
tutto vittima della sua ignoranza. Un terzo di grammo è tanto, veramente
tanto, soprattutto per una persona esile e magra. La birra corretta con il
metadone è pericolosa, una di quelle cose per cui si muore. La stessa dose
che /tranquillizza/ uno già assuefatto alla robba è abbastanza per uccidere
uno che non la usa. Non è un modo di dire: per crepare bastano 15ml di meta
se non si è già tossici. Far girare una birra al meta equivale a sparare su
di una folla mirando a casaccio quindi sperare di non uccidere nessuno. Non
si può. Organizzare una festa sotto il sole, ad agosto, a mezzogiorno vuole
dire nutrire poca considerazione per la vita degli avventori. Finchè è un
rave illegale, ciascuno valuta i rischi e si regola; l’assurdo è far pagare
anche il biglietto. L’assenza di controlli e di regole rende possibile ogni
cosa, naturalmente nell’ottica del profitto.
Allora da un parte abbiamo messo in mano sostanze comunque pericolose a
ragazzini sedicenni o poco più, dall’altra non forniamo loro nessuna
informazione sulle sostanze, sui loro effetti e soprattutto sui rischi
legati al loro consumo. I risultati aberranti sono tre morti in un mese,
tre morti assurdi. Non è il “consumismo” il vero problema, piuttosto la
mancanza di informazione.

Come era ovvio e come
i governi, spinti dalla loro solita ottusità e dai traffici illeciti che in qualche modo devono pur alimentare, non vogliono capire: non è la sostanza che è dannosa, la cosiddetta “droga”, ma l’uso che se ne fa. Ogni sostanza, ogni “demoniaca droga” ha la sua soglia che separa uso da abuso.
Si muore anche di acqua, non solo di eroina. La differenza è soprattutto nella quantità: per morire di acqua ce n’è bisogno in quantità maggiore rispetto all’eroina ma dovrebbe essere una facoltà propria di ogni singolo individuo quella di saper discernere tra uso e abuso in particolare per una sostanza delicata come l’eroina. Di eroina non si muore, neanche di acqua si muore. Ma di abuso di eroina si muore, e anche di abuso di acqua.
E’ di queste ore la notizia di una donna morta per avere ingoiato troppa acqua: overdose da acqua e non è uno scherzo…è successo davvero: in California.
Ora che facciamo ? proibiamo l’acqua ?
Come fare entrare nell’ottusità di tante menti che è l’uso sbagliato che si fa di una cosa ad essere potenzialmente pericoloso, non la cosa in se. I coltelli da cucina possono con molta facilità uccidere una persona…e allora che facciamo? li proibiamo ?
Per scoraggiare le persone dall’uso delle sostanze potenzialmente più dannose bisognerebbe dire a queste persone: “è stupido…” non “è vietato…” .
Il paternalismo lasciamolo fare ai genitori, lo stato si facesse i cazzi suoi.
Le droghe vanno legalizzate, tutte, anche quelle “pesanti”.
ecco la notizia della donna morta per overdose d’acqua(la potete facilmente trovare cercando con google):

(CALIFORNIA) – Morire per aver bevuto troppa acqua. Succede anche
questo, protagonista una donna che aveva partecipato a un concorso
radiofonico a Sacramento, in California: vinceva chi riusciva a
ingurgitare più acqua (circa 2 litri ogni 15 minuti) senza andare al
bagno. Una «prova del fuoco» che le è costata la vita: Jennifer
Strange, 28 anni, è morta poco dopo aver fatto rientro a casa. Il
medico legale ha confermato che è stata uccisa dalla quantità
eccessiva di acqua ingurgitata durante il concorso